SVEGLIATI, NEMO di Oreste Del Buono

SVEGLIATI, NEMO SVEGLIATI, NEMO Catalogati 246 sogni della creatura diMcCay Per 62 volte li interruppe la caduta dal letto Da sinistra: due strisce che ruotano intorno a Little Nemo La seconda risale al settembre del 1929 fa La Principessa NA didascalia avvertiva, comunque, che Little Nemo era appena entrato nel sonno quando gli era apparso il pagliaccio. Ancora più evidente, quindi, che nella quarta vignetta della prima tavola di Little Nemo in Slumberland, il nostro piccolo eroe si muovesse nelle dimensioni di un sogno insinuatosi nel sonno. Stava venendo fuori dal letto, infatti, sorpreso e deliziato, a detta di un'altra didascalia, per quel desiderio di re Morfeo di ospitarlo nel suo regno che gli aveva comunicato il pagliaccio e per il bel cavallino che il pagliaccio gli metteva a disposizione, per approdare al più presto a Slumberland. Così continuava l'avventura. Il pagliaccio avvertiva Little Nemo che doveva stare attento a non avere troppa fretta. Ma la corsa in cielo, in camicia e sul bel cavallino eccitava Little Nemo, gli faceva dimenticare consigli, raccomandazioni, ammonimenti. L'incosciente accettava addirittura una gara con un canguro cavalcato da una bertuccia. La gara si complicava, vi s'intromettevano, infatti altri concorrenti, un can barbone cavalcato da un rospo, un maiale cavalcato da una donnola, un caprone cavalcato da una mosca. Così Little Nemo, a un tratto, si trovava sbalzato nel vuoto, il bel cavallino aveva inciampato in una stella. Che caduta rovinosa. Il nostro piccolo eroe diventava la nostra piccola vittima. Little Nemo a testa in giù e gambe in su, invocava: «Oh, papà, oh mammà...» E poi si risvegliava con la testa sul pavimento e le gambe ancora sul letto. Il primo tentativo di approdare a Slumberland era fallito. Certo il 1905, data d'inizio di Little Nemo in Slumberland sta circa a metà tra il 1900 e il 1909, ovvero tra la prima e la seconda edizione dell''Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud. Ma non è facile vedere in Winsor McCay un lettore dell'inventore della psicoanalisi. E, del resto, non ci risulta che siano stati lettori di Freud Hyeronimus Bosch né William Blake, e, tutto sommato, non è che la mancata lettura abbia nuociuto alla loro arte. Anche se avesse letto l'Interpretazione dei sogni probabilmente, Winsor McCay non si sarebbe trovato troppo d'accordo. Quella storia di non potere completare con la fantasia i frammenti incoerenti e lacunosi di sogni forniti dalla memoria e di dovere, invece, evitare il rischio di diventare artista a propria insaputa, non era assolutamente una storia adatta per lui. Lui avrebbe evitato di diventare artista a propria insaputa solo perché, artista, voleva diventarlo e, in fondo, sapeva di poterlo diventare. No, Winsor McCay non avrebbe mai riconosciuto in Freud un maestro. Luj l'aveva già riconosciuto un maestro, e non l'avrebbe mai dimenticato, nel professor John Goodeson. Professore di disegno, s'intende. Winsor McCay non ha fatto mai mistero della sua devozione in proposito. «Il professor Goodeson era un grande maestro» si può leggere in una sua vecchia confessione a Cartoons. «Insegnava solo prospet- yVta di uva e lamponi, tacchino con salsa, noccioline e cipolle, sardine e krapfen: le cene che agitano i sonni di Little Nemo, a chi non li guasterebbero? tiva, aveva raccolto intorno a sé sei allievi. La sua idea era di provar con i cani e io ero appunto uno dei cani. Allora avevo sedici anni, e, prima del quindicesimo anno, non avevo visto un'automobile né la luce elettrica per le vie di Spring Lake, Michigan dove sono nato. Ma a me importava unicamente disegnare. Il professor Goodeson morì senza consegnare alle stampe il suo pensiero. Però ricordo bene quello che disse di me una volta: "Se questo giovane non fumasse tante sigarette, si sentirebbe parlare di lui". Proprio così. Ogni successo che posso avere avuto lo attribuisco all'insistenza del professor Goodeson nell'insegnarmi prospettiva...». Winsor McCay aveva cominciato a lavorare come pittore di insegne per un circo. Donne barbute, mangiatori di spade, attrazioni del genere, un mondo che sapeva di residui di un sogno male avanzati al ri¬ sveglio. Pubblicità spicciola. Poi il Cincinnati Times Star gli aveva fatto una proposta. Era diventato illustratore di cronaca. Nozze, cerimonie, processi, fatti vari, un mondo che sapeva della desolazione di un risveglio da un sogno fallito. I due mondi tra i quali lui si sarebbe trovato sempre a operare: quello del sogno in cui tutto avrebbe potuto armonizzarsi nella fantasia persino la paura e quello del risveglio in cui tutto avrebbe dovuto assoggettarsi alla realtà, persino la fantasia. Per unirli in qualche modo, i due mondi, usò la prospettiva con accanùnento, amore, fede. «Se avessi da fare scuola a qualcuno, gli metterei davanti un cono, una sfera, un cilindro e un cubo e gli direi di disegnare solo queste cose per un mese e poi per un altro e un altro mese ancora. E, se il mio allievo avesse imparato a disegnarle bene, sarebbe stato in grado di disegnare pure i fumetti...». Quando un altro giornale di Cincinnati, l'Enquirer gli chiese se se la sentisse di disegnare una tavola per il supplemento domenicale, lui era più che pronto. Arrivò presto a produrre fumetti con grande foga e per il New York Herald con cui aveva un contratto di esclusiva e per altri giornali, ricorrendo a pseudonimi. Con lo pseudonimo Silas firmò nel 1904 sull'Evening Telegram, una specie di prova generale di Little Nemo in Slumberland; la serie Dreams of a Rarebit Fiend ovvero incubi di un divoratore di crostini al formaggio. Già qui si occupava di sogni, facendo trionfare la prospettiva come modo per legare sogno e risveglio, desiderio e realtà sia pure nell'effimera coesistenza di una tavola a colori per un supplemento domenicale di quotidiano. Quando apparve per la prima volta, Little Nemo aveva cinque anni. Esattamente l'età di questo sciocco criminoso secolo ormai vicino alla fine. Era un bambino snello con certi capelli spesso arruffati, lineamenti minuti e graziosi. A giudicare dalla sua casa, dagli abiti e dalle abitudmi dei genitori apparteneva a una famiglia benestante. Vivevano nella stessa casa il padre, la madre, il nonno e la nonna e uno zio dedito a quotidiani esercizi di ginnastica. Tutta gente molto posata e rispettabile, persino un poco troppo vecchia a confronto con l'età di Little Nemo. Little Nemo andava a letto la sera alle nove in punto, in camicia da notte regolarmentare, scivolava nel sonno con docilità. Il suo sonno, però, veniva immancabilmente agitato da sogni straordinari. Sognando, Little Nemo parlava ad alta voce, salutava, parlamentava, discuteva, rideva, piangeva, gridava, invocava, facendo frequentemente accorrere dalla camera accanto i genitori che lo svegliavano per rimproverarlo. In buona parte dei casi, comunque, svegliarsi o essere svegliato per Little Nemo era un sollievo. Su 246 suoi sogni straordinari esami- Little Nemo e (sotto) Impie nati per una grossa raccolta edita per Garzanti nel 1969,74 volte il ritorno alla realtà è accolto con gioia, 46 volte interrompe una trama non sgradita e lascia un certo rammarico, 62 volte si svolge tra indifferente pigrizia e relativo stupore, 64 volte è provocato direttamente dalla caduta dal letto. Un simile avvenimento, anzi, si ripete talmente che finisce per non preoccupare più alcuno. Alla trentesima caduta, Little Nemo informa con la serenità di un vettraiio i genitori sconcertantemente negligenti: «Non è nulla mammà, sono caduto dal letto». Alla cinquantesima caduta il padre commenta: «Un giorno o l'altro questo ragazzo si romperà il collo». Ma non ha affatto l'aria di prendersela. Qualche volta, è vero, anche i negligenti genitori provano a chiedersi cosa possa mai rendere così agitato il sonno del figlio. Ma si rispondono in fretta, come per non pensarci più. Secondo loro, in genere, la causa dell'inquietudme notturna è da cercarsi in quanto d'indigesto Little Nemo ha mangiato a cena. E si forniscono e ci forniscono elenchi sbalorditivi di roba ingurgitata dal figlio. Torta di uva e lamponi e tacchino con salsa, noccioline e cipolle, sardine e krapfen, eccetera. Se i genitori gli consentono di mangiare roba simile, è naturale che Little Nemo non dorma bene. Chi di noi ci riuscirebbe? Oreste Del Buono I RARTF.ZZAGH1'

Luoghi citati: Cincinnati, Michigan