«Juve indigesta per l'Ajax» di Roberto Beccantini

31 Il et, nel ritiro azzurro, ha dure parole per la guerriglia di Bergamo e guarda alla finale dì Roma «Juve indigesta per l'Ajax» Sacchi elogia Lippi «tecnico di grandi idee" MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO «Se succede ancora una volta, fermiamoci. Blocchiamo le partite. Andiamo via». Vorrebbe parlare soltanto di Gullit, Arrigo Sacchi, di Gullit che è salito a trovarlo, imbalsamato nell'immancabile trafila (bacio, abbraccio, pacca), ma non può. La guerriglia di Bergamo, a due giorni da quella potenziale polveriera che è Ajax-Juventus, lo strappa alla routine della Nazionale, alla partenza-incubo di Schumacher («Peggio di me»), ai temi di una domenica uggiosa, piovosa, grigia. E così, l'argomento Champions League, linea di confine fra una stagione che va e un Europeo che incombe, fornisce lo spunto per un'esplorazione, sbrigativa ma sentita, di un fenomeno straziante: la violenza. «Mi auguro che sia una bella partita, Ajax-Juventus. Bella e corretta. Corretta in campo e fuori. Perché sì, è l'ora di finirla di dire: l'importante è che sia corretta in campo. Solo i farisei parlano così. Se qualcuno del pubblico fa il becero e innesca una reazione senza ritorno, dobbiamo avere il coraggio di salutare e andarcene. Tutti: allenatori, giocatori. Io non ne posso più, e voi? Gli incidenti prima e dopo Atalanta-Fiorentina mi hanno disgustato. Nessuno accetta la sconfitta. Manca una cultura sportiva. Viviamo questi spettacoli esclusivamente sul piano emotivo, là dove anche la guerriglia ha un senso. Li vivessimo di più a livello tecnico, spirituale, non si arriverebbe a certi eccessi. Per questo, ribadisco: in casi estremi, blocchiamo le partite. Dovunque. Comunque. A me capitò una volta di piantare lì tutto. Ci vuole un segnale forte. Altrimenti, diventeremo complici, L'odore acre dei lacrimogeni mi nausea. Basta. Ero a Bologna per Bologna-Atalanta. Giuro, sembrava di essere in un quartiere sotto assedio. Blocchi stradali, agguati, risse. Lassù qualcuno ci ama: in rapporto alle zuffe, i morti da stadio sono ancora pochi. L'appello che lancio, è rivolto a tutti». L'Arrigo si accalora. Applaude la Fiorentina, ringraziandola, sentitamente, per avergli evitato spareggi e (ulteriori) mutilazioni all'organico, ma non può, e non vuole, passare per un «trinariciuto». Riportarlo sui binari di AjaxJuventus non è facile. Ma ecco la scintilla. Che, senza cancellare lo spregevole sfondo, dà luce al quadro. Pur di esserci, ha ritoccato il programma. Mercoledì, sgambata al mattino (non più al pomeriggio) e poi via, a Roma. Nel 1973, la sfida tra Ajax e Juventus rappresentò il confronto di due scuole, calcio totale e cal¬ cio all'italiana. Cicale e formiche. Questa, invece, non sembra così drasticamente diversa. «E il merito, spiega, è di Lippi, della Juve, di una presa di coscienza "generalista". Non si gioca più come una volta. Meglio: non si gioca più seguendo un unico indirizzo tattico. Ci siamo avvicinati al modello internazionale. Purtroppo, noi italiani abbiamo il brutto vizio, mutuato dalla politica, di esaltare quello che facciamo di buono e, nello stesso tempo, di "infamare" tutti coloro che non fanno le cose che facciamo noi». Il et prende slancio: «Sogno una squadra che sia leader come giocatori, ma anche come strategia. Mi viene in mente la Juventus che ha vinto a Dortmund in condizioni di assoluta emergenza. Offrì un calcio semplicemente impensabile in un contesto tradizionale. Mi diceva Gullit che in Inghilterra si affronta di più la partita e che, un sabato, dopo aver segnato un gol irresistibile, se la prese con i compagni perché durante l'azione, ogni volta che alzava la testa e ne cercava uno, non ne trovava manco mezzo, e allora avanti, per quaranta metri, solo, furibondo, sino al tiro decisivo. Lo trovo un esempio illuminante». «Il mio Milan andava famoso per quel suo modo, implacabile, di non far giocare gli avversari. Fu combattuto dai profeti del vecchio. Van Gaal è uno che, senza dubbio, ha grandi idee. Come Lippi. Il suo Ajax, però, ha un limite: bravissimo nel "leggere" il suo copione, non lo è altrettanto nell'impedire ai rivali di recitare la loro parte, nel portarli lontano dalla cultura di famiglia. Non è un caso che parecchi elementi di marca Ajax, una volta in giro per il mondo, rendano meno o, addirittura, si perdano». Sacchi scioglie inni e canti al Marcello: «Mi ha sorpreso. Non 10 facevo così rivoluzionario. Penso davvero che la sua Juve possa risultare indigesta agli olandesi. E mi raccomando: diffidate di coloro che sostengono che 11 calcio è sempre quello. Sbagliato: il calcio è sempre diverso. E il fine, è il gioco». Obiezione: il fine è il gol. L'Arrigo annaspa. In piecedenza aveva accusato un cronista Rai di «scoopismo acuto» («Gullit sbava per Vialli, lei, invece, non lo può vedere», questo il petardo) e minacciato di chiudere le porte degli allenamenti anche ai giornalisti qualora taluni avessero insistito a parlare delle colorite lavate di capo che, ogni tanto, dispensa ai suoi cocchi (ieri Fuser, più spesso Mussi). «Se talvolta alzo la voce, lo faccio per sottolineare determinati concetti». Scuola italiana o scuola olandese? Roberto Beccantini Q3P FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO BMBHI Jl§!«& $w Bis Chi suda e chi... riposa: mentre Maldini è impegnatissimo negli esercizi atletici, Chiesa (in alto a destra) sembra abbastanza annoiato

Luoghi citati: Bergamo, Bologna, Dortmund, Inghilterra, Roma