Il piffero di Romano & C. di Raffaella Silipo

SALONE DEL LIBRO Il piffero di Romano & C Troppo buonismo? Mass media divisi GIORNALI E SINISTRA AGLI al doppiopesista. L'Ulivo vince, Prodi fa giurare il suo governo di primi della classe, i mercati gioiscono. E l'informazione? Che faranno i giornalisti, da sempre tacciati di essere una «lobby di sùiistra»? «C'è una partita che comincia per noi, mondo dell'informazione - ammonisce sul Corriere della Sera il direttore Paolo Mieli -. Non deve mai più esistere né un governo amico né mi governo nemico». Dunque l'occhio critico usato con Berlusconi guardi anche il Professore. Altrimenti, dice Mieli, c'è pericolo di «doppiopesismo, l'uso smodato del criterio dei due pesi e delle due misure». «Non cedere il passo alla distrazione, al conformismo o peggio alla cortigianeria», avverte Mieli. Mica facile, quando ministro della Cultura è un signore che fino al giorno prima era un collega. Lo sa bene Giuseppe Caldarola, erede di Walter Veltroni all'Unità. Che non a caso già metteva le mani avanti il 22 aprile: «Non faremo un giornale di regime». Dunque, Caldarola, duri ma giusti con Prodi? «Beh, non esa- geriamo. L'Unità contro il primo governo di sinistra d'Italia sarebbe buffo, no? Il rischio dei due pesi e delle due misure esiste, per combatterlo bisogna fare un salto culturale: basta teatrino, dobbiamo essere più esigenti, proporre contenuti, non fare sconti e non avere complessi. Dare al governo dei sì e dei no motivati sui grandi problemi, dalle privatizzazioni alla sanità». Niente doppi pesi, dunque, non foss'altro per utilitarismo. «Già, perché chi suona il piffero porta le squadre nel burrone» sogghigna Beppe Giulietti, storico sindacalista «rosso» in Rai. «La stampa deve essere critica e libera, l'appiattimento è pericolosissimo. Il giornalismo compiacente produce cattivi governi, anzi regimi. Insomma, se i giornali strizzeranno l'occhio a Prodi non faranno il suo bene, saranno piuttosto un incentivo a far male». E la tv? «Il discorso è lo stesso: questo governo farebbe molto male a infeudare la Rai, come ha fatto il suo predecessore. Bisogna piuttosto creare le condizioni perché l'informazione sia davvero libera». Nonostante le lodevoli intenzioni, evitare la consonanza non sarà facile, dice Enrico Mentana, direttore del Tg5. «Giornalisti e governo Prodi parlano la stessa lingua, sono vicini per tradizione. Viene meno naturale esercitare la funzione di controllo oggi, che due anni fa: Berlusconi per gran parte della stampa era 1' "alieno", ed è facile tenere le distanze, essere diversi da chi è diverso. Oggi il rischio è che il concerto sia fin troppo in assonanza: già si son visti giudizi la cui distanza critica non era elevatissima». «Non elevatissima? Diciamo pure che Prodi è stato beatificato». Non rinuncia a mordere Vittorio Feltri, direttore del Giornale, che annuncia nei prossimi giorni la nascita di una nuova rubrica, «Film Luce». «Coglieremo fior da fiore le peggiori cortigianerie. Non sarà difficile, i toni delle cronache sembrano sceneggiature del ventennio. Per carità, si può elogiare, ma con un minimo di pudore. Ai colleghi dico: attenti a non sprecare troppa saliva». Beh, anche Fede con Berlusconi non scherzava. «Ma lì era diverso, quello è para-spettacolo. Questi sono organi di informazione che si prendono sul serio. E' un governo di primi della classe? Vedremo. Io li aspetto al varco della "manovrina"». Aspetta al varco il governo anche la satira, per cui l'ironia oggi è mi po' più difficile che nel 1994. E così il cattivissimo Vauro disegna se stesso abbattuto, in mano un foglietto con il faccione di Prodi. Voce fuori campo: «Adesso lo devi disegnare molto più bello». «Le vignette filogovernative non mi riescono». Raffaella Silipo Il direttore del Tg5 Enrico Mentana

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