L'Onu firma la tregua con Saddam di Franco Pantarelli

La distribuzione sotto controllo internazionale. E subito il prezzo del greggio scende GOLFO PERSICO La distribuzione sotto controllo internazionale. E subito il prezzo del greggio scende L'Onu firma la tregua con Saddam Potrà vendere petrolio per comperare cibo e medicine NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ieri mattina la Guerra del Golfo è finita davvero, o quasi. Le punizioni nei confronti dell'Iraq di Saddam Hussein continuano, ma almeno adesso potrà vendere all'estero parte del suo petrolio per comprare il cibo e le medicine di cui i suoi venti milioni di abitanti hanno un disperato bisogno. L'accordo è stato firmato ieri mattina al Palazzo di Vetro dal negoziatore dell'Orni Hans Corell e quello dell'Iraq Abdul Amir al-Anbari e subito dopo il segretario generale Boutros Ghali è andato a illustrarne il contenuto ai 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza. In quei pochi minuti impiegati da Boutros Ghali per scendere in ascensore al piano terra ed entrare nella sala riunione del Consiglio di Sicurezza, il prezzo del petrolio al «New York Mercantile Exchange» aveva perso 79 centesimi di dollaro, cioè più di mille lire, al barile. Poi, quando si è scoperto che difficilmente le esportazioni irachene - le prime da quasi sei anni - potranno cominciare prima di giugno, il prezzo è risalito un po', ma è comunque rimasto di 25 centesimi al di sotto di quello praticato venerdì scorso. Oggi il petrolio costa 20,40 dollari al barile, ma la previsione di tutti è che presto ci sarà un ulteriore ribasso e che in tutto il mondo la benzina potrà costare di meno. L'accordo prevede che le esportazioni petrolifere dell'Iraq siano di un miliardo e mezzo di dollari ogni tre mesi, che quel denaro serva esclusivamente all'acquisto di cibo e medicinali e che la distribuzione di quei beni venga «controllata» dall'Onu per evitare che siano solo i fedeli di Saddam Hussein a beneficiarne. In pratica, è stato superato il blocco creatosi l'anno scorso, quando il Consiglio di Sicurezza aveva approvato la risoluzione 986 detta «Oil for Food), cioè petrolio in cambio di cibo. Allora si era deciso che di quel miliardo e mezzo di dollari che l'Iraq era destinato a incassare, 150 milioni andassero direttamente alla minoranza curda. Ma il governo 1 di Baghdad aveva rifiutato sostenendo che in (mesto modo veniva minata la sua sovranità. Poi, dopo lunghi negoziati, il compromesso raggiunto era stato che nessun pagamento «diretto» sarebbe stato fatto ai curdi, ma in compenso ci sarebbero stati dei funzionari dell'Orni, il cui status viene esplicitamente menzionato nell'accordo firmato ieri, ad assicurare un'equa distribuzione. Ma dopo quel compromesso, ecco che il mese scorso arriva un altro ostacolo. Stati Uniti e Inghilterra non sono più convinti della bontà dell'accordo. L'Iraq, dicono, ha la possibilità di «aggirarlo» e di usare quel miliardo e mezzo ogni tre mesi non, o non completamente, come «oil for food», bensì come «oil l'or weapons», cioè petrolio in cambio di armi, e chiedono «più efficaci restrizioni». In cosa debbano consistere non è chiaro perché le discussioni si svolgono a porte chiuse, ma il fatto che l'accordo sia stato alla fine firmato dice che o Washington e Londra hanno rinunciato a quelle ulteriori restrizioni o hanno avuto «soddisfazione». Di sicuro, ieri la rappresentante americana, Madeleine Albright, si è mostrata felicissima della firma. «Questo è un bel giorno - ha detto - un giorno eccellente per il popolo dell'Iraq». L'ambasciatore italiano Francesco Paolo Fulci era talmente entusiasta che nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza si è lanciato in una specie di volo pindarico. Questo accordo, ha detto, «un giorno sarà conosciuto come un altro successo nella storia delle Nazioni Unite». A parte il repentino ribasso del prezzo del petrolio verificatosi ieri, la reazione «vera» del mercato deve ancora venire, come deve ancora venire quella dell'Opec, l'associazione dei Paesi esportatori, la cui prossima riunione è fissata il prossimo mese a Vienna. Che faranno di fronte a un aumento dell'offerta dei circa 650.000 barili al giorno che l'Iraq esporterà? Niente, dicono gli esperti, a meno che il prezzo non cada clamorosamente. Franco Pantarelli Saddam Hussein Dopo mesi di resistenze ha accettato di firmare l'accordo con l'Onu che prevede la vendita di petrolio per comprare cibo e medicine A Baghdad la gente è scesa in piazza esultante

Persone citate: Abdul Amir, Boutros Ghali, Francesco Paolo Fulci, Hans Corell, Madeleine Albright, Saddam Hussein, Saddam Potrà