Adelphi Torna «L'anonimo Lombardo»

Adelphi L'amicizia, le letture e i segreti nei ricordi del suo allievo Adelphi Torna «UAnonimo Lombardo» INCONTRARE l'amore alla storica prima della Medea con Maria Callas, alla Scala negli Anni Cinquanta: poteva capitare solo al protagonista del romanzo di Alberto Arbasino L'Anonimo lombardo. Il romanzo usciva negli stessi anni in cui nasceva e si consolidava il rapporto tra lo scrittore e Mario Praz: pubblicato per la prima volta nel 1959 ai primi di giugno, sarà in libreria ristampato da Adelphi. Questo «lumbard» arbasiniano si muove sulle orme dell'ingegner Gadda e rifa il verso al giovin signore dell'abate Panni, in una Milano spensierata dove si sviluppa un conflitto tra illuministi-testa fredda e romantici-ardenti, con il cuore in mano. C'è una grande passione per lo sperimentalismo letterario e ci si interroga continuamente su quale sia lo stile più adatto per la narrazione. Il libro uscì alcuni anni dopo che era stato scritto. Come mai? «Intanto ci fu un piccolo incidente In attesa che facesse la sua apparizione il volume, mandai a Bassani L'Anonimo lombardo perché lo pubblicasse sulla rivista da lui diretta, Botteghe oscure. Bassani lo lesse e gli piacque», dice Arbasino. «Però poi si perse la lettera che lo accompagnava. Così non sapeva più di chi fosse. A riconoscerne lo stile fu, curiosamente, Pasolini, con cui non ero in grande intimità ma a cui avevo mandato dei miei scritti per il periodico Officina. Lo lasciai giacere per qualche tempo. Allora gli autori di spicco, da Fellini a Visconti, erano tutti sotto processo per le loro opere. Non volevo che il tema omosessuale mi desse una notorietà indesiderata. Molti esordienti di allora cercavano di attirarsi le ire della censura per farsi pubblicità, proprio come l'attricetta che per stare sotto i riflettori a via Veneto si tirava giù le mutande». A rileggerlo oggi è l'amore omosessuale il cuore del romanzo? «Il suo centro è soprattutto la riflessione sul romanzo. Vi è poi rappresentata una borghesia lombarda colta, illuminista, cosmopolita che oggi non esiste più. L'omosessualità viene vissuta come se si fosse a Cambridge o a Oxford, distanti dagli amori tristissimi di Pasolini o di Testori. I loro lamenti e i pessimismi hanno diffuso su quegli anni un'aura cupa e malinconica, mentre i protagonisti dell'i4nonimo non si sentono né perseguitati, né repressi, frequentano l'università, vanno ai concerti, partecipano a feste divertenti, hanno incontri sessuali liberi e appaganti». [m. s.J L'anglista Mario Praz. Nella foto in basso Alberto Arbasino

Luoghi citati: Adelphi, Cambridge, Milano, Oxford