Scudetto a Milano è la solita musica

Gran rimonta nonostante un uomo in meno, e i rossoneri conquistano il 18° titolo RUGBY Gran rimonta nonostante un uomo in meno, e i rossoneri conquistano il 18° titolo Scudetto q Milano, è la solita musica Per la quarta volta Treviso si arrende nella finale ROVIGO DAL NOSTRO INVIATO La maledizione continua: quarta partita scudetto e quarta sconfitta per Treviso contro il Milan. E il volto di Luciano Benetton, ieri a fine partita, non era proprio dei più distesi, anche perché, visto il Gran Premio di Montecarlo in tv, non aveva avuto il tempo di digerire la delusione procuratagli dalla gara di FI. A questo punto, però, non sappiamo se ai ragazzi del rugby serva di più un viaggio a Lourdes, alla ricerca di improbabili miracoli, oppure un ritiro prolungato di quelli che durano tutta un'estate, passato magari a meditare sul perché e soprattutto sul come si perdono gli scudetti. Ieri, poi, in quel tempio del rugby che è il «Battaglini» di Rovigo, Troncon e compagni sono riusciti in una impresa di cui, onestamente, non li facevamo capaci: perdere una partita già largamente al sicuro (nel punteggio) e per di più condotta per un'ora in superiorità numerica. Tutto era accaduto al 19' del primo tempo: Treviso era in vantaggio 9-3, per merito soprattutto dei calci piazzati di Lynagh. Su un attacco di Grespan, il rossonero Properzi decideva di autoeliminarsi rifilando un calcio alla testa dell'avversario. Il Milan accusava il colpo, Leonardo Perziano andava anche in meta e il punteggio, alla fine del primo tempo, si stabilizzava sul 17-6. «Quanto basta per vivere di rendita», sottolineava in tribuna George Coste, allenatore della Nazionale, venuto ad osservare al lavoro 13 dei suoi 15 gioielli pronti la prossima settimana al doppio impegno con la Polonia in Coppa Europa (Udine) e con 0 Belgio a Bruxelles in amichevole. Ma se c'è mia cosa che Treviso non riesce assolutamente a fare è mantenere la concentrazione per tutto l'incontro. La riprova viene al 7' della ripresa, quando a Dominguez riesce un «drop» da 50 metri e, nello stesso tempo, Lynagh fallisce un calcio piazzato che è una specie di rigore. Improvvisamente il Benetton viene preso dal panico, mentre il Milan, smesso di fare solo del pugilato in campo, si organizza, azzecca le sostituzioni (decisivi gli innesti di Celioni per Beretta e Orlandi per Marengoni) e affida a Giovanelli il compito di sospingere i «diavoli» in avanti. La difesa trevigiana diventa di burro e al 27' il Milan pareggia con una meta di Marcello Cuttitta. E' il colpo del ko, visto che Dominguez chiude il conto con due piazzati. Morale: scudetto numero 18 al Milan ed ennesima figuraccia per una squadra che ha tutto ma proprio tutto per essere protagonista (l'amore di una città, i campi di allenamento, attrezzature e impianti tra i più belli in Europa in quella bomboniera che è La Ghirada, un seguito di stampa e televisioni locali invidiabile, degni di una squadra di calcio) e che invece combina ben poco. Ma attenzione a non tirare troppo la corda. Ieri anche i tifosi più incalliti, quelli abituati a perdonare tutto ai propri idoli, hanno mal digerito l'ennesimo passo falso. E non basterà un'estate a far dimenti¬ care quanto successo: la società farà bepe a correre in fretta ai ripari, giocando soprattutto sulla psicologia dei giocatori. Ieri Milano ha dato una lezione importante, dimostrando che si può vincere giocando anche, e soprattutto, con il cuore. Enrico Biondi Milan-Benetton Tv 23-17 Milan: Williams; Crotti, Bonomi, Toùmasi; Mar. Cuttitta, Dominguea, Gomez; Pedroni, Berretta (Cerioni 19' pt), Giovaneh; Croci (Berni l'st), Lines, Properzi, Marengoni (Orlandi 22' st), Mas. Cuttitta. Benetton: Dotto; M. Perziano, Francescato, Mazzariol; L. Perziano, Lynagh, Troncon; Cecchinato, Gardner, Cristofoletto (Rigo 36' st); Giacheri, Scaglia, Rossi, Trevisiol, Grespan. Arbitro: Giacomel. Marcatori: Lynagh cp 4'e 10'; Dominguez cp 15', Lynagh cp 16'; L. Perziano meta 22'; Lynagh cp 31'; Dominguez drop 7' st, cp 23'st, M. Cuttitta meta 27' st, Dominguez cp 31' e 38' st.