PAGATI PER LEGGERE BEI TEMPI PERDUTI

IL CONSIGLIO IL CONSIGLIO di Inge Feltrinelli CONSIGLIO / cento sensi segreti di Amy Tan. Questa scrittrice sinoamericana rappresenta oggi in America quello che in Inghilterra è accaduto negli Anni Ottanta, quando dalle aree più periferiche dell'impero e ai margini della cultura di lingua inglese si sono levate le voci di Salman Rushdie, Hanif Kureishi, Ben Okn o di Timothy Mo, ormai padroni dell'uso della lingua e capaci di rivaleggiare con i loro maestri. Sta accadendo qualcosa di analogo negli Stati Uniti con l'affermarsi di autori appartenenti a delle comunità non bianche. Amy Tan è stata un precursore e un leader per tutta una nuova generazione di scrittori in Usa che hanno uno stile talmente forte e vitale da non apparire omologabile con la cultura americana e che pure proprio in America riscuotono un enorme successo. ITIAMO, ormai di continuo, Debenedetti; mettiamo sempre più spesso sulla graticola Contini; Pasolini è il punto di riferimento (comodo) per tutti, tra i viventi si arriva al massimo a Segre, a Pampaloni: il resto è silenzio o rissa. Ma chi è il critico letterario militante, oggi in Italia? Conta, non conta; è morto «di politica», come ha detto al Corriere della Sera Giulio Ferroni? Dove sta la critica tra i due poli classici, oggi sempre più divaricati ma sempre più strettamente connessi, l'accademia e il mercato? (Sarà questo il tema del convegno organizzato da Tuttolibri al Salone). E' ancora capace di offrire un frutto di libertà e rigore, miscela sempre più rara ed esplosiva, o naviga nel liquido amniotico dell'indifferenza? «E' evidente che la critica non deve stare né con l'accademia né con il mercato», dice Stefano Giovanardi. Meno che mai nelle aule di quell'italianistica sussultoria della recente polemica Asor Rosa-Ferroni. Poiché, come ci ricorda Alfonso Berardinelli, «la critica, sempre più scandalosa della lezione, richiede un tipo d'impegno a discutere, selezionare, valutare assente dall'università». Vista poi l'opinione di Garboli sulla medesima: «Non c'è niente per me di più deprimente dell'Università italiana, forse soltanto gli ospedali...», meglio prendere le distanze. «Tanto più - aggiunge il transfuga Berardinelli - che gli accademici in genere non hanno "gusto" o uccidono il "giudizio di gusto" ritenendolo inferiore, il che poi non gli impedisce di dedicarsi a sparate brutali e immotivate». L'OPITroppo ligPERSONALMENTE io ho seca letteraria almeno un cenin questo lamento funebre ci siche la critica come genere letteche aveva una volta. Questo ddeclino del libro, i libri si vendonso fino a che punto si leggano egiudizio di qualche critico. Forcritica cinematografica. Quanto al rapporto tra accaddizionata in percentuale altissimsto fenomeno rappresenta una l'esercizio critico o se stiamo se «Ma la verità - e questo è il punto centrale dell'osservazione di Giovanardi - è che la critica letteraria è oggi espulsa sia dall'università che dal mercato. Due "mondi" in crisi, pur diversamente. Dopo la fioritura di studi degli Anni 60-70, strutturalismo, post-strutturalismo, decostruzionismo, il dibattito che aveva funzionato da antidoto alla vecchia critica paludata, si è impantanato anche su scala internazionale. Così, nella ricerca, assistiamo ad un'impasse metodologica, grazie alla quale è tornato in auge il nostro antico storicismo. E' un problema che rispecchia alla fine il male dei nostri atenei. Di qui, sempre più numerosi gli storici della letteratura, sempre più esigua la pattuglia della critica militante della quale peraltro il mercato dimostra di fare tranquillamente a meno. L'editore si rivolge al critico solo per i premi. Ormai la critica non costituisce più un passaporto per il libro e il suo autore. Oggi il passaporto, come tutti sappiamo, è la tv». Siamo, dunque, alla frutta? Che la condizione di critico in Italia sia obiettivamente difficile non è una novità. «Le motivazioni vengono da lontano, affondano nella "politica" della scuola dove tutto è saltato - dice Arnaldo Colasanti - e anche le sinistre lì hanno fallito; mettono a nudo l'anomalia di una "macchina" culturale per così dire orizzontale (quali sono i maestri, quali supplenti nel bene e nel discutibile, rispettivamente di un Pampaloni e di un Guglielmi?). Sicché, come diceva Saba, "non potremo mai arrivare al parricidio, solo al fratricidio". Ma io credo che in una società complicata e radicalmente difettosa come la nostra la funzione del critico resti importante, non per nulla assistiamo all'avanzata di alcune pattuglie forti, vedi gente come Trevi e Manica, Perrella e la Nedda. La condizione è che si vogliano trarre da un libro, strumento indispensabile per capire la vita, gerarchie di valori e non gerarchie di poteri». La «disponibilità ad "ascoltare" mantenendo un proprio modello di mondo», il rispetto dei testi letterari «non manipolabili» (ovvio riferimento alla linea decostruzionistica «elaborata peraltro da gente che la sa lunga»), la consapevolezza «di avere sempre a che fare con i problemi essenziali», quindi «umiltà»: disegnato questa sorta di identikit Giulio Ferroni non crede che il suo critico «ideale» possa poi tanto facilmente sottrarsi ai veri corni del dilemma, la riproduzione del sistema accademico da una parte e la linea estetizzante «del cuore in mano» dall'altra, pericolosa almeno quanto la prima; né gli pare auspicabile, rischio che Ferroni vede abbastanza nella critica giovane, «scegliere una sola Si può ancora offrire un frutto di libertà 1 rigore o si è «morti di politica»? Un nostro dibattito e un'inchiesta tra i «professori» L'OPINIONE ~ Troppo ligi al Potere PERSONALMENTE io ho sentito decretare la morte della critica letteraria almeno un centinaio di volte. Debbo pensare che in questo lamento funebre ci sia qualcosa di giustificato. Può darsi che la critica come genere letterario non abbia più le motivazioni che aveva una volta. Questo dipende da infinte ragioni. Intanto il declino del libro, i libri si vendono, si pubblicano, si comprano, non so fino a che punto si leggano e non so nemmeno a chi interessi il giudizio di qualche critico. Forse è più legittimata dal mercato la critica cinematografica. Quanto al rapporto tra accademia e mercato, penso ne sia condizionata in percentuale altissima. Bisognerebbe chiedersi se questo fenomeno rappresenta una corruzione e un inquinamento dell'esercizio critico o se stiamo semplicemente assistendo a un cambiamento culturale di cui ci sfuggono non solo le ragioni ma persino le coordinate. Siamo inflazionati dal listino dei libri più venduti, da classifiche e graduatorie. Penso che un problema da affrontare sia più modesto di quello dei destini della critica. Penso sia quello del giornalismo culturale. La società è cambiata, i mezzi di comunicazione si sono sviluppati fino a raggiungere una sorta di gigantismo incontenibile. La mia opinione è che l'informazione culturale faccia gli interessi di alcuni poteri costituiti: la case editrici, i baronati universitari e quei gruppi o semplicemente intrecci di relazioni politico-mafiose che di intellettuale hanno solo il nome. Cesare Garboli delle due strade». Dilemma non esclusivamente italiano, basti pensare alla critica americana fortemente divisa sui due poli. La realtà è che la critica italiana è afflitta da una sua speciale debolezza: «Una viltà culturale - spiega Berardinelli - derivante da quella subalternità, quel masochismo del nostro carattere nazionale danno¬ sissimo anche in campo scientifico e letterario, direi sempre più accentuato. Questo spiega perché 15 anni fa è mancato in Italia il dibattito, fondamentale, sulle avanguardie nonostante qualcuno, Brioschi, Di Girolamo, io stesso, avesse tentato di innescarlo. In Italia si prendono sul serio, giustamente, i Todorov piuttosto gli Stei¬ ner, ma non quello che noi diciamo. Così importanti testi critici usciti in questi anni non hanno provocato nessuna discussione approfondita come quelle celebri tra Fortini e Cases, e neppure le scelte estreme di Asor Rosa hanno acceso le micce.se non di un inutile pettegolezzo sui salvati e i sommersi. Tutto questo chiama in causa direttamente anche i media: per la assoluta mancanza di osmosi tra quotidiani o supplementi letterari e riviste di critica che decreta a medio o lungo termine la morte di queste ultime; per l'uso ormai quasi esclusivamente come richiamo strillato che la carta stampata fa del libro, merce sempre più in pericolo. In conclusione, è evidente che sta chiudendosi un'epoca, che il sistema gutenberghiano come veicolo globale ha perso la sua funzione, che grazie alle nuove strade elettroniche, forse avremo universi paralleli. Ma credo altrettanto che la "voglia di critica" sia senza fine: de gustibus est diputandum...». Per ora comunque si può ancora, anzi si deve, come dice Ferroni: «Arrabbiarsi per un libro». Mirella Appiotti PAGATI PER LEGGERE BEI TEMPI PERDUTI 0 avuto la ventura di conoscere uno degli ultimi dinosauri di redazione, un critico letterario. Parlo di un critico «en titre», pagato allora dalla «Gazzetta del Popolo» perché leggesse i libri e ne scrivesse a sua discrezione. Si chiamava Lorenzo Gigli e, un poco per svago, più per probità, veniva ogni giorno a lavorare al giornale. Aveva la sua formazione, 1 suoi «dada» (la bussola lontana continuava per lui a essere Sainte-Beuve). Ma garantiva ai suoi assoli, insieme a una solidissima cultura, coerenza di gusto e di giudizio. Perché ricordo quel vecchio arguto, claudicante dietro un bastone di malacca, sopraffatto da pacchi ed epigrafi dedicatorie? Per illustrare una condizione oggi per più versi improponibile. Non soltanto per la quantità dei titoli immessi sul mercato, tali da sfuggire all'attenzione di un solo critico. Ma anche perché, siamo giusti, a nessun giornale verrebbe in mente di dare lo stipendio a un signore che passa il tempo a leggere. E' solo un esempio dell'enorme malinteso che grava sul libro. Mai come ora i giornali gli dedicano tanto spazio, anche se riluttano, con poche eccezioni, a rispettarne la specificità. Si tende a mettere in luce il suo rapporto con l'attualità - politica o di costume -, si indaga sulla vita più o meno pittoresca dell'autore, pressoché ininfluente per la valutazione dell'opera. Si succedono così le interviste, le opinioni carpite telefonicamente a esperti distratti o saccenti, le anticipazioni, gli scoop! Mentre il libro che abbia ambizioni creative nasce fasciato di silenzio, vive di superba inattualità. Gli stessi scrittori aiutano a perpetuare l'equivoco quando, incapaci di pagare il prezzo della fedeltà, si abbandonano precocemente ai piagnistei e alle impudiche rivendicazioni. Non abbiamo sentito qualcuno invocare una soli- LE VIE DEL MONDO viaggi d'autore La nuova collana di Guide letterarie del Touring Per conoscere il inondo attraverso ocelli e la voce dei più autorevoli viaggiatori di tutti i tempi Prossimi titoli: Rajasthaii Persia Shanghai Praga Dal 10 maggio ogni 2 mesi nelle migliori librerie riUUI' Touring Club Italiano darietà critica di tipo generazionale? Condannando la letteratura a una stagione effimera; costringendo, pazienza se stessi, ma un Petrarca o un Boccaccio agli abiti stretti della contemporaneità. Certo, restano aperte altre questioni. Ha senso per esempio parlare di libri a chi non legge libri? La domanda può assumere una desolata coloritura epocale, mettere in forse la civiltà della scrittura. O, più modestamente, circoscrivere l'ambito di chi è interessato comunque ai libri, ricavandone indicazioni sul più conveniente avvicinamento critico. Teniamo pure conto dell'universo variegato dei lettori, dell'inevitabile carattere corsivo della critica militante (una dispersa, frustrata milizia). Ma fino a che punto si deve privilegiare l'informazione, lo smontaggio del testo, l'esercizio di una attraente, parassitaria scrittura? Sono problemi che ciascuno risolve affidandosi alla sua preparazione e al suo temperamento. Basti almeno che il parlare di libri non si risolva in un futile, improduttivo parlar d'altro. Lorenzo Mondo GENNARO COSTANZO ... era il mio capo ma anche il mio servo; ho avuto da lui carezze mai avute. Mi sentivo protetta come da un padre, felice perché era il mio amante, sicura come vicino a un marito fedele. Con lui... Un romanzo di idee che scorre come una poesia. fife RIPOSTES EDITORE 190 Pag. £. 13.000 95 tintinnii L«f n CD-ROM,

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