«lo seduttore? Ma va»

« Mastroianni trionfa in «Tre vite e una sola morte» « lo seduttore? Ma va» «Noi attori siamo bugiardi» CANNES DAL NOSTRO INVIATO «Ciao, Caterina»: certe volte basta un niente per ricondurre i grandi miti alla normale realtà di tutti i giorni. E di quest'arte della semplicità Marcello Mastroianni è maestro impareggiabile: davanti a lui Deneuve, la super diva, diventa «Caterina», una splendente signora bionda vestita di blu che lo abbraccia affettuosa chiedendogli come è andato il viaggio in aereo de Milano a Nizza. Mastroianni è finalmente arrivato sulla Croisette, pronto a prestarsi alla maratona delle interviste, ai mille flash dei fotografi, all'apparizione, al braccio della figlia Chiara, sulla scalinata rossa del Palais. Nella sua stanza affacciata sul mare grigio piombo regala risposte e aneddoti, ricordi e battute e scherza sulla possibilità che il complesso ruolo interpretato in «Tre vite e una sola morte» possa portargli un premio per la migliore interpretazione: «Certo, per un attore i riconoscimenti sono importanti, e anche consolatori: dopo che li hai avuti è più facile trovare lavoro». Nel film di Ruiz lei interpreta diversi personaggi: è stato difficile? «No, perché ognuno di noi ha tante personalità, tante faccette differenti, siamo tutti un po' camaleonti e tutti diciamo bugie. D'altra parte la menzogna è fantasia e richiede pure una certa bravura, perché c'è sempre il rischio di sbagliare versione. All'inizio delle riprese ho chiesto a Ruiz se voleva che mettessi dei baffi o una barba finta, per distinguere i vari personaggi, ma lui ha detto di no: meglio così, perché i travestimenti nel cinema sono sempre una gran noia». Si è in qualche modo preparato a questo ruolo, ha «studiato» la sua parte? «So che fa molto "Actor's Studio" dire che ci si è preparati, ma io non credo a queste cose: noi attori siamo dei gran bugiardi, il mutamento fa parte della nostra natura che, come io ripeto sempre, è un po' infantile». E di quei divi, spesso americani, che raccontano di aver trascorso mesi a calarsi nei loro ruoli, che cosa pensa? «Non mi convincono: se uno deve fare, per esempio, il violinista non basterà, per diventarlo davvero, neanche una preparazione di 10 mesi. Ci vogliono 10 anni di studio per essere un violinista vero!». E allora? «Tutte quelle balle sullo straordinario mestiere dell'attore mi hanno fatto sempre ridere: l'attore non sa fare niente, è una marionetta... Molto meglio il dentista: non avrà cambiato tante vite, però tanti denti sì». Parlando dei personaggi femminili del suo film Ruiz ha detto che le donne rappresentano il porto, il luogo dove ancorarsi: è d'accordo? «Le mogli, con il tempo, possono diventare come sorelle maggiori, amiche, madri e forse anche come un porto... Ma non è lì il vero ancoraggio». E dov'è? «I veri ancoraggi sono le storie d'amore». Nel film di Ruiz lei è anche un uomo sempre in fuga: ritrova qualcosa di se stesso in quest'immagine? «Siamo sempre tutti in fuga, forse perché pensiamo che fuggendo cambiereino e magari miglioreremo. Io, poi, ho sempre avuto sulle spalle questa croce d'essere considerato un seduttore: ma perché mai? Forse perché ho avuto sempre tante belle femmine intorno? E non pensate che anche un geometra ne I possa avere tante? Figuriamoci! Con la scusa di muoversi da un cantiere all'altro la moglie non sa mai dov'è e lui può fare quello che vuole!». Lei sceglie spesso di lavorare con registi non famosi, di abbracciare progetti coraggiosi, inconsueti: come mai? «Rispondo con un'espressione un po' volgare, ma è quella adatta: per avere un po' di pepe al culo, per rischiare, e quindi provare un po' di eccitazione». Adesso è impegnato in palcoscenico, con «Le ultime lune»: che cosa le dà il teatro? «Soddisfazioni enormi, come vedere intere platee alzarsi in piedi ad applaudire». Sul piano professionale ha qualche rimpianto? «Forse avrei dovuto approfittare delle occasioni che ho avuto per migliorarmi, per esempio provare a fare il regista, ma non mi è mai venuto in mente. Per dirgere un film bisogna prima di tutto considerarsi un genio, poi sottoporre la storia alla moglie che sicuramente la giudicherà una stupidaggine; poi all'amante che sarà dello stesso parere; poi al produttore e soprattutto alla sua amante che di certo vorrà una parte nel film. E alla fine c'è pure il giudizio del pubblico...». Come vede l'Italia del nuovo governo? «Veltroni mi sta simpatico, sono contento per i risultati delle elezioni e spero che ora qualcosa in Italia cambi. Comunque i miei sono i pareri di un cittadino qualsiasi». Si è parlato ultimamente dei suoi problemi di salute, qualcuno ha scritto che lei sente la morte sul collo... «Si, mannaggia a loro, avevo detto semplicemente che, alla mia età, è ovvio considerare la morte come un evento più prossimo. Per via di quel titolo inventato sono stato sommerso da maree di telefonate di gente che chiedeva come stavo»! Segue i consigli dei medici? «Un dottore che mi ha visitato a gennaio mi ha detto che dovrei proprio smettere di fumare e per convicermi mi ha avvertito: "Guardi che le potrebbe succedere di restare su una sedia a rotelle". Io gli ho risposto che in quel caso starò sempre a dire "Spingi, spingi"». Quindi nessuna rinuncia? «Mi sono abituato al caffè decaffeinato e non bevo più. Infatti sono molto dimagrito: potrei rifare la "Dolce vita", peso proprio come allora». Fulvia Caprera «Sì, sono dimagrito Se restassi su una sedia a rotelle? Spingerei» te» a» » A sinistra Mastroianni nel film «Tre vite e una sola morte» di Raoul Ruiz. A destra Chiara Mastroianni con il padre. Qui sotto Anna Galiena bionda, anche lei recita con Marcello

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