Ruggeri nel «fango» e la Turci in volo
F F i DESCHI ~~1 Ruggerì nel «fango» e la Turci in volo ONTINUA, l'Italia, ad essere la patria del bel canto. Ci sono segni incoraggianti sul fronte delle esportazioni, direbbero gli economisti, i nostri artisti continuano a confrontarsi con le tendenze intemazionali, però le nostre canzoni restano indirizzate più al mercato interno. In gran parte per via di arrangiamenti meno innovativi di quelli anglosassoni e produzioni meno ricche, ma anche per via di una lingua cosi colorata e variegata da risultare non facilmente traducibile. Ciò detto a noi resta il piacere di ascoltare canzoni con una rinnovata creatività letteraria, scoprire nuove piacevoli proposte. Come quelle che sa regalare Enrico Ruggeri con «Fango e stelle» (EastWest, 1 Cd): 11 composizioni grintose, appassionate, ricche di valori evocativi e giochi linguistici. Sapori rock e melodie mediterranee aggiungono colori contrastanti a uno stile sempre originale, inconfondibile. «Mi guardi ma il pensiero ò già lontano/ si perde nel profumo di caffè/ e finalmente arriva al mare» («Napoli no»), «Corrono in macchina, giocano a prendersi/lungo una strada bagnata dai bar/ provano a vivere ma si consumano/ e i giorni non cambiano mai» («Sole d'Europa»), «E un caldo dolcemente sale/ come una bianca funivia/ che ti percorre/ come un lontano carnevale» («L'altra madre») sono alcune immagini racchiuse nei ritratti introspettivi che la voce arrochita, espressiva di Ruggeri sa trasformare attimi di vita in passioni. Chi finalmente sta ottene do il successo nella misura che merita è Ron. Con «Vorrei incontrarti fra cent'anni» (Wea, 1 Cd) presenta la sua bella e fortunata canzone sanremese, ma anche nuove versioni di alcune sue canzoni-simbolo («Il gigante e la bambina», «Joe Temerario», «Il sole e la luna»), altre legate al suo sodalizio con Lucio Dalla («Cosa sarà», «Piazza grande»). Delizioso disco in. cui si rileggono questi quadretti sempre dotati di delicatezza, ricchi di fantasia - in versioni rock, più vicine alle libertà interpretative del concerto. Grande inventiva, fantasiosa padronanza degli strumenti trasformano le altre quindici canzoni in una successione di sorprese, sempre piacevoli, ricche di buongusto. Meno raffinato ma molto interessante l'esordio degli Estra con «Metamorfosi» (Urlo/Cgd, 1 Cd). «Milano ha uno schizzo del mio sangue anemico. Treviso è una pura coincidenza, però lì almeno qualcuno mi ama» sono versi che rendono bene la forza creativa e la sensibilità di quei gruppo trevigiano che percorre le moderne strade del I stogi 1 corre rock ma avendo anche la forza di far riassaporare il gusto della chitarra classica e di certe melodie «fuori mano». A volte l'aria di provincia sa essere rigenerante. Ma sono decisivi per questo disco di esordienti dalla lunga gavetta gli apporti di Massimo Bubola (produttore sapiente) e soprattutto l'ottima vena di Giulio Casale, autore di tutte le canzoni. Echi di Morrisey, Waits, Cohen e un tocco di De André. Prima opera, da solista, anche per Gian Carlo Onorato: «Il velluto interiore» (Lilium/Bmg, 1 Cd). Quindici i brani di rock minimale e potente in cui si affrontano, in forme poetiche efficaci per fantasia e sintesi, temi come la guerra, la sensualità, la scomodità culturale di Pasolini, la poesia di Novalis, l'arte espressionista di Kokoschka, filosofie orientali. Disco un po' pretenzioso nelle intenzioni e nei riferimenti culturali, ma alla fine calibrato e coinvolgente nel risultato musicale. Bel canto, melodie, soprattutto amore accomunano i due dischi-antologia di due nuove primedonne della canzone italiana: Giorgia e Paola Turci. Da Giorgia ascoltiamo «Strano il mio destino» (Coccinella/Bmg, 1 Cd), appella sette brani (5 in versione dal vivo, «E c'è ancora il mare» in una nuova veste remix) in cui emerge ancora la grande personalità di interprete dotata di grandi mezzi vocali, capace di brillanti versioni dal rhythm&blues di Aretha Franklin a Lucio Battisti. Ripercorre un decennio di carriera Paola Turci con «Volo così» (Rea, 1 Cd). Soprattutto canzoni sue, accanto a quelle di Suzanne Vega, Luca Barbarossa, Vasco Rossi, Luca Carboni, Battisti. In tutto 18 episodi di una carriera ricca di temperamento. Meno convincente, per via di una minore spontaneità, il secondo album dei Modena City Ramblers: «La grande famiglia» (Mercury, 1 Cd). Resta originale la formula a metà tra Irlanda e Via Emilia di questo gruppo di amici, che mischiano ballate e gighe celtiche con versi in dialetto padano, ma è appesantita dai toni politici troppo insistiti. Violini, mandolini, chitarre ima bella voce potente di un gruppo maturo musicalmente ma che rischia la pedanteria. Alessandro Rosa
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