Serra e i debuttanti

Serra e i debuttanti Serra e i debuttanti «Mi fa pena il giovane autore che scrive in fotocopia cercando complicità» Riceviamo e pubblichiamo [0 Riceviamo e pubblichiamo ARO Gad Lerner, Leggo su Tuttolibri di giovedì 16 maggio la lettera di rimprovero che ti ha inviato il Giovane Scrittore Andrea Corsini, più incredulo che risentito di fronte al tuo inspiegabile silenzio a proposito del romanzo che ti aveva inviato. Di più: politicamente ferito dal fatto che, avendo sia il mittente che il destinatario idee «di sinistra» (circostanza che, in virtù del maggioritario, oggi arriva a coprire un numero davvero esorbitante di cittadini italiani), si aspettava da te maggiore attenzione e rispetto. Se ho letto con partecipazione la tua risposta (insieme cortese e crudele) non è solo perché partecipo, come tutti gU italiani, all'avvincente dibattito sulla Giovane Scrittura; ma perché anch'io, come almeno un altro italiano (tu) ho ricevuto la lettera di Andrea Corsini. La stessa lettera. Identica. Parola per parola. Con una sola variante: il mio nome al posto del tuo, come si usa nelle lettere commerciali, nelle convocazioni degli azionisti, dei soci del Rotary e dei membri di partito e nelle campagne promozionali del Readers's Digest e del catalogo Vestro (Caro..., Lei ha vinto!). Chissà quante altre copie di quella lettera avranno già raggiunto, in questi giorni, i loro destinatari, tutti «di sinistra» e tutti depositari, nell'immaginario del Giovane Scrittore, di un potere esercitato con distratto narcisismo e dunque in stridente contrasto con la loro naturale vocazione a leggere manoscritti e a far del bene ai loro estensori. Deaglio? Tabucchi? Fofi? Maraini? Eco? Benni? Del Giudice? Lilli Gruber? Veltroni? Venditti? Vialli? A ben vedere, l'operazione di mailing del Giovane Scrittore ci mette di fronte a un problema ben più grave del nostro eventuale senso di colpa. Ci confonde: proprio tecnicamente. Ci assimila a trasferelli da applicare sulla stessa lettera, nello stesso spazio vuoto, contando sul fatto che le generiche parole di biasimo circa la nostra disattenzione, la nostra mafiosità generazionale, l'eventuale pancetta mentale messa su in anni di agiata professione, colgano comunque nel segno, cioè nel mucchio. Mi chiedo e ti chiedo, Gad, con una punta di smarrimento: non sarà che ci assomigliamo tutti, noi quarantenni di semisuccesso salpati da un corteo e approdati ad un così crasso appagamento che trascuriamo di leggere e di segnalare ai recensori i romanzi dei Giovani Scrittori? E il fatto che siano una trentina alla settimana, oramai, i romanzi dei Giovani Scrittori, dai tredici ai quarant'anni, divisi per fasce come il campionato interregionale per mettere ordine; e il fatto che ce li spediscano in lettura anche se non siamo editori né consulenti editoriali né recensori né niente altro, e in fin dei conti saremmo anche in diritto di poter dire che non ce ne frega nulla; forse che ci dispensa da una parola buona, da un cenno di risposta, magari confezionato con la tecnica Corsini: «Caro..., ho ricevuto il suo romanzo e lo ritengo interessante...»? Per dirtela tutta, Gad: Corsini mi ha fregato. La sua lettera mi ha fatto sentire in colpa. Gli ho risposto privatamente, nella più remissiva e sofferta delle maniere, spiegandogli quanto poco tempo io abbia (la famiglia, il lavoro, la salute...) e quanto stronzo mi senta ogni volta che ricevo manoscritti, poesie, memoriali, bozzetti di sculture, progetti di revisione della Variante di Valico, film in Superotto e affido al cestino il compito di ospitare ciò che la mia inospitale persona non può in alcun modo ricevere. Per questo ho invidiato il vigore - davvero da Adulto - della tua risposta al Giovane Scrittore di Sinistra. Più dignitosa della mia, che era giustificatoria e, diciamolo, poco pa¬ terna. Se siamo diventati, in età tutto sommato ancora tenera, Vecchi Scrittori (chi più, chi meno), è anche perché i nostri genitori ci hanno preso metaforicamente a sberle, dandoci così la maniera di opporci e di crescere. Tutto possiamo rimproverare, alle nostre presuntuose gioventù, tranne che essere stati querimoniosi o servili nei confronti degli adulti che ci stavano tra i piedi e tra i cui piedi stavamo. Tranne che avere lesinato dolore agli adulti che ci fronteggiavano, e a noi stessi. Oggi che tocca a noi essere adulti, ci scrivono in fotocopia per chiederci: «Ma perché dunque non mi vuoi bene? Non lo vedi che sono bravo? Non siamo forse complici?». No, non siamo complici. E se avete mire così modeste da voler diventare, da grandi, come noi altri, dovete prendere il nostro posto a spintoni, sudare, faticare, sbagliare con altrettanta applicazione. Avendo per noi perfino meno comprensione di quella poca che meritate, così persi, già a vent'anni, nel vostro ruolo di Giovani Scrittori, così orribilmente professionisti nella sola epoca della vita in cui ci si può illudere di essere felicemente dilettanti. Michele Serra Apre un caso la lettera di un esordiente e la risposta di Gad Lerner pubblicata su Tuttolibri Gad Lerner ha risposto su Tuttolibri con severità al giovane scrittore Michele Serra: «Mi ha fregato il senso di colpa»