Pacciani, l'incubo della cella

Cronache Firenze: l'agricoltore torna indagato sui delitti del mostro. Entra nell'inchiesta bis un altro suo amico Faccioni, l'incubo della cella Nuova accusa: associazione a delinquere FIRENZE. Eccoli lì, gli amici di merende. Tutti insieme, riuniti nel registrane degli indagati, anche se qualcuno nega amicizie o conoscenze. Dunque, non sarebbero un'allegra compagnia ma un'associazione per delinquere, fondata nell'anno del Signore 1968 o dintorni al fine di accoppare gente: sedici persone, otto coppie. Sarebbero loro il Mostro di Firenze. All'accusa, naturalmente, l'onere della prova. C'è il Vanni Mario, detto Torsolo, c'ò il Faggi Giovanni, che da quando ha deposto al processo Pacciani chiamano Vibrator, c'ò il Lotti Gian Carlo, detto Katanga. E ora c'è pure il Pietro, detto Vampa: assolto in appello, torna nell'inchiesta e quando l'ha saputo ha provato un forte senso di vertigine perché il cancello del carcere potrebbe aprirsi di nuovo. Nella brigata chissà poi se allegra manca il Maresciallo, che maresciallo era sul serio, dei carabinieri: Simonetti Francesco, è morto. Sembra di ricominciare tutto. Piero Luigi Vigna, procuratore di Firenze, è soddisfatto come quando a caccia centra un tordo 0 un fagiano. L'associazione? Chiede. Una cosa evidente. «Visto che c'era un grappo aggregato di persone che avevano a disposizione mezzi di trasporto, che c'era chi faceva il palo e chi agiva, tutto ciò ci ha fatto pensare a un grappo ben organizzato». L'homo novus, per il momento, è Faggi. «Ma i rapporti con Pacciani erano già emersi, e ora ci sono nuove dichiarazioni, più mirate». Lui abita?... «A Calenzano, a 800 metri da dove avvenne il duplice delitto del 1981». «Adesso c'è un'associazione per delinquere di mostri», obietta ironico l'avvocato Nino Marazzita, l'ultimo difensore del Pietro. «Il 416? Beh!, questa è l'ultima trovata della procura di Firenze: ogni giorno c'ò una notizia nuova, da quando è stato assolto Pacciani. Diciamo che quando l'accanimento giudiziario supera 1 limiti della logica del possibile, allora, poi, crea paradossi: cioè, questa è una comunicazione di garanzia per un'associazione a delinquere al fine di commettere reati per i quali Pacciani è stato assolto. Quindi, il paradosso giuridico è facilmente rilevabile. Naturalmente, la comunicazione di garanzia è stata consegnata non a Pacciani ma alle agenzie di stampa, secondo l'abitudine ormai italiana. Altro paradosso che la gente nota e che questo mostro di Firenze avrebbe agito sempra da solo, si persegue sempre la pista Pacciani; poi si modifica leggermente la versione accusatoria: il mostro ha un aiutante mostro; adesso è un'associazione per delinquere di mostri. Devo dire che se non fosse un caso tragico per le giovani vite che sono state sacrificate, in questa vicenda ci sarebbe da ridere». I) Pietro nega, Faggi anche. E ora lo sa bene di aver lasciato un'impressione pessima, quando fu ascoltato come toste, al processo Pacciani, giovedì 26 maggio 1994. Parlò del suo lavoro di rappresentante di materiale edile, della conoscenza casuale col Pietro, della perquisizione subita. Fu trovato un oggeto un po' anomalo, gli ricordò il pubblico ministero Polo Canessa. E lui, pronto: «Sì, erano peni». «Di gomma?» «No, di legno. Me lo diede una donna, eppoi l'ho bruciato». Ora è nei guai: lo è ufficialmente, perché sono anni che gli inquirenti pensano che non sia soltanto una slavata comparsa ma faccia parte del gruppetto di assatanati che, se il teorema è esatto, per anni ha seminato di morti le colline di Firenze. No, non era piaciuta la sua deposizione e nei giudici era rimasto qualcosa di sgradevole, un ricordo che non era sfumato e che li aveva accompagnati anche in camera di consiglio. «Mente sul tipo di rapporto torbido, equivoco, circondato da un altissimo alone di sospetto, che lo lega da tempo all'imputato», è stato scritto nelle motivazioni della sentenza, in quella che i giudici d'appello hanno stracciato. [v. tess.J Il procuratore Vigna: era un gruppo organizzato di persone, dove ognuno aveva un ruolo preciso: c'era chi faceva il palo e chi agiva Dura replica del legale che difende l'agricoltore: accanimento dei giudici

Luoghi citati: Calenzano, Firenze