«Tutti erano al corrente» di Susanna Marzolla

« « Tutti erano al corrente» «Reati compiuti fino a quest'anno con società sparse in mezza Europa» MILANO. «In Milano fino al 1996»: nell'ordine di custodia cautelare contro i manager Fininvest si legge proprio così. Sono accusati di aver «fraudolentemente falsificato il bilancio del gruppo» fino quasi all'altro giorno, e per anni: dal 1989. Le 25 pagine dell'ordine di custodia cautelare concludono, in un certo senso, due anni di indagini. In cui i magistrati del pool, analizzando migliaia di documenti contabili, hanno dipanato una rete sparsa in mezza Europa, fatta di conti, società, prestanome. E arrivando infine a questa conclusione, sottoscritta dal gip: «Tutti i sistemi riservati orano tra loro interconnessi, erano gestiti dalla direzione finanziaria del? gruppo Fininvest ed alimentati dalla tesoreria italiana (Istifi) ed estera... Tutti i dirigenti erano al corrente di tale contesto». A leggere l'ordine di custodia, infatti, nella storia finanziaria della Fininvest c'è un lungo susseguirsi di comportamenti illeciti: gli arrestati, a vario titolo, «occultavano l'esistenza di ingenti disponibilità finanziarie e mobiliari allocate presso la società off-shore Ali Iberian»; costituivano diversi conti bancari in Svizzera (e precisamente alla Sbs di Lugano), li intestavano a un fiduciario (Giorgio Ferrecchi) e anche lì «allocavano ingenti disponibilità»; attraverso lo studio Mills di Londra costituivano una serie di società off-shore (il mandato ne elenca 19, quasi tutte con sede nelle isole del Canale della Manica) e, sempre, vi «allocavano» miliardi. Ma a cosa servivano tutti questi soldi «allocati ed occultati»? Per «operazioni riservate ed illegali quali illeciti finanziamenti a uomini politici o il controllo, in violazione della legge locale, della televisione spagnola Telecinco»; per «illecito finanziamento dell'on. Craxi»; per «fittizie operazioni di compravendita di diritti con Reteitalia finalizzate ad ottenere da un pool di banche un finanziamento in valuta estera»; per «l'operazione Mondadori ed altre in corso di accertamento»; per «operazioni riservate condotte in maniera extracontabile nonché per porre in essere altre condotte delittuose e contrarie alla legislazione sulla concentrazione televisiva». L'ultimo punto riguarda un po' tutte le società off-shore, ma in particolare la Natoma. Con questa sono stati comprati diritti televisivi spagnoli per 150 milioni di dollari poi la Fininvest li ha riacquistati per il doppio «così creando un fondo nero almeno in parte utilizzato per sorreggere la posizione del gruppo Della Valle in Telepiù»: in pratica secondo l'accusa - era stata la stes sa Fininvest a comprare la quota dell'immobiliarista (oltre il 30 per cento della pay-tv) che, secondo la legge, non poteva possedere. Infine l'accusa di aver alimentato con 55 miliardi il «mandato 500» aperto da Silvio Berlusconi presso la Fiduciaria Orefici di Milano, soldi che sarebbero stati ultizzati per la «separazione» dei patrimoni di Sii vio e Paolo Berlusconi. Dietro que sta fiduciaria c'è poi un complesso giro, compresi 91 miliardi in titoli di Stato sulla cui sorte, scrive il gip, «vi è estrema incertezza» (si cita tra l'altro il ritrovamento di titoli per oltre un miliardo presso Ulderico Console, funzionario dell'Isveimer, l'ente che aveva erogato mutui alla Fininvest per 450 miliardi). E ri compare la vicenda dei libretti al portatore, gestiti da Scabini, con un giro di contante «di estremo rilievo» (almeno dieci miliardi l'anno) la cui utilizzazione non è ancora chiara. Vicende in buona parte non nuove: il provvedimento di ieri si ricollega infatti a varie inchieste, sui «libretti», sui pagamenti in nero (caso Lentini), sulle tangenti alla Finanza, sui soldi a Craxi. Cominciata, questa, da Antonio Di Pietro, che l'aveva poi ricordata come l'inizio dei suoi guai. E' dall'arresto di Giorgio Tradati, prestanome di Craxi sui conti svizzeri, che si arriva a scoprire un accredito di dieci miliardi, provenienti dalla Ali Iberian. E di chi è? Della Fininvest, risponderanno (definitivamente) i documenti arrivati dalla Svizzera. Intestato - si scopre poi - a Foscale. Contemporaneamente si cerca di dipanare il «mistero» Telepiù. Di' chi sono davvero le quote? Perché nei verbali del comitato Corporate (che raggruppa i massimi dirigenti Fininvest) se ne parla come di una cosa propria, ben al di là del 10 per cento imposto dalla legge (e la stessa cosa avviene per la spagnola Telecinco)? Le indagini portano a Londra, allo studio di David Mills dove improvvidamente si è mandata parecchia documentazione «per sottrarla alle investigazioni». Ma le «investigazioni» arrivano proprio lì, con l'attiva collaborazione degli inquirenti inglesi. La svolta definitiva viene con l'interrogatorio dei funzionari dell'Arthur Andersen, incaricati di certificare i bilanci Fininvest: si confrontano i documenti ufficiali con quelli di Londra; per i manager del gruppo scatta l'accusa di falso. E per l'intera Fininvest si adombra un rischio in più: ^(oscuramento», previsto in caso di violazione della legge sull'editoria. Susanna Marzolla