La rabbia di Dini, grande deluso

la rabbia di Pini, grande deluso ... . ' . ' . ' ". . . . : : : . la rabbia di Pini, grande deluso «Questo governo non supererà la Finanziaria» I PATTI TRADITI CROMA HI io'ha visto racconta che Lamberto Dini é a dir poco irritato per l'epilogo che hanno avutole trattative sul governo. E forse qualche ragióne dalla sua ce l'ha. Nei patti dell'alleanza con l'Ulivo, come ha gridato ai quattro venti facendo arrivare la sua voce fino al Quirinale, era scrittoi che avrebbe dovuto avere una vicepresidenza del Consiglio. Ma non c'è stato niente da fare, Romano Prodi gli ha riservato solo il ministero degli Esteri. Dini aveva, poi, reclamato tre dicasteri per i suoi uomini. Invano. Infine, oltre alla candidatura di Tiziano Treu per il Lavoro, aveva avanzato quella di Gianni Billia per le Poste. Gli è arrivato, invece, il ministero del Commercio Estero per Augusto Fantozzi. «Io avevo fatto il nome di Billia» si è risentito Lambertow, e Ottaviano Del Turco, suo capogruppo al Senato, ha fornito la soluzione del «giallo»: «Fantozzi ha avuto il ministero solo perché è appoggiato dal ppi». Ma la cosa che ha fatto più male a Dini è arrivata all'ultimo: mentre lui è rimasto al palo, Carlo Azeglio Ciampi, cioè l'uomo che non ha mai amato, che appena l'altro ieri lo ha criticato per non aver dato le vere cifre del deficit, è diventato il «superministro» dell'economia del governo Prodi, sommando per la prima volta dopo trentasette anni il ministero del Tesoro con quello del Bilancio (nella storia della Repubblica solo Pella e Tambroni hanno avuto lo stesso trattamento). E questo in barba a Dini, che proprio per scongiurare quell'eventualità ha consigliato per settimane di tenere divisi i due ministeri, chiedendo «in extremis» quello del Bilancio per Fantozzi. «Il Bilancio - ha spiegato l'interessato a Prodi - richiede un lavoro molto intenso per la politica comunitaria, il Mezzogiorno e tutto il resto». Tempo sprecato, alla fine il Professore ha dato retta a Ciampi, concedendogli quel superministero dell'economia che di fatto è una mezza vicepresidenza del Consiglio, se non qualcosa di più. Insomma, peggio di così per Dini fiòn poteva andare. Ma visto che non aveva alternative, ieri mattina, prima di dire addio a Palazzo Chigi, il personaggio ha telefonato a Veltroni per dare il suo «sì». Gli è rimasto, però, l'amaro in bocca. Dopo aver toccato in questo ultimo anno il cielo con un dito, il Rospo (come è stato ribattezzato dalla satira politica) è ritornato nella situazione che ha patito per anni: quella di stare un gradino sotto Ciampi. Prima lo era in Bankitalia, quando Carlo Azeglio era Governatore e lui direttore generale, adesso lo è nel governo. E questa condizione a Dini - inutile dirlo - non va proprio giù. «Forse - ammette Del Turco - è la cosa che gli scotta di più, ma passera». Passerà? Mali... Il personaggio ha una memoria d'elefante ed è tipo che non dimentica. Di sicuro l'ha presa male. I bene informati raccontano che l'altra sera, in alcuni momenti della trattativa, Dini addirittura ha minacciato di appoggiare il governo dall'esterno. Poi, ieri mattina a cose fatte, narrano che in un momento di rabbia l'ex premier sia arrivato a dire ai fedelissimi: «Questo è un governo che non andrà oltre la Finanziaria, che D'Alema ha subito». Nel pomeriggio, invece, il personaggio si è calmato e si è messo alla finestra ad attendere gli eventi. Ma non ha mancato di rilasciare un'intervista alla radio che la dice lunga su quello che ha in testa per il futuro: «E' nelle forze del centro-sinistra che in questa fase si ritrovano gli uomini migliori per governare. Ma domani potrebbe essere diverso... Io vorrei aggregare le forze moderate per essere domani il contraltare di una forza democratica della sinistra. Penso ad un partito di centro, come i repubblicani negli Usa o i conservatori in Inghilterra...». Discorsi che seppure corredati da un'assicurazione - «questo scenario futuro non creerà turbative nell'Ulivo» -, pronunciati in questo momento fanno nascere qualche dubbio sulla stabilità del governo. Del resto Dini si sta difendendo, visto che qualche ragione per essere arrabbiato ce l'ha. Nella formazione del suo Gabinetto, infatti, Prodi si è mosso quasi con l'intento di logorare la leadership di Dini e i suoi progetti. Dei due ministri che insieme all'ex presidente del Consiglio fanno parte della delegazione di Rinnovamento Italiano, cioè Treu e Fantozzi, il primo è considerato già a metà strada tra Prodi e Dini; il secondo, invece, secondo i bene informati, sta per essere riassorbito dai Popolari. Inoltre Prodi, dicendo di «no» a Billia, cioè al candidato di Dini per il ministero delle Poste, ha raggiunto due obiettivi. Innanzitutto non ha dato un ruolo di governo all'uomo che da settimane è il tramite tra l'ex presidente del Consiglio e quei settori del Polo che sono tentati di andare con lui (a cominciare dai ecd di Mastella). In secondo luogo ha messo nei ministeri che più interessano a Silvio Berlusconi (Poste e Giustiziai due uomini di cui si fida come Maccanico e Flick: in questa situazione per dialogare, o meglio, per trattare con la maggioranza, il capo dell'opposizione sarà costretto a passare per forza per Prodi e non potrà più instaurare dialoghi privilegiati con altri personaggi, si chiamino D'Alema o Dini. Infine dando quel ruolo di primo piano a Ciampi, cioè all'anti-Dini nel governo, il nuovo presidente del Consiglio ha dato un colpo all'immagine del suo predecessore. Dopo questo trattamento per Dini sarà difficile presentarsi come l'alternativa a Prodi per la guida di un altro governo. E che malgrado i sorrisi di facciata l'«operazione anti-Dini» del leader dell' Ulivo abbia centrato il bersaglio, lo dimostrano le reazioni degli uomini di Lambertow. «Al capo ho telefonato ieri - confida Gianni Rivera - e gli ho consigliato di rimanere fuori. Questi lo hanno umiliato. Non gli hanno dato la vicepresidenza, mentre hanno dato a Ciampi il "superministero dell'economia". Ser za contare che gli hanno messo contro i socialisti di Boselli». Eh sì, «dulcis in fundo», la crisi di governo lascia anche qualche increspatura dentro Rinnovamento Italiano: Boselli voleva un ministero per Del Turco per assicurare al partito un minimo di visibilità, ma grazie ai giochi di Dini è rimasto senza niente. «E' meglio che tratti qualcun altro» è la battuta ironica che si è lasciato sfuggire ieri mattina Del Turco. E con Dini all'estero forse andrà proprio così. Non perdona a Prodi di averscelto Ciampi come superministro dell'Economia

Luoghi citati: Inghilterra, Mali, Patti, Usa