Coiro: «Potrei anche sbattere la porta» di Francesco Grignetti

Il magistrato va all'attacco: «Io non amo essere giudicato». Craxi: in America c'erano anche altri.., Il magistrato va all'attacco: «Io non amo essere giudicato». Craxi: in America c'erano anche altri.., Coirò; «Potrei anche sbattere ia porta» IIprocuratore di Roma sfida il Csm MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA — 77 posto a chi fotocopia meglio ROMA. C'è anche un dossier intestato a Michele Coirò nel chiuso delle scrivanie del Consiglio superiore della magistratura. Anche lui, il procuratore capo di Roma, storica bandiera della corrente di sinistra Magistratura democratica, dunque, per colpa del caso-Squillante rischia di finire sotto procedimento disciplinare come è già accaduto a sei magistrati romani. Ma Coirò non ci sta. Ieri ha esternato con rabbia: «Io non amo essere giudicato. Non credo che il Csm possa aprire un procedimento nei miei confronti. Se ci fosse una cosa del genere, potrei andarmene sbattendo la porta». Non ha gradito, il procuratore capo di Roma, di trovare la sua fotografia sbattuta sui giornali, né l'avvicinarsi di una seduta della commissione Trasferimenti - forse giovedì - dedicata al suo caso e a quelli di Giorgio Santacroce e Vittorio Mele, suo predecessore alla guida della Procura. Ma difende anche l'ufficio intero. «Rifiuto la definizione di "Procura nella bufera". Perché parlare di bufera se ci sono solo due magistrati di questo ufficio, Antonino Vinci e Francesco Misiani, interessati da questo discorso?». Coirò insomma ha deciso di esporsi. Francesco Misiani? «Si tratta di un bravo collega e ho fiducia che le indagini chiariscano tutto». E Giorgio Castellucci, un altro pm finito nei guai? «La- ROMA. Un concorso statale assegnerà 804 posti di «addetti ai servizi ausiliari e di anticamera» a chi farà le migliori fotocopie ed a chi saprà rimettere al posto giusto i fascicoli. «Eseguire fotocopie su macchine in dotazione dell'amministrazione» e «prelevare e ricollocare fascicoli tratti da faldoni di un archivio dell'ufficio» sono - come ha segnalato Raffaele Costa - le due prove cui saranno sottoposti i 1608 aspiranti agli 804 posti di addetti ai servizi ausiliari e di anticamera di giudici, procuratori, pretori e giudici di pace. «Il ministero di Grazia e Giustizia ha bandito questa selezione - commenta Co¬ sta - chiamando come candidati gli iscritti alle liste di collocamento con la qualifica di "addetti ai servizi di anticamera ed ai servizi ausiliari" in numero doppio rispetto al numero dei posti. Sin qui nulla di strano, sennonché tale qualifica non esiste». Senza considerare la «perplessità» destata dai criteri per la selezione dei candidati: «Di criteri oggettivi per la selezione neppure l'ombra, di valutazioni serie sulle capacità degli aspiranti neppure una parvenza! Fare bene una fotocopia, questo è ciò che si chiede a chi dovrà stare nell'anticamera di un magistrato». [r. i.] menta semmai l'isolamento in cui si è trovato». Ma che dire di quel viaggio in America, pagato da Previti, per festeggiare Bettino Craxi? Il quale, proprio ieri ha mandato una lunga nota da Tunisi per tirare dentro chi finora è rimasto nell'ombra - «Sarebbe interessante sapere se venivano parimenti invitati funzionari, diplomatici, dirigenti pubblici, parlamentari, giornalisti italiani e americani e a spese di chi» e allo stesso tempo ricordare che si trattava di un'iniziativa promossa da una associazione che gode di grande prestigio negli Usa. Coirò ci pensa su un attimo. E esplode: «E' un po' poco il viaggio negli Stati Uniti per giustificare la "cuginanza" della magistratura con altri poteri. Sono accuse in gran parte immotivate e bisogna vedere come sono andate le cose. Così come è molto facile dire "hanno dato 67 miliardi agli avvocati, quindi sono serviti sicuramente per la corruzione". Speriamo che Milano lo dimostri... Perché potrebbero essere corrotti solo gli avvocati». Una cosa, però, fa letteralmente infuriare Coirò. L'insinuazione che alla Procura di Roma non si indaga e semmai si insabbia. Il ritorno dell'immortale definizione di Porto delle neb¬ bie. «E' un vecchio luogo comune che non ha alcun fondamento». Per concludere, Coirò non si nega il gusto di qualche battuta contro il Pool di Milano. «Non ho mai manifestato critiche alla Procura di Milano, di cui rispetto il comportamento. Ho grandissima stima di Borrelli, anche se il suo gesto mi è dispiaciuto. Che poi certi comportamenti di alcuni suoi sostituti sul caso Squillante non mi siano piaciuti, è un altro discorso». Ma Coirò si trova a un passo dal provvedimento disciplinare proprio per il suo «interessamento» all'operato del Pool. «Era una mia tigna personale con Borrelli perché se io avessi avuto un'indagine simile su Milano, glielo avrei comunicato. In fondo, sapevamo tutti che era Milano a indagare». Infine la stoccata sull'uso delle manette: «Le retate noi non le facciamo. Gli arresti vengono svolti solo in casi eccezionali. La cautela è una virtù che tutti i magistrati hanno o dovrebbero avere. Io sono sempre stato un garantista, lo ero all'epoca del terrorismo, con l'accusa di collateralismo, quando non ero nessuno. Lo sono ancora». Nel suo caso, però, il momento della verità è rinviato. Il giudice istruttore Rosario Priore, invece, che ha ricevuto dal Csm la ^informazione di garanzia», ribadisce: «Riaffermo lo mia totale estraneità ai fatti. I miei avvocati hanno già querelato il teste Ariosto per i contenuti diffamatori della sua testimonianza». Anche lui non rinuncia a una frecciata polemica: «Servo la magistratura da oltre trent'anni e so che la prima dote del giudice, di qualsiasi giudice, è la capacità di discernimento tra vero e falso, tra prova e calunnia. Capacità che deve essere mostrata prima che altrove nella gestione e nella trattazione dei pentiti. La nostra società sente sempre più il bisogno di giudici in possesso di questa dote». Francesco Grignetti Il pm Francesco Greco ha sentito ieri mattina l'immobiliarista Renato Della Valle (nella foto) ex azionista di Telepiù accusato di aver fatto da prestanome del gruppo Berlusconi