Sì alle frontiere chiuse di E. N.

I metalmeccanici preparano una protesta davanti alla Cancelleria Sì alle frontiere chiuse La Corte: non violano la Costituzione LA BATTAGLIA SUL DIRITTO D'ASILO LBONN A legge che, dal 1993, regola il diritto d'asilo secondo criteri restrittivi - una normativa aspramente contestata da Amnesty - non viola la Costituzione tedesca né la dignità umana: lo hanno stabilito, a maggioranza, i giudici della Corte Costituzionale con una sentenza che chiude definitivamente - ma fra le polemiche - la controversia innescata tre anni fa dal compromesso raggiunto tra i partiti di governo e l'Spd (che sul tema si spaccò). Tutti i punti principali di una legge che ha fortemente ridotto l'afflusso di profughi sono stati, infatti, confermati: a cominciare dal più discusso, il cosiddetto «principio del Paese terzo», secondo il quale un extracomunitario entrato nella Repubblica Federale attraverso uno Stato che rispetta i diritti umani vi può essere subito rinviato. Dal momento che la Germania è circondata da Paesi che le associazioni internazionali considerano «sicuri», nessuno può - in sostanza - chiedere asilo entrando via terra. La sola possibilità resta l'aereo: in questo caso, tuttavia, decisivo è il Paese di appartenenza. Il governo federale ha infatti il diritto di preparare una lista di Paesi considerati sicuri, ha confermato la Corte pur la- sciando ai tribunali uno «spazio di valutazione». E' il caso, molto contestato, del Ghana: fra gli stranieri che avevano presentato ricorso c'erano per l'appunto due ghanesi, che sostenevano di essere minacciati di morte in patria in quanto oppositori politici. Sono stati respinti, provocando la dura protesta di Amnesty, che anche al principio del «Paese terzo» fa una dura obiezione: spesso, i profughi allontanati dalle guardie di frontiera tedesche non sono accolti neanche dai «sicuri» Paesi vicini, che li rinviano in patria dove rischia¬ no la tortura o la morte. «E' questa la lezione che la Germania uscita dal nazismo vuole dare al mondo»?, si chiedono adesso i Verdi e Amnesty, denunciando una sentenza «che è un pugno in faccia alle vittime della persecuzione politica». Purtroppo, come sempre accade quando si parla di immigrazione e di asilo, la realtà è molto complessa e controversa: anche dopo l'introduzione delle nuove norme la Germania riceve ancora il 50 per cento degli extracomunitari che cercano rifugio in Europa. E il compromesso, certo im¬ perfetto, raggiunto tre anni fa ha consentito di ridurre le tensioni sociali collegate alla presenza - spesso molto prolungata - di un numero elevatissimo di «Asylanten»: oltre 400 mila negli anni immediatamente successivi alla riunificazicne. Quanti fra loro cercavano davvero un rifugio e quanti, come la stessa opposizione socialdemocratica ha ammesso, erano soltanto alla ricerca di un «asilo economico»? E poi: poteva ancora permettersi di conservare il diritto d'ingresso più liberale del mondo un Paese aggredito da una crisi economica e sociale profonda? E' su questi interrogativi scomodi che il dibattito si è sviluppato e animato in Germania - un Paese segnato da un passato tragico, da questo punto di vista - da quando il Muro è caduto. E' su questi quesiti disagevoli che governo e Spd hanno trovato una faticosa intesa, tre anni fa, sulla legge confermata ieri dalla Corte costituzionale. Lasciando aperti dei varchi al dubbio e alla critica, certo, ma ponendo con prepotenza all'attenzione del mondo uno dei problemi più devastanti che l'Occidente ha di fronte. Adesso - raccomandano i supremi giudici tedeschi - tocca all'Europa stabilire una normativa comune, [e. n.]

Persone citate: Verdi

Luoghi citati: Europa, Germania, Ghana