I SOGNI IN UNIFORME di Oreste Del Buono

I SOGNI IN UNIFORME I SOGNI IN UNIFORME Little Nemo si addormenta e diventa Fregoli: pompiere, ammiraglio, centurione, ussaro, paggio r r \ Winsor McCay il disegnatore che inventò Little Nemo Persino a letto, quando gli sarebbe consentito ogni eccesso, si mantiene fedele al perbenismo, alle mode HI è Little Nemo? Attraverso i suoi sogni straordinari non meno che nelle sue esibizioni reali, il nostro eroe si rivela un bambino come tanti altri bambini americani dell'inizio di questo sciocco secolo. Viene alla ribalta dopo Yellow Kid, i Katzenjammer Kids e Buster Brown, i terribili teppisti infantili dei fumetti, e, al confronto, pare il primo della classe, un signorino dal cuor d'oro, una specie di modello da libro di lettura del medio ceto, a parte, ovviamente, le strippate serali di torta di uva e lamponi, tacchino con salsa, noccioline, cipolle, sardine e krapfen che, in fondo, rientrano negli usi e costumi del medio ceto americano che va salendo sempre più alla ribalta e sempre più in grado di permettersi di tutto. Persino sognando, ovvero quando gli dovrebbe essere consentito ogni sfogo, ogni colpo di mano, ogni eccesso, Little Nemo si mantiene fedele al perbenismo e alle mode vigenti. Che borghesino americano ideale. E' buono e generoso. E' disposto ad aiutare anche il peggiore nemico. E' ardentemente sentimentale. Sognando, è candidamente portato all'uniforme. Eccolo, infatti, in uniforme da pompiere, da ammiraglio, da centurione romano, da poliziotto, da ussaro, da esploratore, da cavaliere medioevale, da paggio e pagliaccio. Ha fervidamente il gusto delle parate, del circo, dello spettacolo in genere. Assiste spesso, sognando, a grandiose sfilate, tronfi spettacoli del genere. Elezioni Presidenziali, Aida e Barnum. Regine delle fate marcianti come majorettes acrobati, bandiere, forzuti, animali esotici e anche enormi orribili esseri tutti testa con appena le gambette necessarie a tener la coda dei cortei. Little Nemo ha, comunque, un'incrollabile fiducia nel progresso meccanico e, se a volte i mezzi di trasporto che adopera sono fantastici, a esempio giganteschi condor, sterminati elefanti, tiri a quattro di arieti con rospi per clacson, ancor più frequentemente riflettono la passione dell'epoca sciorinando automobili, aerostati, dirigibili, capsule proiettate nello spazio da colpi di cannone. Little Nemo ha una vera passione per lo scoperte geografiche, l'acquisizione di nuovi orizzonti, nuove mete. Molte peripezie, sognando, le vive nelle giungle africane o al Polo. Non è che sia particolarmente coraggioso, non venera il coraggio per il coraggio, in compenso non indietreggia davanti ad alcun rischio. A MAH A. ! MAMAÌ COME IN HEKE QUICIC! DON'T VIOLI HEAR- MEJ muoverlo è immancabilmente la curiosità. Una vivacissima curiosità, puntualmente più forte di qualsiasi sentimento o sensazione. Se un mucchietto di terra gli si gonfia sotto i piedi, diventando un vulcano e costringendolo a tagliare la corda, pure allora, già preso di mira da lava e lapilli, Little Nimo grida svignandosela: «Mi piacerebbe restare a vedere lo spettacolo...». Gli straordinari sogni di Little Nemo, disegnati da Winsor McCay nelle tavole domenicali del New York Herald, poi Herald Tribune dal 1905 al 1911 e dal 1924 al 1927, seguono un filo narrativo. Nel Regno dei Sogni, «Slumberland, il più meraviglioso posto nel cielo», è al potere Sua Maestà Morfeo, una specie di bonario tiranno spaziale. La principessa sua figlia, una brunetta molto carina, gli dà il tormento: vuole un fidanzato e, tra tutti, ha scelto Little Nemo. Re Morfeo impartisce, quindi, ordini ai suoi sudditi perché il prescelto venga trasportato alla reggia. Ma l'impresa risulta piuttosto complicata e l'incarico di condurla in porto viene successivamente affidato a diversi personaggi: pagliacci, libellule ballerine, un dragone preistorico, folletti, un uomo di sabbia, un tacchino gigantesco, il Padre Tempo, una tribù di pellerossa, il leone re della foresta, Cupido, un bambino di zucchero e persino George Washington tornato all'infanzia. Tutti si alternano con la migliore diligenza, anche perché Re Morfeo non è tirchio nelle promesse. A esempio, alla libellula ballerina fa balenare, nel caso che riesca nell'incarico, l'assegnazione dell'ambito titolo di regina del balletto fatato. Invano, però, ciascuno degli incaricati si impegna allo stremo delle forze. A impedire l'approdo di Little Nemo a Slumberland capita sempre, settimanalmente, qualcosa. Nel tentativo di fare approdare Little Nemo in Slumberland fallisce pure il Padre Tempo. E un simile fallimento, per come e per cosa avviene, pare meritare qualche attenzione. Dunque, il Padre Tempo s'interessa alla questione dietro richiesta di una cortese e quasi burocratica lettera di Re Morfeo. Si affretta a presentarsi al capezzale dell'appena addormentato Little Nemo e l'invita alla gita. Si fermano momentaneamente alla Casa del Futuro, e la fermata risulta fatale. Probabilmente per pavoneggiarsi del suo potere, il Padre Tempo armeggia tra i casellari recanti ciascuno la data di un anno e muta Little Nemo in quello che sarà a nove anni, a quindici, a venticinque, a quarantotto. A quarantotto con pochi capelli e una gran pancia, Lit- Sopra e a destra le sequenze di due strisce che hanno come protagonista Little Nemo tle Nemo non si piace proprio. Non resistendo alla malsana curiosità Little Nemo, approfittando di una distrazione del Padre Tempo, si spinge ad aprire il casellario del 1999. Si ritrova, quindi, quasi centenario, tremante e disperato per sempre. Ovvero sino al risveglio tra le braccia della madre, alla quale chiede, senza ricavar risposte rassicuranti: «Sono un vecchio? Oh, mammà! Oh mammà! Oh, mammà!...». A Little Nemo occorrono venti settimane per approdare finalmente a Slumberland. E gliene occorreranno altre venti per essere ammesso alla presenza della principessa che pure lo desidera tanto. Anche nel più meraviglioso posto del cielo, infatti, continuano a verificarsi inconvenienti di tutti i generi che svegliano immediatamente Little Nemo e gli fanno rimandare ulteriormente l'incontro con la principessa. Winsor McCay e Re Morfeo si alleano per affrettare i tempi, ma, evidentemente, sia pure a fin di bene, combinano pasticci su pasticci. E i sogni di Little Nemo diventano sempre più straordinari. Il filo narrativo sussulta a dismisura. La megalomania di Little Nemo non ammette confini. E va a sbattere contro le pretese altrui. Dopo aver raggiunto la Luna in dirigibile, Little Nemo punta su Marte ma, atterrandovi, scopre una selva di cartelli che intimano di tenersi lontani dall'atmosfera marziana perché il pianeta è proprietà privata di un potente capitalista. Tutto si paga su Marte, tutto ha un prezzo. Persino le parole. Vengono vendute: a uno o due cents quelle comuni come «casa, bello, sì, no, cosa» ma «le parole appena uscite» costano di più e «le parole difficili della cultura» costano addirittura troppo. Così su Marte «i ricchi possono parlare, mentre i poveri debbono starsene zitti» o, al massimo, esprimere concetti elementari. Little Nemo insiste a sognare straordinariamente. Munito di una bacchetta magica compie miracoli in una bidonville popolata di derelitti: riveste gli ignudi, rida la vista ai ciechi, raddrizza le gambe agli storpi e si crede un Messia: «Seguitemi e vi renderò felici», si esalta, e tocca alla madre, svegliandolo, ricordargli che è il 1° aprile. Il nuovo Vangelo, ahimè, è un pesce d'aprile. Siamo sicuri che, in fin dei conti, abbia detto di meno su questo sciocco secolo il maniaco dello studio di un cono, una sfera, un cilindro e un cubo Winsor McCay con il suo fumetto Little Nemo in Slumberland che il maniaco dello studio della psiche Sigmund Freud con il suo saggio Interpretazione dei Sogni? Oreste del Buono BAR1IZ/AGH1

Luoghi citati: New York