«Perseguitato da una catena di invenzioni»

«Non so nulla «Perseguitato da una catena di invenzioni» Andreotti: così si offende anche la memoria di Dalla Chiesa . LA REPLICA DI GIULIO AROMA NCORA il caso Moro? Ma è una di quelle faccende periodiche che vengono tirate fuori a cicli e che, fra l'altro, mi sembra profondamente irrispettosa nei confronti della memoria del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Poi, la storia è sempre la stessa, tutta inventata e priva di fondamento: il povero Dalla Chiesa sarebbe stato una sorta di servitore poco fedele dello Stato, che tratteneva per sé documenti nella cassaforte per tenermi in pugno... Non soltanto sciocchezze del tutto gratuite, ma anche offensive...». Eccolo lì, Giulio Andreotti. Si è ripreso. L'operazione al naso lo ha riportato alla vita senza emicranie, e vive il suo, i suoi processi, come una partita con la storia, più che con i giudici. Indossa il suo solito cardigan blu, siede alla sua solita scrivania, è ironico e sarcastico come e più del solito. Eppure, senatore, tutti seguitano a indicarla come un Belzebù. I gladiatori riuniti in congresso l'hanno accusata di aver sciolto Gladio quando ha visto che era stata trasformata in uno strumento di lotta contro Cosa nostra... «Altra cosa senza senso». Bè, guardi che fa un certo effetto. «La guardi dal punto di vista della legalità. Quella organizzazione esisteva in quanto era ritenuta possibile una invasione dall'Est». Del tutto ipotetica... «Mica tanto: il nuovo primo ministro ungherese Antal mi ha raccontato che l'esercitazione che fece come soldato di leva consisteva, ai suoi tempi, nell'occupazione della Valle Padana. Dunque, caduto il Muro decidemmo di sciogliere la Gladio». Chi eravate? «Facemmo una riunione con i capi militari, la polizia e i ministri e chiedemmo di sapere tutto per riferirne in Parlamento. Questo accadde a novembre...». Accadde soltanto in Italia. Lei si precipitò a fare ciò che altrove nessuno fece... «Ma noi siamo noi e gli altri sono gli altri. Io poi ho parlato con gli altri colleghi, in seguito, e nessuno si risentì...». Sui giornali si lesse il contrario. «Ma a me nessuno disse mai nulla, non è mai esistito un rimprovero per lo scioglimento di Gladio». I gladiatori sostengono che lei li ha dati in pasto all'opinione pubblica, che non aspettava altro per spiegarsi le trame della strategia della tensione. «Loro ci rimasero male perché fu messa in dubbio anche la legittimità dell'organizzazione, lo capisco, ma noi facemmo fare una memoria sulla questione all'avvocato generale dello Stato Azzariti». II generale Inzerilli, comandante di Gladio, l'ha attacca- ta anche in televisione: ha detto che lei ha bloccato l'attività antimafia. «Inzerilli partecipò alla riunione di novembre, quando decidemmo di sciogliere Gladio. Soltanto più tardi venne fuori una circolare precedente, che risaliva al mese di agosto, in cui si assegnavano compiti antidroga alla Gladio. E noi ci restammo malissimo, perché ci facevamo la figura di quelli che mentono al Parlamento». Loro dicono che lei sapeva benissimo di quella circolare. «Falso. C'era stata una circolare dell'ammiraglio Martini, direttore del Sismi, di cui sapemmo soltanto dopo. Ma in ogni caso non si poteva ammettere che l'attività antimafia si svolgesse con una struttura clandestina: possono esistere gli informatori clandestini, ma non una struttura clandestina». Lei pensa che questa gente sia in malafede? «No, non credo. Penso che siano molto amareggiati. Ma questo non li autorizza a dire, come hanno detto, che esisteva una seconda organizzazione clandestina e di responsabilità di elementi dei servizi in fatti di terrorismo, beh... Sant'Iddio, ma loro fanno parte dei servizi, il generale Inzerilli era un dirigente e se queste cose sono vere devono essere dette, denunciate, documentate, oppure sono solo polemiche, ma allora per loro diventano un boomerang...». La accusano di aver confuso, per un lapsus, la data di scioglimento dei nuclei di difesa dello Stato, con lo scioglimento della Gladio. E quindi di essere al corrente di una seconda organizzazione clandestina autrice di attentati e stragi- «No, nessun lapsus. Ci fu una data di smantellamento dei depositi della Gladio e un'altra data per lo scioglimento». E della seconda organizzazione segreta? «Non soltanto non ne so e non ne ho mai saputo nulla, ma se qualcuno sa, ha il dovere di dire subito tutto e di dirlo al magistrato. Questo uno si aspetta, non le polemiche a un convegno». Ma perché non volle che questa sezione di investigatori di alto livello si battesse contro la mafia? «Ma che discorsi! Per lottare contro la mafia ci sono le organizzazioni previste dalle leggi, non quelle clandestine. Ci deve essere una legge, una tutela, un controllo del governo, del Parlamento, mica si può l'are una circolare così, che dice per via interna che da oggi noi ci occupiamo di un'altra cosa». I gladiatori dicono di aver formato un comitato per la ricerca della verità per fornire elementi al giudice Salvini. «E che Dio li benedica. Se sanno o scoprono qualche cosa, facciano quel che devono. E si1 sapevano prima, dovevano dire prima. Parlo degli ufficiali che fanno parte dei servizi, naturalmente». Torniamo al suo processo di Palermo. Che cosa pensa di Badalamenti? «Io sto al verbale dell'interrogatorio che gli ha fatto il giudice Cardella, in cui dice che Buscetta non sa nulla sul mio conto e che non e vero quel che dichiara. Vede, i miei due processi nascono dalla dichiarazione di Buscetta: anche per quello del delitto Pecorelli...». Buscetta dice chiaro e tondo che lei è il mandante. «No, nelle varie versioni lui non dice mai che io ho detto: uccidete Pecorelli. No, parla di fare un favore, un suo concetto strano di favore. Al processo ha ammesso che la sua era una deduzione. E poi di nuovo si cerca di gettare nuove ombre sulla vicenda Moro». Lei può negare che esistessero carte segrete che aveva Dalla Chiesa e che la riguardano? «Io non ho mai saputo né visto carte segrete. Quello che so, invece, è che i giudici di Milano escludono che sia stata possibile l'asportazione del primo rinvenimento delle carte dal covo di via Montenevoso». Che effetto le fa guardare la sua vita a ritroso, una vita nel corso della quale lei è stato indicato come Belzebù, il diavolo che sta dietro ogni fattaccio e mistero? «Io ho 51 anni di vita parlamentare e in definitiva poi le accuse che mi fanno sono sempre le stesse: ha conosciuto Sindona, ha conosciuto Calvi...». Infatti lei è famoso per le sue frequentazioni rischiose. «Bè, se è per questo ho conosciuto certamente più persone non discusse che persone discusse. E nessuno mi ha potuto accusare di aver lucrato ricchezze. Molte chiacchiere, è vero, ma tutte prive di contenuto». Tuttavia c'è gente, anche fra chi la conosce, assolutamente convinta che lei sia Belzebù. «Io questo non lo so. So però che il povero Chiaromonte, comunista, ha scritto questo libretto in cui si parla di un incontro a casa del segretario siciliano del partito comunista, Michele Figurelli, insieme a Leoluca Orlando e Giovanni Falcone in cui si racconta che Orlando dice cose molto pesanti sul mio conto, mentre Falcone mi difende, siamo nell'estate dell'ottantotto: di Andreotti, dice, non si può parlare senza tener conto della sua personalità politica, del prestigio di cui gode all'estero, e senza alcuna prova nei confronti. Ecco quello che diceva Falcone a Leoluca Orlando». Ma se lei fosse innocente di tutti i reati che le addebitano, allora che cosa vorrebbe dire? Che esiste un complotto, una grande regia, un addensamento di ostilità? «Ah, non lo so. Anche una convergenza di inimicizie, del tutto comprensibile per uno che ha vissuto in una certa posizione». E l'amico americano? Non.è vero che non le perdonano, oltre alla rivelazione di Stay Behind, anche l'Achille Lauro? «Guardi, sono tutte storielle che si sono lette sui giornali e basta, non c'è nulla di nulla. Io difatti mi sento abbastanza tranquillo, anche se sono passati già tre anni dall'incriminazione, siamo al processo e abbiamo quattrocento testimoni da sentire e finora ne abbiamo potuti vedere soltanto quattro, benché qualcuno importante come Buscetta. Ora, che vuole, io ho settantasette anni e avrei molto piacere di chiudere la mia esistenza dopo aver visto la conclusione definitiva di questa storia». Belzebù ha dunque una coscienza angelica? «Lasciamo stare gli angeli: io comi! vede sono tranquillissimo perché ho la coscienza a posto. Ho fiducia nei giudici e aspetto». Come dorme? «Dopo l'operazione? Molto meglio. Donno molto più di prima». Paolo Guzzanti «Buscetta non ha mai dichiarato che io ordinai di uccidere Pecorelli» «Per lottare contro la mafia ci sono le organizzazioni regolari, non le clandestine» «I gladiatori se sapevano qualche cosa dovevano parlare subito, non aspettare» A sinistra Giulio Andreotti «Non so nulla dell'esistenza di una seconda Gladio ritenuta segreta» «Per lottare contro la mafia ci sono le organizzazioni regolari, non le clandestine» «I gladiatori se sapevano qualche cosa dovevano parlare subito, non aspettare» A sinistra Giulio Andreotti Nella foto grande la coite che giudica Andreotti. A sinistra Aldo Moro. Sotto Renato Squillante e II generale Dalla Chiesa «Contro di me una convergenza di inimicizie incomprensibili Ma io non ho colpe»

Luoghi citati: Falcone, Italia, Milano, Palermo