C'è il compito in classe Ordinano un attentato di Fulvio Milone

Caserta: denunciati quattro studenti Caserta: denunciati quattro studenti C'è il compito in classe Ordinano un attentalo In cella l'amico che collocò la bomba «Non volevamo fare il tema d'italiano» AVERSA (Caserta) dal nostro inviato Si pensò ad un attentato della camorra, si adombrò chissà quale strategia della tensione architettata dai signori del crimine organizzato. Invece, dietro l'esplosione di una bomba che due mesi fa devastò i bagni di una scuola e seminò il panico fra studenti e professori c'era la mano di cinque alunni. Cinque ragazzetti dall'aria perbene, figli di un ragioniere, di un benzinaio e di una guardia carceraria, con la passione per la polvere pirica e un odio incontenibile per il compito in classe. Uno di loro, Nicola Rao, 21 anni, più riripetente, è finito in prigione con un'accusa terribile: tentata strage. Gli altri quattro (due sedicenni, un diciassettenne e un diciottenne) se la sono cavata almeno per ora con una denuncia a piede libero. Scoperti dalla polizia e interrogati alla presenza dei genitori, hanno confessato piangendo che «sì, quella bomba l'abbiamo fatta scoppiare per evitare il tema in classe». Il preside, però, non ci crede: «Penso che il motivo dell'attentato sia, se è possibile, ancora più futile: secondo me quei ragazzi volevano semplicemente che la scuola chiudesse per qualche giorno». 16 aprile, 9,30 del mattino. Un boato scuote sin nelle fondamenta l'istituto tecnico commerciale «Gallo» di Aversa, una cittadina a Sud di Caserta. Nell'istituto, un edifìcio di tre piani costruito appena sei mesi fa, scoppia il panico: 1500 studenti terrorizzati fuggono a rotta di collo per le scale, mentre i professori e il preside, Gennaro Cristiano, tentano inutilmente di riportare un po' di calma in quella bolgia. Arrivano i vigili del fuo- Un'immagine de 'esplosione co, arrivano anche la polizia e i carabinieri che ispezionano il fabbricato. La bomba è stata fatta esplodere nei bagni al primo piano che, per fortuna, in quel momento erano deserti. I danni sono gravi: i vetri delle finestre sono andati in frantumi, le porte delle toilette sono state divelte e le pareti divisorie semidistrutte. In un primo momento gli investigatori pensano ad un attentato della camorra: Aversa, come la gran parte dei centri della provincia casertana, è infestata dai clan che non vedono certo di buon occhio l'attivismo dei movimenti studenteschi contro il crimine organizzato. La pista, però, viene abbandonata quando i vigili del fuoco comunicano l'esito delle loro indagini: l'esplosione è stata provocata da un ordigno potente ma molto rudimentale, roba che anche un ragazzo potrebbe fabbricare in casa. E di ragazzi, nell'istituto «Gallo», ve ne sono tanti. Individuare il colpevole è come cercare il classico ago nel pagliaio, ma agli inquirenti non rimane altro che rimboccarsi le maniche e ascoltare gli alunni uno per uno. Giorni e giorni di interrogatori, alla fine, danno i loro frutti. Piccole allusioni e qualche indiscrezione buttata lì dagli scolari consentono di restringere la cerchia dei sospetti. E alla fine rimangono solo i nomi dei presunti attentatori. I cinque confessano di aver fabbricato l'ordigno in casa, con la polvere pirica contenuta in vecchi fuochi d'artificio acquistati a Capodanno dalla famiglia di uno di loro. Portare la bomba a scuola, aggiungono, è stato mio scherzo: l'ha nascosta Nicola Rao nel suo zainetto. Fulvio Milone Un'immagine dell'esplosione

Persone citate: Aversa, Gennaro Cristiano, Nicola Rao

Luoghi citati: Aversa, Caserta