I ricchi nemici del Cancelliere di Emanuele Novazio

I ricchi nemici del Cancelliere I ricchi nemici del Cancelliere La confederazione può pagare stipendi per mesi L'ARMA SEGRETA E' m BONN * una prova di forza alla quale non saremo i primi a rinunciare, avvertono i leader sindacali più influenti annunciando «una estate calda», minacciando mesi di lotte «nelle fabbriche e al di fuori», promettendo una mobilitazione «nelle strade e in piazza». Per costringere il governo ad abbandonare il piano di austerità annunciato il mese scorso, fa sapere il «Deutscher Gewerscaftsbund» - seconda confederazione al mondo, con oltre nove milioni di iscritti, dopo l'americana «Afi/Cio» -, i lavoratori sono pronti a fermare trasporti e banche, a bloccare fabbriche e ospedali, a riempire le città di dimostranti e di cortei. I mezzi non mancano, fanno sapere ancora i sindacati: a cominciare da quelli organizzativi, una struttura capillare distribuita in tutte le regioni. E senza dimenticare quelli finanziari, certamente in ribasso ma ancora determinanti e punto di forza decisivo in caso di scontro prolungato: anche garantendo agli iscritti (il 40 per cento dei lavoratori, all'Ovest) «la riduzione al minimo» del «rischio economico», il sindacato è riuscito in passato a raffor- zarne la mobilitazione. Grazie a patrimoni ingenti, le organizzazioni tedesche possono infatti assicurare un sussidio individuale giornaliero pari al triplo della tassa di iscrizione mensile, alla quale va aggiunta un'altra indennità per ogni figlio a carico. Se la tassa è di trenta marchi al mese, l'operaio iscritto riceve novanta marchi per ogni giorno di sciopero, e ancora cinque marchi per figlio. Ouesta apprezzata garanzia che ha sollevato interrogativi e speculazioni non sempre disinteressate sulla provenienza di fondi tanto ingenti - non si basa soltanto sui contributi degli iscritti: la «streikkasse», in grado di coprire anche mesi di sciopero, può contare sulle rendite di un patrimonio valutato in centinaia di milioni di marchi (per la sola «Oetv», il principale sindacato dei dipendenti pubblici, si era parlato - durante lo sciopero del '91 - di una disponibilità superiore ai seicento milioni di marchi). Se, come si dice, una giornata di sciopero costa in media me¬ no di cento marchi per iscritto, il conto della «potenziale resistenza» è presto fatto, In realtà, la durezza del confronto avviato dal sindacato sul piano Kohl non rivela soltanto la forza Settemila poliziotti hanno manifestato a Erfurt contro Kohl obiettiva sulla quale il «Dgb» può contare, ancora. Dietro gli scioperi annunciati, minacciati o già avviati, dietro gli slogan sempre più roventi, dietro la rottura di una moderazione «storica» sulla quale si era fondato il miracolo tedesco del secondo dopoguerra, si intravede soprattutto la necessità di una verifica imposta dalle difficoltà crescenti: la verifica di una consistenza e di un vigore messi alla prova negli anni successivi alla riunificazione. La verifica di un progetto, e di un ruolo, che la profonda trasformazione della società tedesca del dopo-Muro sembra contestare. Le avvisaglie si erano già col¬ te in occasione degli scioperi nel settore metalmeccanico, due anni fa. La ristrutturazione del capitalismo tedesco - una ristrutturazione «rivoluzionaria», secondo alcuni - aveva colto impreparato un sindacato in preda a difficoltà finanziarie acute, a un dibattito interno spesso arroventato, a una crisi di credibilità, di efficienza e di immagine profonda che la drammatica emorragia di iscrizioni sembra riassumere con la durezza delle cifre: alla fine del '95 il «Dgb» aveva perso nel complesso, rispetto al '91, oltre il 20 per cento degli aderenti, scesi a 9 milioni 385 mila; con una diminuzione delle entrate conseguente, e pari a quasi 30 milioni di marchi a partire dal '93. Tutti i quindici sindacati di categoria che ne fanno parte sono stati colpiti duramente dal declino, attribuito soprat¬ tutto al disinteresse delle giovami generazioni operaie, ma legato anche alla disaffezione di fasci; di età più matura: perfino l'«Ig Metall», principale organizzazione di settore al mondo e capofila del «Dbg», ha perso il 21 per cento degli iscritti, scendendo al di sotto di quota 2 milioni e 900 mila; e la stessa «Oetv», impegnata oggi negli scioperi più aspri, lamenta un calo superiore al 17 per cento. A questa perdita di appeal il «colosso malato» ha reagito cercando di riappropriarsi dell'iniziativa, con la proposta di una «Alleanza per il lavoro» che molti considerano già morta. E, dopo l'avvio del piano Kohl, con la battaglia piìi aspra da molti anni: un'occasione decisiva di mobilitazione, l'ultima trincea. Emanuele Novazio

Persone citate: Deutscher, Kohl