La verità di Della Valle di Susanna Marzolla

La verità di Della Valle La verità di Della Valle IIpm indaga sulle quote di Telepiù Sfilata di legali Fininvest in procura MILANO. Gira e rigira, lo «snodo» delle indagini sulla Fininvest sembra sempre lì, nell'intricata vicenda di Telepiù. E, snodo nello snodo, sembra essere Renato della Valle, immobiliarista e amico di Berlusconi, che proprio ieri, dopo aver ricevuto un invito a comparire con l'accusa di concorso nel falso in bilancio Fininvest, è stato interrogato dal pm Francesco Greco. Poco più di un'ora in cui «ha chiarito i suoi interessi hi Telepiù, dimostrando la sua assoluta estraneità al reato»: questo sostiene il suo avvocato, Giuseppe Lucibello. Secondo voci raccolte in procura, invece, la posizione di Della Valle non sarebbe così chiara. Si è detto sicuramente «estraneo» al fatto di aver contribuito al falso in bilancio nel gruppo di Berlusconi, ma gli è stato più difficile spiegare chi e come gli ha concesso prestiti per sottoscrivere gli aumenti di capitale della pay-tv. Della Valle era infatti uno dei soci di Telepiù intestatario di una piccola quota. A un certo punto, però, la quota lievitò fino al 23 per cento con un esborso di oltre cento miliardi: chi tirò fuori il denaro, dato che l'immobiliarista era in palesi difficoltà finanziarie? L'accusa - come si legge nell'ordine di custodia contro i sette manager Fininvest - ha messo nero su bianco un'ipotesi: tramite la Natoma, una delle tante società off-shore, viene effettuata un'operazione di compravendita di diritti televisivi (per 300 miliardi) con la spagnola Telecinco, tramite la quale «si crea ùn fondo nero almeno in parte utilizzato per sorreggere la posizione del gruppo Della Valle in Telepiù». Per chiarire la posizione dell'immobiliarista anche il garante per l'editoria aveva fatto riaprire le indagini su Telepiù. Oggi, a parlare di queste cose in tribunale sarà lo stesso Della Valle: già chiamato a testimoniare, non si era presentato facendo sapere di essere all'estero; adesso, dopo l'interrogatorio in procura, sarà difficile che non possa presentarsi. Intanto ieri si è assistito in procura ad un'autentica sfilata di avvocati della Fininvest: in quattro si sono alternati nell'ufficio di Greco. Perché? Un tentativo di «trattare» per prevenire nuove iniziative della procura? I legali smentiscono una lettura così drastica: «Non è una trattativa - dice Ennio Amodio - bensì il logico sbocco di una linea difensiva». «Trattativa» o «sbocco» che sia, certo è che l'input dell'iniziativa è lo stesso che aveva mosso Fedele Confalonieri, venuto alcuni giorni fa in procura: evitare nuovi scossoni giudiziari al gruppo, soprattutto adesso, alla vigilia della quotazione in Borsa di Mediaset. I legali intendono muoversi in due tappe. La prima: una «memoria difensiva su tutti i movimenti di denaro sospetti, accompagnata anche da un parere tecnico-giuridico sul fatto che tali movimenti non dovevano essere inseriti nel bilancio consolidato». La seconda: l'arrivo in procura, «in tempi brevissimi», di diversi manager per spiegare come e con che scopo sono state eseguite certe operazioni finanziarie. «E si vedrà - dicono i legali - che erano fisiologiche rispetto all'operatività all'estero di un gruppo come la Fininvest». I legali non si nascondono comunque la difficoltà di prevenire iniziative giudiziarie: si sa ad esempio che c'è un cospicuo faldone di mtercettazioni telefoniche che potrebbe presto portare a nuovi provvedimenti. In compenso alla Fininvest una «buona notizia» arriva dalla Svizzera: è stato negato l'arresto di Candia Carnaggi, tuttora latitante, ricercata per falso in bilancio. Secondo le autorità elvetiche non è provato che dalla sua attività sia derivato un danno ai soci della Fininvest. Carnaggi resta dunque libera in Svizzera; Mario Moranzoni, arrestato a Montecarlo, sta invece decidendo se tornare spontaneamente in Italia e «mettersi a disposizione» dei magistrati. Susanna Marzolla

Luoghi citati: Italia, Milano, Montecarlo, Svizzera