Previti e l'enigma del «passo indietro»

Partita della bontà, tutti uniti contro i cantanti Previti e l'enigma del «passo indietro L'ex ministro di Fi nel mirino dei magistrati L'AVVOCATO E LE SUE LEGGENDE u ROMA N «passo indietro», dunque, questa volta per Cesare-Previti. Ma indietro dove? Indietro, ormai, c'è poco meno di uno strapiombo, un abisso di carte giudiziarie, un burrone di interrogatori, un precipizio di processi a rotta di collo. Altro che accettare o non accettare incarichi istituzionali che nessuno, oggi, può più offrirgli o negargli. Per cui, con tutto che Previti è Previti, e che ancora ieri seguitava ad alimentare indirettamente la sua leggenda risultando (in atti) particolarmente interessato all'elisir di lunga vita, ecco, con tutto che il personaggio, anche senza nielatonina svizzera, appare tosto quant'altri mai, e che certo pure in questi due anni s'è tolto un sacco di soddisfazioni, beh, forse solo a questo punto si può anche dire: poveraccio. Si, poveraccio lui, a lasciarsi trasformare dalla politica in una specie di mostro. E poveracci - ma un po' meno - quelli che non capivano che dietro alla parossistica astuzia di Cesarone, e alle sue giovanilistiche esibizioni tonico-muscolari, allo sfoggio quasi primordiale di ricchezze, alla smania di esserci, non c'era solo il piìi provvisorio dei poteri, come da manuale, ma anche un'umanissima e perciò comprensibile vanita. Vanità, appunto delle vanità. Per come sta andando a finire, in effetti, in una vita pubblica nella quale di solito il «passo indietro» prelude ad altre più dolorose punizioni, è addirittura un po' triste andarsi a rivedere, di Previti, la gita in Tornado e la decorazione alla vedova dell'appuntato dei carabinieri caduto 'otto il fuoco dei banditi. E poi gli auguri di Natale, a Palazzo Barberini, e le ferie d'agosto con giornalisti al >eguito sullo splendido «Kairad-in Barbarossa». E il circolo dei canottieri Lazio (pluriperquisito) che sotto la sua guida balzava dal novantesimo al quindicesimo posto, e c'era il socio Fifi che non si sa quanto seriamente andava a dire al Messaggero: «Presidente, calpestami, sarò il tuo tappetino». Ma evidentemente non bastava, per cui c'era pure l'alleva mento di aragoste (poi trasfor mato in piscina) sotto casa Quindi l'armadio elettronico con i vestiti che girano, e le manifestazioni elettorali con l'arrivo e il bacetto di Castagna, e l'Ambra Orfei che in via preliminare aveva catechizzato la folla: «Mi raccomando, appena dico Previti voglio sentire un boato»...». Più che da sorridere, in fondo, viene da pensare. Se si pensa a cosa rischia oggi Previti, ROMA infatti, c'è quasi da augurargli che si sia divertito davvero, che questo potere cosi evidente l'abbia davvero appagato; che le spacconerie («Sul buon governo di Silvio ci scommetterei anche la barca») o le curiosità adulatorie dei giornalisti («Si, ho giocato a pallanuoto, e ancor oggi mi tuffo e gioco...») compensino a priori le inevitabili asprezze che la sua parte di duro quasi cinematografico gli hanno già riservato, ma ancor più potrebbero riservargli. Quella parte ingrata, del resto, gli era stata assegnata l'in dall'inizio, e in forme decisamente pubbliche, televisive. La prima volta che gli italiani avevano visto il faccione di Previti era stato al Tg5, in diretta, proprio la notte del successo elettorale, quando Berlusconi, radioso, aveva molto, ma molto caldamente invitato Mentana a porgere una domanda al senatore Previti, «che è qui vicino a me». Il suo avvocato. Bene, di punto in bianco questo gioviale avvocato romano e un po' fascista ha creato presidenti del Senato, ha fatto il ministro e fatto ministri, polemizzato con Bobbio, aperto il frigo di casa (con l'immancabili.' champagne Tattinger), mostrato la collezione di soldatini, invitato Cossutta, ricordato con nostalgica civetteria quel buffetto di Mussolini nel 1942, ma ha anche messo bocca su que¬ stioni delicatissime tipo pentiti. «Mi si offriva l'opportunità di mettere al servizio delle istituzioni, avvilite da anni di malgoverno, il mio bagaglio di esperienze professionali e la mia voglia di contribuire a un nuovo miracolo italiano». Che in bocca sua suonava anche più bizzarro e straniarne. Poteva restarsene un po' riparato, Previti. Poteva, anzi forse doveva, seguire l'esempio della figlia undicenne che nel quadro di un ennesimo, incredibile - e oggi agghiacciante servizio sulla «torre» di famiglia all'Argentario; servizio con sinottica traduzione in inglese, e rassicurazioni sul fatto che li al mare «la proverbiale grinta di Cesare si diluisce e addolcisce (it eases off'and softens)»; e che, oltre alle telecamere, il dissalatore e la piscina riscaldata, la villa possedeva l'orse una «scala segreta che conduce al paradiso»... Insomma, la barn- »

Luoghi citati: Lazio, Mentana, Roma