MORANDI Voce d'Italia
Il tour dell'anno: il cantante entusiasma migliaia di spettatori nei palasport Il tour dell'anno: il cantante entusiasma migliaia di spettatori nei palasport MORANDI Voce di TORINO. «Il passato non potrà / tornare uguale mai...». Luce azzurra sul vecchio ragazzo in abito scuro. E silenzio tutt'attorno, silenzio fatto di novemila silenzi, novemila pensieri che rincorrono giorni andati, gioie e dolori e ricordi dulcamari. Se ha un senso, il concerto di un ragazzo che come noi amava i Beatles e i Rolling Stones, allora il senso è in quell'attimo sospeso che accompagna Gianni Morandi quando la band accenna le prime note, e subito esplode in un coro di novemila voci, «uno su mille ce la fa / ma com'è dura la salita». Perché un senso dovete ben cercarlo, per capire cosa stia capitando in quest'Italia alle soglie dell'estate 1996 che riempie i palasport per sentirsi ripetere le canzoni di estati lontane, «sui monti di pietra può nascere un fiore / in me questa sera è nato l'amore». «La vita è come una marea / ti porta in secco o in alto mare...», e le ragazzine hanno le lacrime agli occhi, lacrime di felicità perché un nonno di cinquantanni canta le canzoni che fecero innamorare i loro padri, e le loro madri. Padri e madri che sono lì anch'essi, in quest'incredibile festa di gente; e sono donne e uomini che nascondono nell'anima i lividi della vitamarea, e riconoscono in quel coetaneo il compagno di strada, l'amico che li ha accompagnati per una strada infinita, dalle speranze degli anni belli, juke box e vespini, alla fine di questo secolo strambo. E si lasciano andare. E' tutto a posto, adesso. Straordinario concerto, che Gianni Morandi - per la prima volta nella sua carriera - porta non nei teatri, bensì nei palasport, dove si presume s'accalchino le folle del rock. E mentre le folle del rock si prendono ben guardia dall'accalcarsi al richiamo di idoli decotti, la gente comune - professionisti e impiegati, studenti e operai e commesse e famiglie - si sobbarca il rito giovanile della coda ai cancelli, della disperata ricerca del biglietto, dei cori, dei cuoricini luminosi, delle ole frenetiche. Straordinario concerto, certo. Morandi è ai vertici delle sue capacità d'interprete. Lo accompagna una band splendida. Il figlio Marco gli fa da seconda voce, ed è impressionante perché ha la voce del papà. E Deborah Johnson, la vocalist, non lascia rimpiangere Barbara Cola. Deborah è figlia di Wess, ricordate Wess e Dori Ghezzi?, e tra il pubblico la gente sente un frisson: persino Wess e Dori Ghezzi, stasera, hanno il colore del ricordo che cambia in meglio. Ma nulla spiega le platee l'altra sera al Palastampa di Torino, sabato e domenica al Forum di Assago, e poi a Bologna, sempre tutto esaurito, successi da paura - travolte in una sorta di autocoscienza collettiva, urlo d'amore per quel giovanottone di mezzo secolo che canta l'amore. Se vuol lanciare messaggi duri, Gianni lascia l'incarico ai sodali: nell'intervallo il batterista, che si chiama Ezio Zaccagnini ed è napoletano, va sul palco e dice «la musica unisce, cerchiamo di tenere unita quest'Italia», così Morandi bolognese e figlio di ciabattino comunista fa sapere al suo popolo che queste storie di secessione mica gli piaccion tanto. Però non fa comizi. Non è uno da comizi. «Non ho barato né bluffato mai / e questa sera ho messo a nudo la mia anima», canta Gianni Morandi, e forse lì sta il segreto. Loro sanno. Lo sanno le signore che nel pomeriggio sono andate dalla pettinatrice a rinfrescarsi la tinta; lo sanno i signori con l'occhio lucido sotto il sopracciglio austero; e lo sanno le ragazzine che non c'erano quando la fisarmonica suonava per ricordare un amore, e tremano ora di nostalgia per un passato che non gli appartiene, perché «Fino alla fine del mondo», anno 1995, e «Andavo a cento all'ora», anno 1962, per un adolescente son la stessa cosa, semplicemente canzoni di Gianni Morandi, idolo di oggi. Tipo Take That, però più alla mano. «Questa sera ho messo a nudo la mia anima / Tu non sai che peso ha / questa musica leggera», e ciascuno si sente parte della storia. Il Palastampa vibra d'energia. Morandi la respira e la restituisce. Si gasano a vicenda, lui e il pubblico. «Adesso vi faccio cantare», acchiappa la chitarra e attacca, «occhi di ragazza, se vi guardo vedo i sogni che farò», occhi danzanti, li abbiamo perduti e ritrovati mille volte, e adesso quel vecchio ragazzo sta riportando tutto a casa. I nostri ieri e i nostri oggi. Tutto. Gabriele Ferraris Band splendida, il figlio Marco come seconda voce e un'infilata di successi antichi e nuovi. In platea ascoltatori di ogni età e tutti visibilmente commossi Marianna Morandi che l'anno scorso ha reso nonno l'eterno ragazzo della canzone italiana Gianni Morandi in un momento del concerto al Palastampa
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