VIOLONCELLO E PIANOFORTE di 1. O.

UNIONE MUSICALE UNIONE MUSICALE VIOLONCELLO E PIANOFORTE Con Brunello e Lucchesini protagonisti per Beethoven mento rispetto all'altro avviene con gradualità e, come hanno fatto notare gli stessi Lucchesini e Brunello, le cinque composizioni riflettono fedelmente la suddivisione della vita creativa beethoveniana in tre periodi, secondo una consolidata tesi musicologica. Nelle prime, catalogate come «op. 5» (la n. 1 in fa maggiore e la n. 2 in sol minore) e composte verso il 1795, si risente ancora del pianismo brillante alla Mozart e alla Clementi, in virtù del quale il violoncello risulta un po' in subordine. Il grande salto di qualità si registra tredici anni dopo con la «Sonata in la maggiore op. 69», in cui il dialogo tra i due strumenti è visto sempre da Carli Ballola come «un lungo, ininterrotto dialogo tra due amanti mai sazi di scambiarsi espressioni appassionate». Un effetto che si fa ancora più evidente nelle «Sonate op. 102» (la n. 1 in do maggiore e la n. 2 in re maggiore) del 1815. Al punto che, sono parole di Lucchesini, «Beethoven toglie al pianoforte le caratteristiche di strumento a percussione per avvicinarlo al tipo di emissione che ha il violoncello». Alle cinque Sonate, i due interpreti alterneranno i tre gruppi di Variazioni: le dodici su un tema del < Flauto Magico» di Mozart (op. 66), le dodici su un tema del «Judas Makkabaeus» di Haendel (WoO 45) e infine le sette composte su un altro tema del «Flauto Magico» (WoO 46). [1. o.]

Persone citate: Beethoven, Carli, Haendel, Lucchesini, Mozart