Trapezisti e clown per sopravvivere alla tv di Alessandro Baricco
^1 ^1 N9ENTE NOSTALGIA Trapezisti e clown per sopravvivere alla tv UN modo di capire cos'è il Cirque du Soleil è capitare a Las Vegas. Quello è un posto in cui tutto deve essere facile: dormire, mangiare, sposarsi, morire. E' il principio su cui gira tutto il baraccone: tra l'istante cui desideri una cosa e quello in cui, pagando, la puoi avere, deve passare meno tempo possibile: e in mezzo non ci deve essere nessuno a complicare la faccenda. In genere, funziona: un cheesburger o una sala di rianimazione sono cose che puoi trovare in pochi minuti. Però, se passi davanti a un manifesto di «Mystère» lo spettacolo che il Cirque du Soleil mette in scena al Treasure Island - e pensi che ti piacerebbe vederlo, e vai a comprare il biglietto, accade una cosa che lì è una rarità. Ti guardano sgomenti e ti dicono Sorry, dovevi prenotare. Mesi prima. Una cosa tipo Opera alla Scala. Il fatto è che impazziscono, da quelle parti, per quel tipo di spettacolo. E la cosa fa pensare, oggi che i circhi cadono come mosche, e tutti stanno a chiedersi cosa bisogna fare, e se è il caso di esonerare leoni, elefanti e foche, o lasciar perdere del tutto, o chissà. Si piange sulla fine di un'epoca, nomi come Togni e Orfei rischiano di diventare come Sidol o Kaloderma Gelée: i nomi di un mondo scomparso. Di fronte a feno meni di estinzione annuncia ta come quella del circo, si reagisce con la retorica della nostalgia e con l'appello alla solidarietà. Roba buona, ma inutile. Il Cirque du Soleil suggerisce un'altra strada: scappare verso il futuro, e non verso il passato. Il Cirque du Soleil lavora, I di base, con lo stesso mateI riale del circo tradizionale: esclusi gli animali. Ma quei canadesi si sono reinventati l'idea stessa di circo, allineandola alle esigenze del pubblico moderno. Trapezisti, clown, acrobati e meraviglie: ma ritradotte per lo stupore collettivo nel linguaggio del teatro, del cinema, del balletto. Si sono lasciati dietro il pauperismo programmatico del circo: che non è tanto i leoni spelacchiati, quanto la povertà di idee, un'idea di spettacolo inchiodata alle solite certezze scadute, per lo più impermeabile a quel che succede altrove, tristemente ancorata a una sensibilità popolare che non c'è più, fatta a pezzi da cinema e tv. Alla fine hanno ottenuto un tipo di spettacolo che resta popolare, ma in un modo raffinato, moderno, inedito. Non sarà Pina Bausch, ma è spettacolo che ha ragione di esistere in questo mondo qua, non solo come cartolina dal passato. Per fare un microesempio: la musica. Niente orchestrina con gli stessi refrain da circo, e niente registrazioni delle prime cinque canzoni da discodance in classifica. La musica del Cirque du Soleil fa parte dello spettacolo, è cercata o scritta con la cura con cui puoi camminare su un filo. E' spettacolo nello spettacolo. Non a caso ne fanno, poi, dei dischi. E se te li compri, è musica che puoi ascoltare, curiosa, bella. Ha una sua dignità anche a prescindere dalla circostanza per cui è stata scritta. Se tutte le tessere dello spettacolo-circo le reinventi con questa ambizione, quello che alla fine ti trovi in mano è circo, ma non lo è più. E' qualcosa che c'è da sempre, e che non c'è mai stato prima. Acrobazia vera. E più utile di qualsiasi pigra nostalgia. Alessandro Baricco coj
Persone citate: Orfei, Pina Bausch, Togni
Luoghi citati: Las Vegas
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