Bollati, fine di un'epoca

la memoria. Federico Zeri: l'addio a un editore-simbolo la memoria. Federico Zeri: l'addio a un editore-simbolo eooca «L'unico vero intellettuale onesto» EA notizia della morte di Giulio Bollati mi ha sconvolto e reso molto triste. Io debbo tutto a Bollati, o perlomeno gran parte della mia carriera. Quando, nel '58-59, l'establishment universitario raccolto intorno a Roberto Longhi aveva deciso di non far uscire mai a stampa il mio libro su Scipione Pulzone da Gaeta, Pittura e Controrifoìtna, Bollati ebbe in mano il manoscritto e immediatamente decise di pubblicarlo. E' stato lui che mi ha fatto collaborare alla Storia dell'Arte in Italia di Einaudi; è stato lui che mi ha fatto scrivere per La storia d'Italia il pezzo sulla «Percezione visiva dell'Italia e degli italiani»; è stato lui che ha fatto pubblicare il libro sul Maestro delle tavole Barberini. E poi è stato lui che mi ha presentato al giornale La Stampa. Mi ricordo che quando io non avevo mai scritto sulla stampa quotidiana, lui mi telefonò e insistette perché cominciassi un'attività di articolista. A parte questi fatti personali, quello che mi dispiace moltissimo della scomparsa di Giulio Bollati è che era un uomo più unico che raro: l'unico intellettuale italiano di alto livello da me incontrato che fosse onesto, sincero, non avesse mire occulte, facesse le cose disinteressatamente; e soprattutto era uno che diceva quello che pensava. E' un caso più unico che raro, perché tutti gli altri intellettuali che io ho incontrato in Italia sono stati sempre persone dalle quali è meglio rimanere alla larga. Poi aveva un altro pregio straordinario: pur essendo un intellettuale di non comune finezza era anche un gran signore, sia nell'aspetto sia nei modi di fare sia nei suoi rapporti umani. C'è anche un altro capitolo nei miei rapporti con Bollati, capitolo curioso di cui non ho mai parlato. Quando la Casa editrice Einaudi, dopo il crack, riprese a lavorare, Bollati stava a Segrate da Mondadori. Io ho sempre creduto che Bollati fosse l'anima della Casa editrice Einaudi, l'ispiratore, la spina dorsale. Prima gli telefonai, poi andai a Segrate scongiurandolo di tornare a Torino. Lui mi rise in faccia; io continuai imperterrito a martellarlo finché capitolò: «Va bene, forse hai ragione, debbo tornare a Torino. Tonio e poi successe qualcosa di cui non sono testimone oculare e sulla quale non posso dire niente. Credo che dopo il suo ritorno non s'incontrasse mai con Giulio Einaudi, perlomeno è quello che ho intuito. In seguito Giulio Bollati poi mise in piedi una sua casa editrice. Negli ultimi tempi era stato mal consigliato. Ad esempio, l'episodio grottesco del librone molto costoso sui quadri falsi attribuiti ad Ambrogio Lorenzetti: vorrei tanto sapere chi glielo abbia suggerito. Fu una delle ultime volte in cui parlai con Giulio Bollati. Io lo chiamai e gli dissi: ma perché non mi hai chiesto un parere? Ti avrei subito detto che quei quadri sono falsi. Urlano la propria falsità, sono comici addirittura. Lui rimase zitto. Credo glielo abbia consigliato qualche storico dell'arte di cui lui aveva una certa stima. E l'ultima volta che gli ho parlato, io gli posi una domanda, forse maligna. Avevo letto vari libri di Bollati Boringhieri, alcuni dei quali anche molto pregevoli, però non ho mai capito quale fosse il filo conduttore di questa casa editrice. Con quale criterio venissero raccolti i testi, quale fosse la discriminazione; non ho mai capito che lineamenti avesse. E glielo chiesi. Lui mi rispose: «Forse un giorno lo capirai». Ebbi allora l'impressione che egli fosse molto sceso di tono, forse era già malato, non saprei dire. Ricordo ancora un fatto di Giulio Bollati: ogni volta cho ho parlato con lui ho appreso qualcosa. Era una persona la cui conversazione era rewarding, non diceva banalità. E ripeto: diceva sempre la verità, quello che pensava. Non ho mai visto in quest'uomo un secondo fine, un desiderio di ingannare. Per me è un grande vuoto per quanto non lo frequentassi più come una volta: a mio avviso manca ora un pilastro della cultura italiana, di quella seria. Non era una persona che si desse a confidenze. Dava giudizi sugli altri molto precisi, molto acuti; su alcuni ex collaboratori della Casa Einaudi disse cose giustissime, quelle che pensavo anch'io. Era un carattere molto riservato. Come tutti i gran signori ancien regime: non si lasciava andare a recriminazioni. Infine aveva un altro pregio: quello di sollecitare verso nuovi progetti. Ricordo di aver passato con lui delle serate a Torino e anche a Roma parlando e discutendo: era una specie di miniera di nuovi punti di vista, aveva la capacità di esaminare problemi, anche già dibattuti, da nuove angolature Credo che un esempio di questo suo talento sia il libro sull'Italia e gli italiani. In esso c'è una quantità di idee originali, di approcci insoliti. Con Giulio Bollati si chiude un'epoca, si mette una pietra tombale sulla vecchia Casa Ei naudi una volta per sempre. Federico Zeri FATTI E GENTE Il telefono diventa immagine TORINO. Si chiama Photo Retrieval On-line and Transmission Otulet (Proto) il nuovo servizio telematico Saritel che consente di accedere a una enorme banca dati-immagini attraverso Internet. La «Vetrina immagini» contiene circa 300 mila fotografie e si è arricchita del materiale iconografico proveniente dagli archivi dei Fratelli Alinari e della Seat-Divisione Stet. «Pulp Fiction» e i nuovi modelli TORINO. Workshop da venerdì a domenica, alla Scuola Holden, sulle nuove frontiere della narrazione dopo Pulp Fiction, il film di Quentin Tarantino, del 1994, che è stato non soltanto pellicola di successo ma anche «rivoluzionaria», dicono alla Holden. Relazioni di Bruno Fornara {Polpa e macinato: il cinema in un film), Alessandro Baricco [Quel che non è sopravvissuto a Pulp Fiction) e Marina Sinibaldi (Raccontare dopo. Risposte dell'ultima letteratura). Tra gli ospiti Gianni Rondòlino, Bruno Ventavoli, Andrea Canobbio, Dario Voltolini. Terza edizione del Premio Scalea SCALEA. Terza edizione del premio letterario «Città di Scalea» per la narrativa riservato a giornalisti-narratori. I termini di consegna dei libri scadono fra pochi giorni, il 30 maggio. La serata conclusiva si svolgerà il 21 settembre. Una giuria popolare composta da 25 lettori sceglierà nella terna dei finalisti stabilita da una giuria di critici composta da Anacleto Verrecchia, Giorgio Calcagno, Stefano Lodi, Claudio Marabini, Gabriele Romagnoli (presidente), Luigi Reina, dal sindaco di Scalea e da Enrica Marelli, presidente del Centro culturale La Vigna. Una mostra per Treccani MILANO. Una-mostra che si apre oggi al Centro congressi Gariplo (a inaugurarla Rita Levi Montalcini) rievoca i settant'anni dell'Istituto dell'Enciclopedia Treccani, fondata nel 1925 dall'imprenditore Giovanni Treccani, d'intesa con Giovanni Gentile, e poi diventata una vera e propria istituzione per generazioni di studenti e studiosi «Gli devo gran parte della mia carriera: mi ha fatto scrivere sulla Stampa e per la Storia dell'Arte Einaudi» Nell'immagine grande Giulio Bollati, morto a 72 anni. Sopra Giulio Einaudi e a destra Roberto Longhi Federico Zeri: «Roberto Longhi decise di non far uscire il mio libro su "Pittura e Controriforma" ma quando Giulio Bollati ebbe in mano il manoscritto subito decise di pubblicarlo»