Amaro debutto di Elio a Perugia
Disturbi tecnici rendono incomprensibili le canzoni Disturbi tecnici rendono incomprensibili le canzoni Amaro debutto di Elio a Perugia PERUGIA DAL NOSTRO INVIATO Prima o poi, l'amaro debutto di tournée al Palasport di Perugia ispirerà una canzone a Elio & Le Storie Tese. In piena vigilia di un venerdì 17 - data che spaventa anche il nascere dei governi tutto era cominciato normalmente: il gruppo aveva tenuto nel pomeriggio una smandrappata conferenza stampa (nessuna notizia, molte allegre insensatezze) e l'attesa era quella ovvia che si può riservare ai vincitori morali del Festival di Sanremo, che nel costume del nostro Paese conta pur sempre qualcosa. I quasi duemila fedelissimi della cult band appena baciata dall'audience, compresa qualche spaesata famigliola raccattata al Festivalone con «Italia sì, Italia no», potevano ammirare arrivando alla spicciolata l'ampio palco da vere rockstar, gli amplificatori dall'aspetto possente, due file di luci in verticale. La fine del periodo underground, l'inizio di una nuova epoca. Alle 21,30, con la precisione dei ragionieri, Elio & i suoi erano lì, pronti, e in un delirio di fumi e di urli hanno attaccato subito la canzone più provocatoria dell'album «Eat The Phikis», quella dedicata al povero burattino Pinocchio che invece dei piedi si brucia un organo assai più delicato. Ma il Palasport di Perugia ha subito remato contro, come direbbe il Berlusca: il soffitto ad arco dell'edificio è tutto un incastro di metallo e legno, e se qui si tengono pochissimi concerti un motivo ci sarà. S'è creato infatti un tremendo effetto Larsen, come ha puntualizzato poi lo stesso Elio dall'alto della sua laurea in ingegneria; il cantante ha pure tentato miserevolmente di spacciare per voluto il rimbombo mortale che ha accompagnato due ore di canzoni, lazzi e frizzi praticamente incomprensibili. Un vero peccato: perché era fin troppo chiara l'intenzione della musica del gruppo, quel pittoresco, composito e colto pastiche che fa affiorare farsetto e dance, stornellate romane e punk furibondo, in una mistura onnivora e un po' cannibalesca dei suoni contemporanei. L'eco s'è mangiata anche i testi, componente essenziale nella poetica della band: il secondo brano in scaletta, «Cara ti amo», è da anni fra gli accoliti il più convincente compendio dell'impossibilità esistenziale di rapporti duraturi fra giovani donne e giovani uomini; ma i dialoghi («Rimango in casa», «Mi opprimi»; «Esco», «Questa casa non è un albergo») hanno potuto essere gustati soltanto da chi già li conosceva. Gl'ingredienti del successo comunque c'erano tutti, e li raccoglieranno i fans delle prossime date: ecco «Il vitello coi piedi di balsa» con sottofondo alla Walt Disney, e «Born To Be Àbramo» che mescola Modugno 'con una lode sacra: «Un pezzo di Charlie Nazzaro», l'ha definita il cantante, che poi ha sprecato le sue frasi fatte («Sono veramente commosso di essere qui»), mentre il leggendario architetto Mangoni ballava come un forsennato sul cubo, vestito da improbabile pirata. Trionfo virtuale, e fuga generale prima dei secondi bis, alla ricerca di sollievo per le orecchie. Marinella Venegoni Prossime date: stasera Viterbo, domani Modena, 20 Novara, 21 Bergamo, 23 Castagnole Lanze, 24 Bassano del Grappa, 25 Belluno, 26 Pordenone, 27 Cesena, 28 Parma, 30 Bari, 2 giugno Racconigi, 4 Torino, 10 Trento, 13 Pavia. Elio a Perugia
Persone citate: Born, Charlie Nazzaro, Larsen, Mangoni, Marinella Venegoni, Modugno, Walt Disney
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