Alla riscoperta dell'italiano engagé di Alberto Papuzzi

discussione. Peri dieci anni di MicroMega giuristi, scrittori, politici a confronto su «Cultura e impegno» discussione. Peri dieci anni di MicroMega giuristi, scrittori, politici a confronto su «Cultura e impegno» Alla riscoperta dell'italiano engagé Difesa dei deboli, rivoluzione delle parole ~7^j TORINO I 'HE cos'è l'impegno oggi? I Come convive con la culI i tura? Una volta esisteva^ I no l'engagement e gli engagés: voleva dire prendere posizione, in anni in cui farlo poteva essere scomodo. Che cosa è rimasto di quella tradizione di origine francese? Si tratta ancora di una forma di critica del cosiddetto sistema? «Cultura e impegno» era il titolo del dibattito organizzato da MicroMega, rivista di sinistra che ha compiuto dieci anni di vita. Platea e galleria dell'Auditorium del Lingotto piene di folla, per ascoltare gli ospiti invitati da Paolo Flores d'Arcais, fondatore nel 1986 e direttore di Micromega. Non solo intellettuali, in senso classico, ma personaggi tra loro molto diversi: un giudice come Giancarlo Caselli, un giurista come Gustavo Zagrebelsky un missionario del disagio - don Luigi Ciotti -, il sindaco filosofo Massimo Cacciari, l'imprenditore Corrado Passera, amministratore delegato della Olivetti, l'ex calciatore Massimo Mauro, neodeputato dell'Ulivo, la scrittrice Francesca Sanvitale, lo scrittore Alessandro Baricco. Inoltre il pubblico ha potuto ascoltare gli interventi telefonici di due membri del nuovo governo: il vicepremier Veltroni e il guardasigilli Flick. Di politica in senso stretto ha parlato, in realtà, soltanto il sindaco di Venezia, che pure si è meritato l'applauso più lungo della serata, con Ciotti e Caselli. Né si riconoscevano immediatamente un filo conduttore, una traccia comune, nel susseguirsi degli interventi, tale era la difformità dei partecipanti. Salvo ci* per un aspetto, o meglio per un accento. Come ha detto don Ciotti, nell'appassionante intervento di apertura, la questione non è «cultura e impegno» bensì «cultura è impegno»: perché il darsi da fare senza un progetto culturale, per quanto generoso, «rischia di non produrre veramente giustizia». Tutti d'accordo gli altri ospiti: nessuno ha mostrato interesse per una cultura fine a se stessa. Ma quale rotta dovrà prendere la cultura che s'impegna? Verso quali obiettivi sarà orientato l'impegno? Di fronte a questi interrogativi venivano a galla le differenze. Il fondatore del Gruppo Abele ha parlato di una cultura che si misuri con le marginalità sociali. L'amministratore de- legato dell'Olivetti ha rivendicato una cultura che faccia funzionare il mercato. L'impegno di Caselli è il rifiuto di diventare un burocrate della giustizia, invocando una cultura della legalità che non lo faccia sentire isolato. L'impegno di Zagrebelsky giudice costituzionale, è la profonda convinzione che la cultura giuridica debba difendere il più debole contro le prepotenze. Una «rivoluzione della serietà», affinché le parole «tornino ad avere un senso concreto», contro i guasti di Sgarbi & C, è la causa per cui ha dichiarato di battersi Francesca Sanvitale, l'autrice fra l'altro di Madre e figlia. In sintonia con lei, Alessan- dro Baricco si è dipinto come un albero piantato perché un terreno collinare non frani, per cui ecco che scrivere storie, anche disimpegnate, è un «gesto etico». Mentre Cacciari ha messo a nudo compiti e limiti dell'impegno politico, chiedendo che il ministero di Romano Prodi accetti la sfida di «grandi prospettive su cui nessuno ha oggi una ricetta», impostando una risposta alla disuguaglianza crescente. Così la manifestazione di MicroMega ha proiettato sulle scene del Salone una proteiforme interpretazione dell'italiano engagé, in una veloce sequenza di lampeggianti immagini e metafore. Come l'icastica citazione di Zagrebelsky sul senso storico del diritto: il mugnaio che a un torto di Federico di Prussia ribatte: «c'è un giudice a Berlino». Fino a uno sfogo di Cacciari contro il partito dei banchieri, che ha divertito il pubblico: «Secondo loro, blocchi l'inflazione e tutto s'aggiusta. Col cavolo che s'aggiusta!». Questo non significa che l'intellettuale impegnato di stampo classico, che si schiera nel dibattito ideologico, sia destinato a scomparire. Una vitale rappresentazione ne hanno data - solo qualche ora prima, nell'assordante spazio multimediale - gli storici contemporanei Giovanni De Luna e Nicola Tranfaglia e lo storico del giornalismo Paolo Murialdi, presentando il primo Cd-Rom sull'aspro biennio 25 luglio '43-25 aprile '45, realizzato da Laterza: «E' ancora Resistenza?». Avrebbe dovuto esserci anche Galli della Loggia, ma non si è fatto vivo, anche a causa, ha precisato l'editore, di una polemica (tranfagliana) sul suo libro La morte della patria. Perché l'impegno è ancora conflitto. Alberto Papuzzi Gli interventi di Cacciari, Baricco, don Ciotti, Caselli, Francesca Sanvitale, Gustavo Zagrebelsky Cacciari, Flores d'Arcais e Caselli al convegno su «Cultura e impegno». Sopra la folla tra gli stand. A destra De Luna, Munaldi e Tranfaglia

Luoghi citati: Berlino, Prussia, Torino, Venezia