Dimissioni l'ennesimo beffa di Karadzic

Americani e Nato «Noi tratteremo soltanto con l'ex primo ministro destituito» Il presidente delega le «relazioni internazionali» a una fedelissima e silura il premier moderato Dimissioni, l'ennesimo beffo eli Korodzic Le smentisce dopo 24 ore e mette un falco al governo ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Radovan Karadzic se ne va o rimane? Con le sue ultime mosse il leader dei serbi di Bosnia è riuscito ancora una volta a beffarsi della comunità internazionale creando un falso mistero intorno al suo futuro politico. Ad annunciare per primo «le dimissioni» di Karadzic è stato il portavoce di Cari Bildt, responsabile internazionale per gli aspetti civili dell'accordo di Dayton. «Karadzic lascia tutte le sue funzioni politiche, o se volete si ritira» ha dichiarato Colm Murphy al termine di due giorni di negoziati intensi di Bildt con il presidente serbo Milosevic e le autorità serbobosniache. «Pensiamo che sia l'inizio della fine dell'influenza politica di Karadzic». A promettere a Bildt che il leader di Pale si sarebbe definitivamente ritirato dalla scena pubblica è stato Momcilo Krajisnik, presidente del «parlamento» serbobosniaco. A conferma di questa decisione i serbi di Bosnia hanno annunciato die d'ora in poi le relazioni politiche con l'estero saranno affidate a Miljana Plavsic, braccio destro di Karadzic nota come la lady di ferro di Pale, ovvero la più fervida rappresentante della linea oltranzista. Ma lo stesso Bildt deve aver avuto qualche dubbio e dopo le prime dichiarazioni entusiaste dei suoi collaboratori ha voluto precisare che il suo ufficio per il momento ha ottenuto soltanto garanzie verbali per un imminente ritiro di Karadzic. «Noi premiamo affinché venga firmata una lettera ufficiale di dimissioni» ha fatto sapere Bildt che oramai possiede una certa esperienza per quanto riguarda le promesse dei serbobosniaci. E infatti, invece della lettera ufficiale di dimissioni, ieri sera l'agenzia serbobosniaca Srna ha pubblicato che Radovan Karadzic non intende affatto dimettersi dalla sua funzione di presidente della Republika Srpska. Anzi il parlamento chiederà un referendum per confermare il presidente. «Comunque ogni passo verso l'allontanamento di Karadzic è una buona notizia» ha aggiunto l'altro portavoce di Bildt, Duncan Bullivant, spiegando tuttavia che non è del tutto chiaro se il leader di Pale intenda ricandidarsi alle prossime elezioni in Bosnia che dovrebbero tenersi a settembre. Per evitare che questo avvenga i mediatori internazionali vogliono lare il possibile per eliminare Karadzic dalla scena politica perché ritengono la sua presenza U maggiore ostacolo agli accordi di Dayton. Proprio per questo motivo hanno dato il pieno appoggio all'oramai ex primo ministro serbobosniaco Casagic che sembrava l'unica opposizione seria a Karadzic. Quando il leader di Pale ha deciso di destituire il suo premier, Cari Bildt, il segretario generale della Nato Solana, il comandante in ca¬ po delle forze alleate generale Joulwan, nonché l'Unione Europea e il dipartimento di Stato americano si sono affrettati a esprime¬ re solidarietà a Casagic, annunciando che per loro il primo ministro stazionato a Banja Luka rimaneva l'unico interlocutore ser- bobosniaco. Bildt, Solana e Joulwan si sono persino recati a Belgrado per premere sul presidente serbo Milosevic affinché rimuova Karadzic dal suo ruolo e riconfer mi la posizione di Casagic. Ma è stato tutto mutile. Nel frattempo Karadzic ha convocato una parte dei parlamentari serbobosniaci che hanno appoggiato la sua decisione di destituii e Casagic e confermato la nomina del nuovo primo ministro Gojko Klickovic. Fedelissimo di Karadzic, appartenente ai falchi di Pale, il neopremier ha immediatamente rilasciato delle dichiarazioni che non lasciano dubbi sulla sua futura linea politica. «Il popolo serbo non permetterà mai che il tribunale intemazionale dell'Aia giudichi Karadzic» e ancora: «Le due entità della Bosnia, la Republika Srpska e la federazione possono avere dei rapporti indefiniti fino al termine del processo di pace» ha detto Klickovic alludendo senza mezzi termini alla futura divisione del Paese. Pur affermando che si impegnerà ad applicare gli accordi di Dayton, Klickovic ha «previsto» che la Republika Srpska sseparerà dall'altra entità bosniaca. Quella che era sembrata una lotta di potere fra i dirigenti serbobosniaci si è chiusa dunque con una nuova vittoria di Karadziche, a dispetto della comunità internazionale e dell'accusa di orinimi di guerra, continua a goderdell'appoggio incondizionato delimaggioranza dei serbi di Bosnia. ieri a Belgrado è morto il generale Djordje Djukic, uno dei più stretti collaboratori del comandante m capo delle forze serbobosniache Mladic. Arrestato dai bosniaci a fine gennaio, il sessantenne Djukic, responsabile della logistica delle milizie serbobosniaeheera stato incriminato di crimini dguerra dal tribunale intemazionale dell'Aia. Apparso di fronte allcorte, lo scorso 24 aprile Djukic stato rimesso in liberta perchgravemente ammalato. Ingrìd Badurina Americani e Nato «Noi tratteremo soltanto con l'ex primo ministro destituito» Il mediatore Bildt aveva fatto sapere «Si ritira, lascia tutte le funzioni» Ma da Pale arriva la notizia di un referendum per rilanciare il leader WlMÌIÌfÌI§||lÌi Il serbo-bosniaco Karadzic è ancora al potere a Pale ifoto reuterj