Crisi Mosca-Londra Sono tornate le spie di Fabio Galvano

BRITISH BÀSSY Eltsin caccia quattro diplomatici inglesi, Major fa altrettanto Crisi Mosca-Londra Sono tornate le spie LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 1 conti devono tornare, nella guerra delle spie. Cosi Londra espello quattro diplomatici russi, come replica alla decisione di Mosca - annunciata poche ore prima - di espellere quattro inglesi. E cosi da sempre: il principio del «pan per focaccia» ha un posto d'onore al tavolo della diplomazia ira i nemici di ieri che ancora si guardano con sospetto. Durava dal 6 maggio questa storia che ricorda i tempi della guerra fredda: in un'altalena di rivelazioni e di minacce da Mosca, di moniti e controminacce da Londra. Ma forse, sul quattro a quattro, il caso si può chiudere: nessuno, si direbbe, ha interesse ad approfondire il gioco delle rappresaglie; soprattutto dopo il ridimensionamento delle prime minacce russe (nove espulsioni). Sarebbe anacronistico. Ieri mattina, a Mosca, il vice ministro degli Esteri russo Sergej Krylov ha convocato l'ambasciatore britannico Sir Andrew Wood, per informarlo che «quattro membri dell'ambasciata» - un termine volutamente vago, qualcuno potrebbe anche non avere status diplomatico - dovranno lasciare la Russia nei prossimi giorni. Poco dopo Sir Nicholas Bonsor, sottosegretario al Foreign Office, ha convocato l'ambasciatore risso Anatolij Adamishin e gli ha consegnato una lista con quattro nomi: quelli dei russi che dovranno essere richiamati «entro la quindicina». I nomi, per ora, non emergono. Ma non contano. Si dice che ci siano, fra gli inglesi, due diplomatici che comunque avrebbero dovuto lasciare la sede di Mosca entro l'estate per il regolare avvicendamento del personale d'ani- basciata; e i russi, suggeriscono voci londinesi, sarebbero tutti agenti dell'Svr, il servizio di spionaggio estero russo, coinvolti nella raccolta di informazioni scientifiche, tecnologiche e industriali oltre che politiche ed econonomiche. I volti non contano perché, nel gioco di questi tempi supplementari della guerra fredda, l'importante sono i numeri; che devono pareggiare, come accadde nel 1989 - l'ultima «guerra delle spie» fra il mondo di James Bond e i signori del Kgb - quando undici per parte, fra diplomatici e giornalisti, dovettero fare i bagagli e tornare a casa. Tutto era cominciato con l'arresto, a Mosca, di un funzionario di medio grado del Mid, il ministero degli Esteri: colto, secondo l'accusa, durante un abboccamento con gli agenti britannici. Accusato di «tradimento della patria», e passibile quindi di condanna a morte, era stato rinchiuso del carcere di Lefortovo; e subito era cominciata la «danza delle spie». In un primo tempo Mosca aveva nrinacciatolìi espellere nove diplomatici: sarà per timore dell'«occhio per occhio», o sarà per il desiderio di disinnescare una crisi dolorosa e forse inutile, fatto ò che il pallone - dopo ripetuti e talora convulsi contatti a ogni livello diplomatico e poi anche ministeriale - si ò un po' sgonfiato. E infatti nessuno degli espulsi, sia russo sia inglese, ha avuto l'etichetta della «persona non grata»: un giorno, almeno in teoria, potrebbe quindi tornare sul luogo del presunto delitto. Quello che resta da capire è perché, su questa anacronistica guerra fredda, Mosca si sia lasciata tentare in un primo tempo dalla rutilante demagogia di sovietica memoria; per poi premere, in modo quasi imbarazzante, sul freno d'emergenza. Le due spiegazioni che si azzardano a Londra riguardano, per il primo momento, l'incerta campagna elettorale di Boris Elstin e il desiderio - suo o di un suo collaboratore - di giocare la carta del nazionalismo contro Ziuganov, ma senza valutare adeguatamente le conseguenze diplomatiche di quel gesto; j, per la frenata, il timore che una botta massiccia alle strutture diplomatiche britanniche avrebbe potuto tradursi in una rappresaglia capace di paralizzare - se non addirittura distruggere - l'apparato dell'intelligence russo a Londra. Sono comparsi, insomma, i fantasmi del 1971, quando da Uowning Street venne l'ordine di espellere d'un colpo 105 spie sovietiche; ma anche il timore che la fretta del Cremlino vanificasse gli sforzi fatti per ricreare la rete distrutta, negli Anni 80, dalla defezione di Oleg Gordevskij. Fabio Galvano Una storia di 007 e segreti scientifici e industriali come ai tempi della guerra fredda K 5 BRITISH BÀSSY > Un militare russo di guardia davanti all'ambasciata britannica a Mosca ed il premier Major In basso l'ultimo James Bond, Pierce Brosnan