Il punto più debole è il sistema-Paese di Alfredo Recanatesi

F F OLTRE LA LIRA =1 //punto più debole è il sistema-Paese OL marco sceso a lambire quota 1000 ci si torna a chiedere: qual è il giusto cambio della lira? E giusto rispetto a cosa? Non è certo la prima volta che le opinioni sulle risposte da dare a queste risposte si dividono; probabilmente non sarà neppure l'ultima. Ogni volta riemergono due correnti di pensiero: quella di chi accorda la priorità al contenimento dell'inflazione, disposta ad accettare i freni all'attività produttiva ed allo sviluppo che possono derivarne, e quella che al contrario sostiene la priorità della crescita economica, anche se dovesse costare una inflazione un po' più elevata di quella che altrimenti sarebbe possibile. La prima tesi - priorità alla lotta all'inflazione - fa capo soprattutto alla Banca d'Italia che mantiene tassi elevati sia per contenere la domanda interna, sia per indurre un apprezzamento della lira e, quindi, un contenimento dei costi in lire di materie prime e prodotti importati. Le ragioni di Fazio sono oggettive; i tassi di mercato a lungo termine elevati testimoniano attese di inflazione futura ancora non sopite; inoltre, l'inflazione effettiva ancora presenta impennate - come quelle di novembre o di aprile a motivo delle quali la nostra inflazione, seppure in discesa, è ancora doppia di quella degli altri maggiori Paesi europei. Se l'inflazione ha bisogno di essere contenuta con una politica monetaria severa, è evidente che l'economia ne soffre. Gli esponenti dell'economia produttiva, ed in particolare industriali e commercianti, oppongono che tassi di interesse elevati costituiscono anch'essi fattori di costo che concorrono a tenere elevati i prezzi. Aggiungono che tassi elevati deprimono la domanda interna ed inducono nello stesso tempo un apprezzamento della lira che riduce la possibilità di esportare. Anche l'inflazione finisce per soffrirne perché - sostengono - i costi fissi devono essere distribuiti su mia produzione più contenuta. La polemica si presenta in questi termini, ma va esplicitata, se non altro perché l'esperienza di altri Paesi sta lì a dimostrare che stabilità dei prezzi e crescita dell'economia non sono affatto inconciliabili. Da noi la contrapposizione è dovuI ta a fattori strutturali ancora I irrisolti che riducono l'efficien- za dell'intero sistema: mercati che funzionano male per cui i prezzi aumentano con grande facilità ma scendono con grande difficoltà, molti settori, soprattutto pubblici, chiusi alla concorrenza e molte attività protette da licenze e concessioni, amministrazioni pubbliche che impongono procedure complesse e costose, un mercato del lavoro che non tiene conto della estrema varietà delle condizioni di impiego della manodopera, una scuola sorda alle esigenze di un moderno Paese industriale, uno Stato che investe poco nella promozione dell'innovazione e della ricerca. Tutte queste, e molte altre, disfunzioni determinano inflazione e si oppongono all'azione dei fattori che possono ridurla. Nella realtà italiana, di conseguenza, la lotta au'inflazione avviene non tanto aggredendo le cause che la determinano, quanto compensandole. Un processo complicato e ben poco razionale che, da una parte, consegue solo una parte dello scopo, com'è evidente dal fatto che la nostra inflazione è comunque più elevata di quella degli altri; dall'altra, determina tensioni e costi aggiuntivi perché finisce per addossare l'onere per il contenimento dei prezzi su chi non dovrebbe andarci di mezzo, a cominciare dai disoccupati e da quanti comunque stanno pagando più di altri l'esigenza di mantenere frenata la domanda interna. L'uscita da questo incastro deve trovarla la politica; è uno dei compiti urgenti sui quali il nuovo governo dovrà misurarsi. A metà degli Anni 80 l'Italia imparò sulla propria pelle che una inflazione elevata può creare qualche illusione, ma non risolve alcun problema. Ora si tratta di comprendere che c'è modo e modo di combattere l'inflazione, e che quello seguito in questi anni è servito, certo, a ridurla, ma con altrettanta certezza non è né il più razionale, né il più conveniente. Alfredo Recanatesi

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