Quel declassamento non arriva mai; metti un Concordato nel talk show

Quel declassamento non arriva mai; metti un Concordato nel talk show LITfERE AL GIORNALE Quel declassamento non arriva mai; metti un Concordato nel talk show I tempi eterni del catasto A quando la revisione del catasto? Da troppo tempo, ormai, gli organi competenti ci stanno prendendo in giro. E così ho perso anche il conto e non ricordo più quanti anni sono passati da quando per la prima volta si parlò dell'importante problema. Esistono in Italia migliaia di cittadini che attendono di vedere i propri alloggi declassati, ma il nuovo classamento voglio sperare che non diventi, come tanti altri problemi, una favola. Sono proprietario di un alloggio classificato, cinquantanni fa, di A/1 per vanagloria del primo proprietario, a distanza di mezzo secolo ha subito variazioni, tant'è che nel mio caso da un unico alloggio ne sono stati ricavati due (uno di cento metri quadrati, il mio, e un altro di 120), per cui ho inoltrato domanda all'ufficio Tecnico Erariale di Aosta, per «informarlo», ammesso che non ne fosse a conoscenza, che il mio alloggio non possiede più le caratteristiche per essere classificato di A/1, abitazione di tipo signorile. I motivi che mi hanno indotto a chiedere la revisione del classamento sono i seguenti: 1) l'edificio condominiale in cui è inserita l'unità immobiliare è priva di portierato; 2) le rifiniture non rispecchiano i canoni di tipo signorile; 3) è privo di zone verdi e spazi comuni; 4) l'unità immobiliare in esame ha una superficie di 98 metri quadrati ed è priva di doppi servizi. Per questi motivi ritengo che il mio alloggio debba essere classato in A/2 C12 - Abitazione di tipo civile. Quanti anni dovranno passa re ancora prima che si dia luogo alla revisione? La domanda la rivolgo anche all'Ufficio Tecnico Erariale di Aosta dove «giace» dal 19 mar¬ zo del 1993, la mia richiesta per l'assegnazione della giusta categoria alla mia unità immobiliare. Pasquale Grillo, Aosta Pariamo anche di Patti Bateranensi Concordo pienamente con le conclusioni finali dell'articolo di Barbara Spinelli («Le due retoriche nazionali», La Stampa, 16 maggio) sul manca • accenno, nel discorso di Violante alla Camera, alla comune responsabilità di fascisti e antifascisti. Aggiungerei, nel bilancio tra passato e presente, l'infausta per me - data del 1929, quando, con la firma dei Trattati Lateranensi e del Concordato tra lo Stato fascista e la Chiesa cattolica, si verificò come una «sacralizzazione» di tutte le magagne del totalitarismo: un dato, questo, troppo spesso dimenticato nelle diagnosi dei talk show e dei media! Giovanni Gonnet, Roma Lasciamo perdere tutti i «ragazzi» Pro o contro la recentissima proposta avanzata dal senatore verde Luigi Manconi di riavviare l'iter della legge sull'indulto a favore di quei «ragazzi», di tutti i «ragazzi», che negli Anni Settanta si schierarono con la lotta armata contro lo Stato? Un'occasione ghiotta a quanto pare quella offerta dall'intervento del neopresidente della Camera Luciano Violante che, convinto com'è, dice che è ora tempo di «capire» i motivi di quanti giovanotti scelsero Salò e non la Resistenza. Fatto di per sé questo, che, come si è visto, ha dato nuovo impulso a coloro i quali, come appunto Manconi, non hanno perso tempo per insistere che allora non solo di «neri» si deve dire, ma anche di «rossi», ex terroristi di sinistra, si deve dover «capire». Giusto! Par condicio dev'esserci. Se fossimo dinanzi a qualcosa che sa, come dire, di una «tirata alla volata»: e beh, i maligni direbbero che si potrebbe trattare di «un tira tu, che poi tiro io» con un presidente delie- Camera di cui sappiamo certa sua cultura che, sicuramente, non è quella dei revisionismi ma al massimo solo quella di voler «capire». Che fa: questi con il suo intervento di insediamento alla Camera ha forse offerto i pretesti a taluni per mettere altra carne a cuocere? Certo che queste illazioni sono fuori luogo. Sono cose che non esistono nelle intenzioni. E strumentalizzazioni in giro, si spera, non ce ne sono. Quindi, sgombrato il campo da tutto ciò: resta da capire davvero cosa c'è da capire da certe proposte. A me pare, e ciò con tutto il rispetto parlando per chi si propone simili iniziative a dare luogo a vere e proprie riconciliazioni con quanti, compagni o no di strada che hanno sbagliato e tanti lutti hanno fatto, che «l'interessamento» in questione abbia il sapore insipido delle cose che sanno tutto sommato di niente. La sensazione è che pensando di fare cosa gradita a chi forse non avendolo chiesto fa pure rabbia o ci snobba anche sopra a questa richiesta del «volemose bene», tutto questo quasi da considerarsi come un'umiliazione peggiore di quella che si è messa nel conto da scontare nelle patrie galere. Ecco: chi dice che qualcuno di questi «ragazzi», a fronte di tale interessamento, piuttosto non si offenda quando lo si vuole ritenere, considerare, come uno che a suo tempo si è limitato solo a degli «scherzi»? Salviamo la dignità di questi «ragazzi», neri o rossi che siano. Come? Solamente non preoccupandocene. Alfonso Cavaiuolo S. Martino Valle Caudina (Av) Alla Banca d'Italia non contano le monete All'oscuro di tutto, in un paio di anni, ho «tesaurizzato» circa un milione di lire in monete da 500, dentro una fiasca di vetro. Ahimè, non ho conto corrente in banca, non ho pagamenti da fare alla Banca d'Italia che me ne avrebbe in tal modo «scontate» una piccola parte, come mi ha comunicato al telefono il Capo Cassiere. «C'è una legge, non lo sapeva?», ho obiettato, «al Casinò di San Remo, alle slot-machine hanno una macchinetta conta monete, voi, Banca d'Italia?...». «Noi no! Deve capire che il Casinò ci lucra, noi no! E un cassiere deve lavorare una mattinata per lei». A questa battuta, il morale, le braccia e qualcosa ancora mi sono caduti sotto i calcagni. Le spenderò, poco alla volta, come fosse il frutto di un ricatto o denaro da riciclare lentamente. Enzo Sarto, Genova De Crescenzo e le scuole medie Bruno Ventavoli dice le bugie. Nel suo resoconto sul Salone scrive che «De Crescenzo nell'incontro con le scuole ha parlato solo di se stesso e del suo nuovo libro. Mentre ai ragazzini è stata tolta la facoltà di parola. Gli insegnanti erano furibondi». Poi, come se non bastasse, aggiunge: «Gli incontri erano previsti per le scuole e non per promuovere il bestseller dello scrittore napoletano». Ebbene, durante tutto il dibattito, io, non ho mai parlato, nemmeno una volta, né di me, né del mio nuovo libro. Mi sono limitato a introdurre l'argomento all'ordine del giorno parlando dell'importanza della lettura e dei modi con cui invogliare i giovani a leggere. I soli libri da me citati sono stati La metamorfosi di Kafka e L'Asino d'oro di Apuleio. Dopo di che ho fatto parlare gli studenti di tre scuole medie e, subito dopo, i cinque relatori che mi affiancavano sul palco. Se le altre scuole non hanno potuto intervenire è stato perché, a causa del cambiamento dell'aula, i lavori sono iniziati con un'ora di ritardo. Evidentemente Ventavoli non era presente e ha riportato quanto sentito dire da fonti non qualificate. Luciano De Crescenzo Ho riportato, tra virgolette, malumori di organizzatori, in segnanti, ragazzi rimasti fuori dai battenti, furibondi per aver fatto un viaggio a vuoto. E ho registrato anche la delusione degli alunni che (per colpa dello spostamento di sala, come ho scritto) non sono riusciti a parlare, {b. v.l

Luoghi citati: Aosta, Italia, Patti Bateranensi, Roma, San Remo