«Un ritorno al passato» di Enrico MentanaGuido Tiberga

«Un ritorno al passato» «Un ritorno al passato» Mentana: dov'è il Paese normale? IL DIRETTORE IL DIRETTORE DEL TG5 FIDUCIA nella giustizia», dice Enrico Mentana nell'editoriale con cui ha aporto il Tg5 di ieri sera. Un'editoriale in cui ogni parola era pesata con il bilancino del farmacista: Fininvest nella bufera, ma anche Olivetti e Fiat nei guai. Nessun attacco ai magistrati, ma anche - buttati lì - i nomi di Vito Gamberalc e Claudio Burlando, due finiti in carcere e poi liberati con tante scuse. «Noi dice Mentana - abbiamo fiducia nei giudici, ed è impegnativo dirlo proprio oggi. Ma andremo avanti all'infinito: inchieste su inchieste, arresti su arresti, processi su processi?». Scusi Mentana, perché sarebbe «impegnativo» avere fiducia nei giudici? «Perché nel nostro mestiere c'è un riflesso condizionato che, in momenti come questo, fa venir fuori lo spirito di appartenenza. Ma io credo che ci sia bisogno di punti di riferimento comuni». Sia sincero, direttore, che cosa voleva dire? «Gliel'ho detto: bisogna avere fi- ducia nei giudici, perché se è vero che l'azione dei magistrati inquirenti può conoscere errori e fraintendimenti, è fuori dubbio che alla fine la somma di tutto dà sempre giustizia. Altrimenti bisognerebbe credere all'esistenza dei grandi vecchi, dei complotti...». Lei però, sia pure parlando di «casualità», ha detto che subito dopo la vittoria dell'Ulivo è ripartita l'offensiva dei magistrati. E allora? «E allora cosa? Guardi che sarebbe stata molto più sospetta un'iniziativa giudiziaria contro la Fininvest prima del voto. Notavo solo che sembra di essere tornati indietro di tre anni: De Benedetti sotto tiro, Romiti che si vede addensare addosso un numero incredibile di accuse, Berlusconi con i suoi problemi. E aggiungiamoci anche la giunta leghista di Milano e i guai di Pippo Baudo. I giornali hanno di nuovo più cronaca giudiziaria che politica...». Lei, il giorno dell'arresto di sei manager Fininvest, ha citato Gamberale e Burlando. Un caso? «Volevo dire che si può avere fiducia nella giustizia, perché il tempo può essere galantuomo. E se questo vale per le persone, vale anche per le società». Per questo ha detto che all'estero pensano che finire sotto accusa in Italia sia «una specie di master per top manager»? «Mi sembra chiaro che era un paradosso. Significa che molte aziende colpite da Tangentopoli si sono risollevate. E che non c'è da preoccuparsi troppo». Mi perdoni, ma non sarà invece un ritorno del vecchio detto «Tutti colpevoli, nessun colpevole»? «E no, scusi. Perché io - a differenza di molti altri - non ho mai pensato "Muoia Sansone con tutti i filistei". Io credo, ad esempio, che i sei anni a De Benedetti siano spropositati. Però mi pare che, in questo Paese, forse si sono dati troppi schiaffi. E di sicuro non se ne sono dati troppo pochi». Lei ha parlato delle resistenze alla nomina di Gian Maria Flick a ministro della Giustizia. Flick è uno che vuole uscire da Tangentopoli. Un caso anche questo? «Che nell'Ulivo ci siano delle resistenze alla nomina di Flick è un dato di fatto. Bisogna vedere perché, visto che tutti dicono di volere un Paese normale...». Sta dicendo che c'è chi non vuole Flick per avere mano libera contro Berlusconi? «Senta, io le dietrologie le odio. E poi secondo lei è credibile che si mettano Fiat, Olivetti e Fininvest con le spalle al muro solo per paura di Flick?». Guido Tiberga Il direttore del Tg5 Enrico Mentana

Luoghi citati: Italia, Milano, Vito Gamberalc