l'amore ai tempi di Goethe

l'amore ai tempi di Goethe «Le affinità elettive» dei fratelli Taviani in una serata per la ricostruzione della Fenice di Venezia l'amore ai tempi di Goethe Due coppie fra ragione e passione CANNES DAL NOSTRO INVIATO Paolo e Vittorio Taviani sessantenni dirigono il primo film d'amore della loro storia, e raggiungono la perfezione del loro stile, con «Le affinità elettive», tratto dal romanzo cruciale scritto da Goethe sessantenne nel 1808-1809, racconto del conflitto tra ragione e passione, progetto e destino, nell'intrec-, ciarsi di due coppie. Trasposizione in parte infedele: il romanzo è collocato in un anno indefinito del diciottesimo secolo in un luogo indeterminato della Germania, il film si svolge nel 1807-1812 nel Granducato di Toscana, in epoca napoleonica; i personaggi romanzeschi sono tre cinquantenni e una ragazza, quelli cinematografici (Isabelle Huppert, Jean-Hugues Anglade, Fabrizio Bentivoglio, Marie Gillain) sono tutti giovani; è diverso il finale, Goethe chiude perfettamente il suo cerchio narrativo, i Taviani lasciano aperta una conclusione «perché l'amore si esprime sempre in modi diversi da quelli immaginati»; il film elimina l'affresco sociale centrale e altre parti del romanzo, concentrandosi sulle vicende d'amore. I ricchi aristocratici Edoardo e Carlotta, amatisi da ragazzi, si sposano per realizzare nella maturità i desideri della prima giovinezza, per costruire nella solitudine d'una villa di campagna, lontani dalla società, un piccolo regno impeccabile, una perfetta felicità coniugale; ma con l'arrivo di Ottone, architetto ospite della villa, e di Ottilia, figlia adottiva di Carlotta, passioni incrociate dissolvono la coppia originaria, formando due diverse coppie. Non è una storia di tradimento adulterino né di astuzia bugiarda, ma di innocenza e sofferenza: i protagonisti incorrotti, limpidi, sono sorpresi e angosciati dalla passione che capovolge e travolge ogni progetto. Ottilia si lascia morire d'inedia, Edoardo la raggiunge nella molte. Carlotta e Ottone rinunciano ad amarsi, lei con forza, lui con malinconia: ma forse non per sempre. In una vicenda apparentemente antimoderna, ma che parla a un bisogno contemporaneo di autenticità e integrità, lo stile dei Taviani si depura d'ogni sovraccarico, si fa essenziale, ellittico, ricco di densità poetica in ogni inquadratura, di perfetta eloquenza e bellezza. In particolare, alcuni momenti sono straordinari: la festa campestre coi suoi balli e fuochi d'artificio; il dinamismo affannato della morte di Ottilia, il procedere tra il verde delle bare scoperte con gli amanti giacenti dalle facce placate, serene; lo stupendo finale con la servetta bambina che grida e grida, perduta, quasi invisibile nel grande paesaggio. Lietta Tornabuoni «Le affinità elettive» al Doria di Torino; Nuovo Orchidea, President di Milano; Atlantic 3, Excelsior 2, Savoy 1 di Roma Uno stile di perfetta eloquenza e bellezza nel paesaggio toscano D Qui accanto Isabelle Huppert insieme con Marie Gillain in una scena di «Le affinità elettive» dei fratelli Taviani. A destra ancora la Huppert con i Taviani a Cannes

Luoghi citati: Cannes, Germania, Milano, Roma, Torino, Toscana, Venezia