E Romiti «bacchetta» Prodi

e » E Romiti «bacchetta» Prodi «Sul capitalismo una frase poco felice » LA FILOSOFIA DEL «PROFESSORE» OROMA UELLA di Prodi è stata una frase poco felice. E l'ho detto anche a Veltroni». Cesare Romiti non nasconde il suo disappunto per l'accenno, tutt'altro che casuale, che il presidente del Consiglio ha fatto nel suo discorso al Senato, mercoledì sera. Prodi, parlando del capitalismo italiano, aveva sottolineato come «questo sia fatto ancora di stanze chiuse». Nell'aula di Palazzo Madama, insomma, il leader dell'Ulivo aveva rilanciato una polemica che da più di un decennio lo divide da Cesare Romiti, Mediobanca e altri gruppi leader della finanza e dell'industria privata italiana (quasi tutti quelli, per la verità, che vantano dimensioni e ambizioni internazionali). E per chi conosce il «professore» e i suoi compagni di strada, da Stefano Zamagni, cantore dell'economia della solidarietà che guarda al di là del profitto, ai discepo- li cresciuti alla London School of Economics come Patrizio Bianchi, quelle parole sono suonate come il rilancio di un braccio di ferro infinito contro i «poteri forti», iniziato agli albori degli Anni Ottanta con la privatizzazione di Mediobanca e proseguito senza esclusione di colpi fino alla privatizzazione di Comit e Credit. Alcune volte l'intesa tra le anime del nostro capitalismo (spesso il confine coincideva con quello tra impresa privata e di Stato) è stata facile, altre assai più complessa. In occasione delle privatizzazioni delle grandi banche, infine, Prodi, al secondo mandato all'Ili, venne seccamente sconfitto. Un assaggio di quanto accadrà al momento delle grandi privatizzazioni, Stet in testa? Chissà. Romiti ha preferito ribattere subito, aggiungendo che «è giusto» il richiamo fatto dal presidente del Consiglio sulla concertazione, «purché non si trasformi in consociativismo». Sull'altro fronte Prodi tace ma parla per lui l'alleato più potente, Massimo D'Alema (colui che, mesi fa, tenne a precisare che «Mediobanca non è nostra nemica...»), al termine dell'incontro con il leader del Labour Party Tony Blair, schierandosi con Prodi. «Per me - dice il segretario del pds - quella frase era giusta: c'è bisogno di un capitalismo moderno e rinnovato, di un mercato più aperto, di una maggiore partecipazione dei piccoli rispar¬ miatori e di maggiore trasparenza. Queste sono esigenze reali di modernizzazione del Paese». E su questo terreno, facile prevederlo, non mancheranno i conflitti anche perché non sembra facile conciliare l'apertura ai mercati con la tutela di certe partecipazioni strategiche. Una materia delicata che non sembra, però, in grado di condizionare più di tanto, almeno per ora, la luna di miele tra grande industria e nuovo esecutivo. «L'avvocato Agnelli - ha aggiunto D'Alema - ha detto che la fiducia la voterà ed è meglio una fiducia critica che una sfiducia: lo considero un fatto molto positivo». Infine l'ultimo plauso a Prodi «autore di un discorso molto serio e concreto». Ancor più entusiasta (ma non è certo una novità) Carlo De Benedetti che, a proposito di un «capitalismo più democratico», si è espresso così: «E' un obiettivo da perseguire». [u.b.1 *. D'Alema: «Romano ha ragione. Ci vuole un mercato aperto»