Non è più l'Ajax delle bionde

29 hidai protagonisti di oggi che vivono i tormenti della vigilia a soli due giorni dall'evento Non è più 1'Ajax delle bionde Belle donne e birre ormai sono solo leggenda AMSTERDAM DAL NOSTRO INVIATO I Figli del mito sbarcano oggi a Roma. Ventitré anni dopo va in scena il remake del film proiettato sugli schermi di Belgrado. Ma se per caso a Fiumicino si dovesse trovare a passare lo stesso viandante capitato sempre per caso nella Jugoslavia del '73 ecco, questo testimone avrebbe il privilegio di capire per primo che fra l'Ajax di allora e quello di oggi non c'è alcun segno di continuità. Sapevano vincere quelli, sanno vincere questi, ma è l'unico punto di unione fra due mondi e due modi di prepararsi all'avvenimento, completamente diversi. Nel maggio '73 l'Ajax esportò a Belgrado, insieme con i precursori da Cruyff a Neeskens, da Krol a Rep - del calcio totale, tutta la trasgressione della permissiva società olandese uscita finalmente affrancata dai secolari incubi: peste, incendi, allagamenti. Amsterdam era allora la città aperta del peccato: paradiso dei viaggi virtuali (droga facile) e dei tour voyeuristici (sesso in vetrina). Fu normale per quei ragazzi dai lunghi capelli stipare sull'aereo un carico di bionde mozzafiato. In quei giorni a Belgrado, oltre a violare la porta di Zoff, Rep e compagni violentarono anche l'immaginario collettivo. Per la prima volta una squadra aveva superato la soglia del comune senso del pudore legato al calcio. Mentre Longobucco (ahilui) e gli altri juventini immalinconivano dal sabato precedente in un albergo-casermone di Novi Sad, i ragazzi di Amsterdam preparavano la loro terza (e trionfale) finale consecutiva di Coppa Campioni scolando fiumi di birra e trascorrendo le notti insieme con mogli e fidanzate che si crogiolavano in bikini sui bordi della piscina del lussuoso albergo di Belgrado. Ha ricordato di recente Rep, l'eroe: «Andammo in ritiro con le nostre compagne per intimorire la Juve. Avevamo un sacco di problemi, Cruyff e Neeskens stavano per seguire l'ex allenatore Michels a Barcellona, insomma è stato un modo per nascondere le nostre debolezze e caricarci». Ventitré anni dopo i Figli del mito si preparano a vincere di nuovo (e, sperano, ad inaugurare un se condo grande ciclo Ajax) senza birra né sesso. Oggi, nella club house del vecchio stadio ormai prossimo alla distruzione (verranno edificate case di civile abitazione dopo il trasloco nella nuova Arena) la bir ra è tabù. Panini e coca-cola, que sto il menù post-allenamenti. Il massimo della trasgressione sono i panzerotti di carne preparati da mamma Kluivert, pare che siano una bontà. Poi tutti a casa, per un piatto di spaghetti e un sano bicchiere di vino. Il vecchio Blind, il capitano, amante della cucina italiana, ha trasmesso a molti compagni anche questa nuova idea vincente: «Quello dei nostri "padri" era un Ajax irripetibile: per pensare di andare vicino alle loro imprese dobbiamo adeguarci ai ritmi della vita moderna. Allora si giocava con meno intensità, oggi sarebbe impossibile vincere facendo gli hippies». Nella città dove il quartiere a luci rosse è diventato un folkloristico contorno nelle offerte dei touroperators e dove, invece, per visitare i musei occorre prenotarsi mesi prima, anche l'Ajax che vinceva affrontando ogni partita come una gita scolastica lascia oggi il posto a un'Ajax dove regna la programmazione. «Le stelle del passato fingono di non capire che i tempi sono cam¬ biati e ci accusano di aver tradito troppo in fretta quell'immagine» sostiene David Endt, press-agent e archivio umano dell'Ajax di oggi. Così, dice freddamente il club, mogli e fidanzate volano con Litmanen e i gemelli De Boer, ma poi le loro strade si dividono fino a mercoledì notte, dopo la finale, quando tutto sarà di nuovo permesso. L'allenatore Van Gaal, da molti dipinto come l'assatanato aguzzino dei piaceri proibiti, è stato invece prodigo di premi. Una settimana di vacanza completa, quattro giorni di lavoro atletico e poi un'altra domenica (ieri) libera. Da stamane si comincia a fare sul serio, a parlare di tattiche. «Una volta c'era Cruyff - ricorda ancora Blind -, fu lui che mi volle all'Ajax. Ed era il tempo della fantasia. Van Gaal è stato la riserva di Cruyff come giocatore di quella squadra. Non era un talento, ma un buon calciatore sì, chiuso dal mitico Johann. Io devo molto a Cruyff che mi ha lanciato, ma credo sia giusto riconoscere la forza di Van Gaal. In pratica con lui sono diventato il secondo allenatore in campo. E mi ha trasmesso la felicità di giocare». La stessa che alimenta il mito Ajax. «Quando i ragazzini vengono qui a otto-nove anni sono accompagnati dagli istruttori - rivela Blind - nei campetti dietro lo sta¬ dio. E' qui che, dicono loro, devi lavorare con umiltà e dedizione per arrivare un giorno là dentro dove campeggiano le quattro torri dell'illuminazione. Ora che andremo all'Arena hanno già approntato i campi d'allenamento nella stessa posizione, per proseguire con la lezione introduttiva». Ventitré anni dopo un'altra generazione è pronta a vincere, anche senza birra e donne in camera. Franco Badolato «Ai tempi di Cruyff si giocava con minore intensità, ma oggi §ion puoi vincere se fai l'hippy» dice il vecchio capitano Blind Rep, eroe del 73, svela: «A Belgrado con mogli per intimorire la Juve» Ma ora il massimo della trasgressione è un po' di cucina all'italiana Van Gaal (in alto) ha carenze d'organico e si lamenta per le troppe assenze: «Ma non cambierò il nostro assetto tattico» Così Johann Cruyff, grande stella dell'Ajax che nel 73 sconfisse la Juve, si preparò alla partita: 10 vediamo sorseggiare un drink con la bella moglie Dannye; nacque 11 mito del ritiro all'olandese Sotto, il centrocampista d'attacco Jari Litmanen, leader poco in forma