Agnelli: loro, pittori fiamminghi

Agnelli: loro, pittori fiamminghi Agnelli: loro, pittori fiamminghi «Ma imiei bianconeri sono piemontesi tosti» lontano. In fuga appena finito il primo tempo: «Avremmo dovuto segnare noi il 2-0. E invece... Capita nel calcio. Ma quella punizione, secondo me, non c'era. Nessuna colpa di Peruzzi, era un tiro tagliato; difficile. Di notte poi è più difficile. Adesso? Vado a casa. Senza sentire la partita per radio, non l'ho mai fatto». Scaramanzia. Escono Tacconi e signora, vestiti di nero, forse in omaggio alla Juve. Anche per loro niente rigori. Vanno via quasi contemporaneamente al presidente Scalfaro. «Peruzzi forse ha avuto paura su quel tiro - dice l'ex portiere bianconero -. Lippi non ha avuto il coraggio di togliere Del Piero». Grande fuga, prima del verdetto. Anche Sacchi non «resiste», non affronta i rigori. Più probabilmente non vuole essere bloccato nel caotico ingorgo del dopopartita. «Ho visto una bella sfida, equilibrata. Una Juve benissimo impostata e generosissima». Nizzola è senza voce per la felicità: «Vittoria ampiamente meritata. Un altro risultato sarebbe stato una beffa. I bianconeri hanno avuto dieci occasioni da gol. Bellissima partita, un trionfo per il calcio italiano. E abbiamo recuperato anche l'Inter in Coppa Uefa». Nel corridoio della tribuna autorità si è visto di tutto: dai baci tra Ciarrapico e Giannini, agli abbracci da compromesso storico tra Fini e D'Alema. C'erano decine di politici. C'era Platini. E Boniek, che modestamente raccontava prima dell'inizio: «Un gruppo di tifosi mi ha detto: ci vorresti ancora tu. Non faccio tifo, sono venuto per vedere il bel calcio». La lista dei presenti, interminabile: Braida e Tabarez, Eriksson, Scala, Pacchetti, Trapattoni, il et della Spagna, Clemente, il boss del Real, Sanz. Piero Serantoni In tribuna, il presidente Scalfaro con Mancino, Umberto e Allegra Agnelli

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