Mussolini schiaffo a Fini

Si dimette da capogruppo: An mi attacca per il nome che porto Si dimette da capogruppo: An mi attacca per il nome che porto Mussolini, schiaffo a Fini Parte da Napoli la guerra al leader NAPOLI. Lo avova annunciato due settimane fa dopo una burrascosa riunione di partito. Doveva suonare soltanto come un avvertimento e invece è diventata una decisione senza appello: Alessandra Mussolini lascia la carica di capogruppo di Alleanza nazionale nel consiglio comunale di Napoli. E perché non sorgano equivoci, dice senza peli sulla lingua che il suo gesto «rappresenta un segnale politico rivolto alla dirigenza di An». Insomma, quel che s'è consumato nelle ultime ore non è un divorzio dalla città che l'ha portata in Parlamento. Alessandra Mussolini ce l'ha con i suoi. Dopo aver lanciato bordate contro i colonnelli di Fini e distribuito giudizi severi sulla sconfitta elettorale, la nipote del duce punta il mirino sui colleghi partenopei. Per spiegare le dimissioni, che saranno presto formalizzate al sindaco Antonio Bassolino, critica con toni aspri «un partito che da tempo, anziché dare risposte politiche concrete alla gente - accusa Alessandra Mussolini - continua ad attaccarmi per il nome che porto». Il riferimento ò all'ultima offensiva subita con un titolone («Alessandra sei finita»), comparso ieri sulle pagine locali di un quotidiano nazionale vicino alle posizioni del Polo e in cui si riassume il punto di vista dell'eurodeputato di Alleanza nazionale Spalato Bellore. Prima di lui, non erano stati teneri con la Mussolini altri compagni di partito, come i due consiglieri comunali, Pietro Diodato e Luca Ferrari (poi passalo con il msi) che pochi mesi fa hanno contestato con veemenza la loro capogruppo. I motivi? L'hanno accusata di essere assenteista, di approdare a Napoli con decisioni già preconfezionate e soprattutto di essersi macchiata di consociativismo nei rapporti troppo morbidi con Bassolino. E per spiegare una frattura che sembra insanabile, circolano voci destinate ad alimentare il fuoco delle polemiche. Alle prossime elezioni comunali, Alessandra Mussolini non sarebbe più candidata a sindaco: a lei Ai preferirebbe l'ex parlamentare Antonio Parlato, trombato alle ultime politiche. Uno schiaffo, per una che nel '03 ha raccolto al ballottaggio 246 mila voti nella corsa a Palazzo San Giacomo; che all'esordio in politica, nel '92, ottenne a Napoli oltre 70 mila preferenze e pochi mesi dopo, alle comunali, diventò con 20 mila consensi il consigliere più vot to. Altri tempi. Ora un fedelissimo di Alessandra, il deputato Nicola Rivelli, appena tornato in Parlamento come candidato di An, gira le spalle al partito e, in aperta polemica con i vertici, aderisce al gruppo di Forza Italia. Un'operazione - dicono i bene informati che sarebbe stata impossibile senza il beneplacito della Mussolini. Quindici giorni fa, tocca a lei: una conferenza stampa sui parcheggi a Napoli si trasforma in un'occasione per sparare a zero sulla gestione «oligarchica» di Alleanza nazionale. Segue una tempestosa riunione del gruppo comunale, al termine della quale la Mussolini annuncia le sue di¬ missioni. Forse sperava che dalla Federazione napoletana qualcuno cercasse di farle cambiare idea, ma da via Bellini nessuno si e fatto vivo. Ieri l'annuncio ufficiale. Poche ore dopo, con una riunione si è provveduto a rimpiazzarla, affidando al segretario provinciale di An, Bruno Esposito, il compito di sconfessare Alessandra. Le sue critiche? «Investono la dirigenza nazionale e non toccano i quadri locali». E se proprio c'è da essere chiari, Napoli sta con Fini e quelle della Mussolini sono «esternazioni irresponsabili e certamente non condivisibili dalla base». Mariella Cirillo

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