«Mi videro rubare rame»

Mi videro rubare rame» IL TESTE DELLA BORGATA Mi videro rubare rame» Un ambulante: calci e insulti ma poi mi lasciarono andare ROMA. Dalla deposizione di Mario Cecconi, stracciarolo, rivenditore di ferraglia. «In quei giorni, come anche faccio ancora adesso, andavo in giro per trovare il l'erro. Alle cave Ardeatine c'era una discarica e io ci passavo spesso. Mi ero accorto che davanti alle grotte, dai pali del telefono, penzolavano i cavi di rame. Ci andai al mattino presto del 24 marzo, assieme a un ragazzino di tredici anni, Galliano. Ho messo il ragazzino a guardare se venivano i tedeschi e cominciai a tagliare il rame. A un certo punto Galliano mi fa segno che stava arrivando una macchina. Era una Topolino con le svastische sulle portiere. Dentro c'erano un autista, un ufficiale tedesco e uno con l'impermeabile bianco. Si vedeva che non conoscevano il posto e che guardavano a destra e sinistra. Io stavo impalato, con il 11111 rame dietro. Ho pensato: eccolo là, m'hanno visto. La macchina ha frenato, è tornata indietro di qualche metro e sono scesi l'ufficiale e quello con l'impermeabile. A me non m'hanno nemmeno guardato e sono andati alle grotte. Uno era Priebke, lo riconosco dalle fotografie di quando era giovane... «Il giorno dopo abbiamo deciso di tornare alle cave per prenderci un altro po' di rame. Era il 25 marzo. Sentivamo sparare con il mitra, sul piazzale c'era un pullman e due file di tedeschi che sparavano contro i barattoli della discarica. Sullo sfondo, c'erano due ufficiali, lo, ignaro, vado avanti. Pensavo che stavano a sparare contro i bersagli. Stavo quasi per entrare nel piazzale, quando un ufficiale m'ha visto e s'è messo a gridare. Galliano è scappato via. Io mi sono senti- «A quellfeci il romano. ma non sche cosa 'ufficiale saluto Lui urlava aprò mai a diceva» to scoperto e allora sono corso verso l'ufficiale. Ho fatto il saluto romano, cosi, anche per arruffianarmelo un po'. Quello gridava in tedesco. Io gli dico: non capire, non capire. Quello continuava a urlarmi in faccia. Poi m'ha dato uno schiaffone. Era lui. Era Priebke... «Parlavano in tedesco tra di loro. Ma che se dicevano? Bob. Mica raccontavano barzellette. Alla fine m'hanno dato un calcio e m'hanno mandato a casa, lo mi sono messo a correre. Ho recuperato le pinze che Galliano aveva l'atto cadere. Lontano c'era un contadino che stava sistemando delle frasche. "Che siete.matti? Sono tyWS-«v,,...11„,,v. due giorni che sparano", m'ha detto. Ho ritrovato anche Galliano che si era nascosto poco lontano. "Ammazza che schiaffo che te sei preso!"... Il giorno dopo non ce so' più andato, perché sennò i tedeschi '■■ ini prendevano. Ce so' andato di notte e m'hanno fregato i carabinieri... «La borgata di Tormarancia era a settecento metri in linea d'aria. Si sentivano i colpi. Noi 10 diciamo ancora oggi: ti ricordi i botti? Con la dinamite hanno fatto saltare tutto... «Galliano oggi sta benino. C'ha un lavoro, due figli. Non è 11 caso di dire il suo nome. Di portarlo qui davanti alla televisione per dire che faceva lo stracciarolo, che era un morto di faine, che andava a prendere il ferro in strada. Non mi va. Poi ai figli li prendono in giro: tuo padre faceva lo stracciarolo. Avvocato, si sa come va il mondo. Ma Galliano ha visto tutto. Anche lo schiaffo. Si ricorda bene. Pensi che noi, quando quelli della Topolino se n'erano andati, andammo pure dentro per vedere se avevano nascosto qualcosa», [fra. gri.] «A quell'ufficiale feci il saluto romano. Lui urlava ma non saprò mai che cosa diceva»

Persone citate: Mario Cecconi, Priebke

Luoghi citati: Roma