Macchè compromesso storico» di Marco Neirotti

ovemo non è figlio di Moro Con Violante al Salone del Libro. Il leader pds: nessuno perseguiterà Berlusconi acche compromesso storico» ovemo non è figlio di Moro TORINO. Il compromesso storico di Moro padre dell'Ulivo? No. Moro aveva concepito un'idea «per sbloccare la situazione t preparare il cambiamento verso una democrazia compiuta. L'Ulivo e la sua vittoria sono, invece effetto della democrazia» Non soltanto: «Moro pensava a una soluzione che doveva avvenire nelle aule del Parlamento. Quella di oggi è una scelta avvenuta fuori, in fase elettura le». Cosi ieri, al Salone del Libro, al Lingotto, il presidente della Camera Luciano Violante che, con Massimo D'Alema, Gaetano Arfé Leopoldo Elia, Mino Martinazzoli e Giulia no Urbani ha partecipato a un di battito sui Discorsi al Parlamento di Moro dal 1947 al 1977, pubblicati dalla Camera dei Deputati con la prefazione di Martinazzoli. Un volume, ha deito il presidente, che offre una chiave di lettura di trent'anni di vita demo cratica. Dopo una visita a qualche stand e la firma delle copie del suo libro sulla lotta alla mafia pubblicato da Laterza, con un entusiasmo di folla che ha messo a prova la preparazione della scorta, Violante ha aperto l'incontro ricordarli come con l'assassinio di Moro sia iniziata una lunga fase di transizione (dall'unità nazionale al decennio di Craxi, da Amato a Ciampi, da Berlusconi a Dini): «Ora ci domandiamo se abbiamo raggiunto la stabilità. E' presto per dirlo». Quanto all'attualità della lezione di More, Violante l'ha individuata in due punti principali. «Il primo è il problema dei giovani, scuola e lavoro' pesa come macigno il numero di suicidi dì quanti non trovano lavoro. Il se condo e far crescere il senso di responsabilità degli italiani, dì tutti, singoli e forze organizzate movimenti. Occorre presentare una democrazia a qualità totale». Anche D Alema nega che ciò che sta accadendo nella politica naliana possa essere «tiglio della politica morotea o del compromesso storico», perché «è fuori dagli scenari immaginati dai grandi protagonisti di quel periodo». E, affrontando la nostra «democrazia difficile», mette in guardia dall'illusione dell'inizio Aimi '90, quando si credette che «il mutamento istituzionale di per sé potesse dopo Tangentopoli, imporre l'alternanza». Dice il segretario pds' «Non è stato così Noi abbiamo vinto perche abbia- mo rimesso ai primo posto la politica, creando un campo di forze per il Paese». E, proprio rifacendosi ancora a Moro, quasi rispon desse alla richiesta-attacco lanciata l'altro ieri da Berlusconi («Ora non perseguitateci»), ha aggiunto: «Una sinistra che ha impostato il rapporto con la destra in modo moroteo, nel senso più alto, con la legittimazione dell'altro, non demonizzando». Poi pone una domanda: «Davvero il nuovo si fonda sulla dissoluzione dei partiti?». E risponde: «Basta pensare a quello che di meno politico c'è nel nostro Paese, Forza Italia, nata come l'antipolitica, un'intuizione culturale straordinaria, ma che ora per necessità deve andare alla riscoperta di idee tradizionali». Quanto alla diffidenza verso chi fa politica, si concede una battuta su Di Pietro: «Sembra che essere eletti possa dar adito a chissà quali sospetti. Io sono contento che Di Pietro sia nel governo Prodi, ma non vedo perché lui possa rappresentare l'Ulivo meglio di me che sono andato a raccogliere 48.700 voti nel lontano Salento». Guardando al presente e al futuro, conclude D'Alema, «occorre sedimentare una classe dirigente e istituire un rapporto organizzato con la società, valorizzando di nuovo la politica, non come occupazione da parte dei partiti. Moro aveva avvertito la condanna all'eterno potere della de. Occorre la legittimazione reciproca, perché dove questa non c'è, ci sarà sempre un altro arbitro esterno, uno dei poteri forti che sono nel Paese». Marco Neirotti CAME&fc DEI DEPUTAR Salone del Cribro di Torino domenica I9"rn»ggb 1996. fine della legislatura: perché esclu Massimo D'Alema e Luciano Violante al Salone del libro durante il dibattito sul volume che raccoglie i discorsi parlamentari di Aldo Moro

Luoghi citati: Salento, Torino