Il tradimento del Paradiso di P. Cor.

Il tradimento del Paradiso Il tradimento del Paradiso Montecarlo, dalle feste alle manette LE TAPPE DEL BLITZ TRADITI da Montecarlo. Quello che gli uomini Fininvest mai e poi mai si sarebbero aspettati dalla città tanto amata grattacieli, motoscafi, pupe, soldi esentasse, notti stellate e casinò era di ritrovarsela complice di due arresti, il Gironi e il Moranzoni pescati alla mattina presto con le valigie piene e gli occhi vuoti. Non solo. Con estrema perfidia onomastica i magistrati milanesi che in queste ore vanno rastrellando gli uomini d'oro arcoriani, hanno intitolato, proprio a lei, l'intera retata che toglie il sonno a Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri. Per l'appunto: «Operazione Montecarlo». Eppure. Ogni settembre - dai nebbiosi bunker padani che fanno il fatturato - i 700 cacciatori di spot scendevano al sole di Montecarlo per la più attesa delle Convention: Publitalia 80, parata di stelle Fininvest, benedizione di Marcello Dell'Utri ai suoi guerrieri, distribuzione dei prèmi di produzione, e brain storming collettivo per le nuove pareti da scalare, le nuove solitarie da aprire, verso le vette più vette della Televisione Commerciale. Ma appena al di là delle vetrate lucidissime del Loews Hotel: il mare blu della rada più lussuosa d'Europa, l'onda rilassata che fa danzare i panfili delle principesse che hanno piedini inadatti a tutti i marciapiedi del mondo meno che a questi, pulitissimi e fioriti di Montecarlo. E i cacciatori, nell'ora notturna della ricreazione, erano tutti lì, sui marciapiedi che curvano nella salita verso il Casinò assediato dalle RollsRoyce e dalle Jaguar, dove i portieri in livrea amaranto non accettano meno di cento franchi per farti un sorrisetto. Uno spettacolo vederli in gruppo, coi loro vestiti da fotoromanzo, salire per dare un'occhiata all'Hotel de Paris, dove solo i grandi capi Fininvest si toglievano lo sfizio di buttare 1800 franchi a notte, per bersi un Tom Collins nei bicchieri diamante che piacciono ai ricconi. E ai giocatori. Così il saltellante Emilio Fede, che al de Paris ci passa le notti dei weekend a farsi smagrire il reddito dai tavoli verdi dei prive, nei giorni della Convention era l'anfitrione di tutti, allegro come un'acciuga in mare aperto, ma coi tempi sempre saltellanti: «Adesso, se permetti, andrei a fare una puntatina». E non c'era rito più emozionante di quello che concludeva il sogno periodico - lì a Montecarlo -, la notte finale che andava in scena tra gli specchi dello Sporting, tutti e 700 in smoking, le signore in lamé, nel salone rotondo, soffitto a volte mobili, candele baluginanti sui cento tavoli bianchi, dove venivano educatamente spolpate le aragostine à la mayonnaise. Nelle notti dei tempi d'oro veniva Lucio Dalla a cantare per loro. E le ballerine brasiliane a danzare. Mike Bongiomo, appoggiato il tovagliolo di lino, saliva sul palco per dire: «Siete una magnifica squadra, allegria», e Silvio Berlusconi, tenendosi accanto Fedele Confalonieri e Marcello Dell'Utri, passava tra tutti i tavoli per dire: «Buona serata, divertitevi», oppure: «Mi raccomando, continuate cosi», oppure: «Tutto bene, ragazzi?». Quella era Montecarlo: una Milano 2 moltiplicata per mille, una finzione tanto perfetta da sembrare un Principato vero, con gli oleandri fioriti e le guardie che sorridono. Allora sì, le slot machines potevano pure restituire qualche franco, e la collega concederei a un bacetto stellato. Tanto era tutto un sogno. Chi si sarebbe mai immaginato che proprio lì, una mattina di maggio, sarebbero arrivati un poliziotto, un'ordinanza, le manette? E non per gioco. [p. cor.]

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