«Contrordine, sono vivo»

L'ex marito alla Taylor «Liz, dammi più soldi» Grignani: «Le voci sulla mia morte? Son cose dell'altro mondo» «Contrordine, sono vìvo» Oggi in tutta Italia il secondo disco del cantautore amato dalle ragazzine MILANO. I testi della «Fabbrica di plastica», secondo disco del ventiquatrenne Gianluca Grignani che esce oggi, sono scritti a mano su carta riciclata: un simbolo di naturalezza per lui, che vuole testardamente restare se stesso ed è l'orse l'unico a poterselo permettere già agli inizi di carriera grazie alle 600 mila copie vendute del primo album. Per i fans, la scrittura autografa diventerà un'occasione per collezionare memorabilia: due sole apparizioni fra i giovani di Sanremo lo hanno proiettato nell'universo dei simboli giovanili italiani. Da quando ha rinunciato a partecipare come big al Festival, si è sparsa la voce che fosse morto per overdose, come se l'Italia dei ragazzi cercasse un proprio Kurt Cobain, un tipo fragile e tormentato sul cruale proiettare le proprie angosce e incertezze. Gianluca dice di star benissimo, mentre racconta il nuovo disco nato fra l'Italia e i favolosi Abbey Road Studios, con l'aiuto di Greg Walsh e del suo produttore Massimo Luca che suonava con Battisti. E nella «Fabbrica di plastica» c'è Battisti (la voce di Gianluca ha un timbro assai simile) ma ci sono anche gli adorati Beatles, un po' di Vasco e un po' di Nirvana: profumi e allusioni, modelli di riferimento oltreché miti reali. Grignani si sta creando uno stile proprio che affonda l'ispirazione da varie parti, con ballate lennoinane tenere come «Fanny»; e chitarre spesso selvagge e arrabbiate di rock, e riflessioni acerbe da Sturm und Drang con costante tensione all'originalità; un sottofondo di bollore di idromassaggio accompagna «Galassia di melassa», dall'atmosfera piuttosto inquietante: «Ho visto tanta gente scivolare sicura con il ghiaccio verso il mare /Sembrava conoscessero il segreto del passo di chi non toma indietro...». Pare di leggere le riflessioni di uno dei tanti disperati suicidi di questi mesi. Ma se nell'album non c'è gioia mai né sprizzi d'allegria, nemmeno si coglie però il filo d'una disperazione: piuttosto, una consape- volezza fredda del proprio disagio esistenziale, a malapena scacciato da sentimenti amorosi («Lei mi fa sentire più famoso di Gesù...»). Come sta, Grignani? «Sono felice, sto bene, faccio i c... miei». Cos'ha pensato quando ha saputo che la davano per morto? «Ero ad Abbey Road, il posto do- ve ho trovato la profondità che cercavo. Robe da pazzi, comunque». Quand'era in Cile, si disse che fosse capitato ubriaco in una trasmissione tv... «Volevo suonare la chitarra in un posto dove facevano solo playback. Mi si è rotta una corda, il presentatore s'è arrabbiato: "Devi fare playback". Me ne sono andato e s'è vendicato dicendo che ero ubriaco. Mi sono poi vendicato io a Mar Del Piata, dove ho suonato la chitarra davanti a 30 mila persone». Il «no» a Sanremo? «Le mie esigenze erano diverse da quelle di Baudo, tutto lì. Lui si è pure arrabbiato...». Si sente un cantante maledetto? «Mi vien da ridere. Mi alzo al mattino e vado a dormire la sera: lo faccio col cuore e con la testa. Trovo positivo vivere senza sprigionare gioia». E' vero che ha tentato di imbruttirsi? «No, sono più bello di prima. Mi son tagliato i capelli perché in Giamaica m'han messo il catrame per farmi le treccine e non mi piaceva». Tournée? «Ad ottobre, come piace a me: senza vendermi, senza sentirmi vincolato». [m. ven.] «Ho detto no a Sanremo perché i progetti di Baudo erano diversi dai miei lui si è anche arrabbiato» Gianluca Grignani: il nuovo disco s'intitola «Fabbrica di plastica»

Luoghi citati: Cile, Italia, Milano, Sanremo