Cento milioni per morire sull'Everest

Cento milioni per morire sull'Everest Sotto accusa le agenzie che vendono a chiunque la «gita» sul tetto del mondo Cento milioni per morire sull'Everest Polemiche in Usa dopo le 8 vittime del weekend WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sepolto dalla neve, 500 metri sotto la cima dell'Everest, Rob Hall riuscì a farsi mettere in contatto via satellite con la moglie, incinta di 7 mesi. E riuscì a sussumerle: «Ehi, non ti preoccupare per me». Ma sapeva che stava mentendo. Accanto a lui, nel buco nella neve, era appena morto Douglas Hansen, un postino di 42 anni, e Rob aveva già le estremità congelate. Sapeva perfettamente che stava per morire. Ma almeno il neozelandese Hall, 35 anni, era un professionista. Era già salito 5 volte sulla cima più alta del mondo ed era la guida del suo gruppo. Ma tutti gli altri? Otto persone appartenenti a tre spedizioni sono morte lo scorso weekend nei pressi della cima dell'Everest, in quello che è stato il più grosso disastro nella storia della montagna. E le polemiche infuriano: è giusto che, anche senza alcuna preparazione e solo pagando un po' di soldi, chiunque possa realizzale il sogno di salire sul tetto del mondo come se si trattasse di andare in un villaggio ai Tropici? Basta telefonare a un'agenzia specializzata e per il prezzo di 60 mila dollari, circa 100 milioni, si possono eguagliare le gesta di Sir Hillary. Questo era il prezzo pagato dal postino Hansen, come dai partecipanti al grappo formato dall'agenzia «Mountain Madness», follia di montagna, nome appropriato. Mark Bryant, che dirige la rivista «Outside», decise di mandare uno dei suoi scrittori di imprese alpinistiche, certo Jon Krakauer, con il gruppo di Hall, per dare un'occhiata. «Era sbigottito, credo abbia usato proprio questa parola», ha raccontato Bryant, riportando l'impressione avuta da Krakauer alla vista dei componenti il gruppo. Krakauer si ò salvato, e potrà raccontare quello clic ha visto. Si è salvata anche una giornalista mondana, Sandy Hill Pittman, che ha spedito rapporti della spedizione a un indirizzo Internet creato apposta dalla tv Nbc. E' noto che, dal punto di vista si lettamente alpinistico, l'Everest non comporta difficoltà proibitive. Il pio)ilema è l'altitudine e l'ambiente meteorologico imprevedibile. Se le cose buttano al peggio, in pochi minuti una situazione normale può diventare tragica. E' quello che è successo venerdì scorso mentre ben tre cordate, quella di Hall, quella di «Mountain Madness» e una indiana che saliva dal versante tibetano, si sono trovate in mezzo all'inferno. Due taiwanesi sono stati salvati eroicamente da un elicottero militare nepalese, altri sono riusciti a scendere prima del peggio, ma per 8 persone non c'è slato nulla da fare. Dalla prima spedizione del 1921, si calcola che siano morte 142 persone sull'Everest. Ma, dato il ritmo e la qualità delle spedizioni, il numero è destinato a aumentare in fretta. Nel 1993, 40 persone hanno raggiunto la cima in un solo giorno. Quattromila persone hanno tentato la cima da quando Hillary la conquistò nel '53: 615 ce l'hanno fatta. Molti invece hanno bruciato i loro risparmi per andare a morire in un'avventura che gli avevano fatto credere adatta a loro ma non lo era. Paolo Passarmi Salva una nota cronista che ha inviato reportage su Internet Uno dei sopravvissuti alla tragedia

Luoghi citati: Usa, Washington