«Cendrillon» di Massenet con Gasdia e Martine Dupuy di Giorgio Gualerzi
REGIO REGIO QUELL'OPERA E' UNA FIABA «Cendrillon» di Massenet con Gasdia e Martine Dupuy le tonale" con vari pianeti che gli ruotano attorno. "Cendrillon" è una serie di universi paralleli che s'incastrano l'uno nell'altro, con arie e recitati, mai banali». Camille Bellaigue, uno degli esegeti massenettiani più obiettivi va oltre: «"L'esprit de finesse" anima l'opera e la guarda da ogni eccesso. Le frasi d'amore sono tutte del Principe ma anche di Cendrillon. La musica abbonda di ritmi, melodie, armonie, timbri, in una parola tutti gli elementi o tutte le forme sonore sono dotate di "charme" di vita, di bellezza». Sopra e nella foto in basso due immagini di scena di «Cendrillon» A destra Cecilia Gasdia protagonista dell'opera di Massenet al Regio dal I-i maggio Insomma, ancora una favola che ha alimentato i nostri sogni infantili, ma che racchiude, se ben letta, valori morali che Massenet ha tradotto in musica con estrema dolcezza. Non per nulla il terzo atto comincia con un piccolo capolavoro: Cenerentola racconta, forse a se stessa o alla Fata invisibile, la fuga dal palazzo reale. E tra voce e orchestra Massenet s'inventa una complessità di verginali sentimenti che lascia negli spettatori la gioia di aver assistito all'opera. Armando Caruso RITORNO ALLA GRANDE DOPO 90 ANNI All'inizio del secolo le cose non andarono troppo bene per «Cendrillon», titolo inaugurale della stagione 1900-01 del nostro Regio: il teatro risultò «pressoché deserto», anche se 15 recite sembran contraddire il pessimistico giudizio dell'impresario Luigi Cesari. L'opera era giunta a Torino dopo un anno e mezzo dal battesimo parigino, sulla scia di un certo successo, propiziato dalla politica di casa Sonzogno, che «Cendrillon» aveva incontrato al Lirico di Milano e all'Adriano di Roma, rispettivamente nel dicembre 1899 e aprile 1900. Interpreti al Regio dello spartito massenetiano erano due soprani presenti anche alla «prima» milanese - la francese Emma Bel-Sorel, protagonista di tutto rispetto (che Puccini avrebbe voluto per la sua Musetta), e Fanny Toresella, soprano «coloratura» di rango in¬ ternazionale qui come Fata di primissimo ordine -, un paio di mezzosoprani, Bianca Barbieri Grandi (il Principe) ed Elvira Ceresole (Madame de la Haltière), nonché il baritono Rodolfo Angelini Fornari quale Pandolphe, padre di Cendrillon. Diret tore di gran classe, oggi dimen ticato, era Rodolfo Ferrari, che nel gennaio 1903 riappare sul podio della Fenice, la penultima città italiana a rappresenta re l'opera di Massenet. L'ulti ma sarà Firenze, al Teatro della Pergola, nel dicembre 1906. Dopo novant'anni «Cendril lon» ritorna dunque sulle scene italiane, opportunamente pre ceduta da un paio di presenta zioni al Piccolo Regio, a cura ri spettivamente di Roberto Co gnazzo (già tenuta mercoledì 8) e Gianni Gori (ore 20,30 di ve nerdì 10). Giorgio Gualerzi
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