«Formentini devi dimetterti»
Dopo l'inchiesta sulle assicurazioni, scoppia la crisi. Sei giorni di tempo per far cadere la giunta Dopo l'inchiesta sulle assicurazioni, scoppia la crisi. Sei giorni di tempo per far cadere la giunta «Formentini devi dimetterti» L'opposizione compatta contro il sindaco MILANO. Sei giorni di tempo per trovare 31 firme, quelle necessarie per mettere in minoranza il sindaco Marco Formentini e far cadere la giunta leghista. Così hanno deciso ieri pomeriggio, dopo una lunga riunione, i capigruppo dell'opposizione: per la prima volta tutti d'accordo, Polo e Ulivo, centrodestra e centrosinistra, Pds e An, Cdu e popolari. 0 Formentini si dimette, questo il senso della decisione, oppure si farà di tutto per raccogliere le firme - appunto 31 su 60 - necessarie a sfiduciare il sindaco. Insomma, la bufera dello scandalo delle polizze d'assicurazione del Comune, l'ultima tempesta politica scatenata dalla sospensione decretata dalla magistratura (con successive dimissioni) dell'assessore Cristina Gandolfi, dall'invito a comparire al vicesindaco Giorgio Malagoli e dalle indagini su altri cinque assessori, sta accelerando la crisi della giunta leghista. Nessuno sa, an- cora, se le 31 firme arriveranno tutte. Qualcuno, nel toto-crisi che già appassiona Palazzo Marino, dà per certo che, alla fine, Formentini potrà contare, oltre che sulla pattuglia superstite dei 27 leghisti, su almeno altri tre supporter esterni, quanto basta, cioè, per evitare anche stavolta le dimissioni. Tant'è che Formentini è ottimista: «Non ho mai pensato di dimettermi e non penso che il mio mandato sia in pericolo». Sarà. Ma l'opposizione, da Riccardo De Corato di An a Stefano Draghi del pds, affila le armi: «Le dimissioni della giunta sarebbero un atto di chiarezza - riassume Draghi -; nel caso questo non avvenisse il pds è disponibile a percorrere la via della sfiducia». Insomma, per la prima volta tutti d'accordo, non solo la destra che da tempo ambisce a mettere un proprio uomo a Palazzo Marino ma anche la sinistra, quella che per mesi - secondo tanti - ha fatto da stampella al traballante Formentini. «Con questa giunta non si può andare avanti», concordano adesso centrodestra e centrosinistra. E mentre Formentini, sentito Bossi, bolla con un «Sparate cialtronesche» i proclami dell'opposizione, l'opposizione si muove: riuscirà a mettere insieme entro lunedì le famose 31 firme? Si vedrà. Nessuno, per ora, è in grado di prevedere l'evoluzione di quest'ultima crisi della giunta milanese, se sarà o no questa l'ultima settimana di passione tra le 150 che hanno visto un leghista al governo della più importante città del Nord. Ma intanto è già un fatto nuovo l'unità ritrovata dell'intero fronte anti-Formentini. Così come è ormai un dato politico incontestabile l'isolamento di una giunta stretta tra polemiche d'ogni tipo e il faro della magistratura inesorabilmente puntato contro: ieri, proseguendo nelle indagini sullo scandalo delle polizze comunali, i magistrati hanno interrogato il marito dell'assessore Gandolfi, Mario Fusani (circola già la battuta: «In Mani pulite c'era Cusani, qui c'è Fusani...»), legale della Jardine, broker cui sono state affidate polizze comunali per 18 miliardi. E mentre i magistrati indagano, mentre l'opposizione si conta, l'isolamento di Formentini fa notizia anche sull'Osservatore Romano. Parole dure, quelle del quotidiano vaticano: «Il modo di governare dei leghisti a quanto pare è tutt'altro che nuovo», si legge nell'articolo titolato ironicamente «Indagati amministratori della giunta "trasparente" del Comune di Milano». Parole, c'è da immaginare, che alimenteranno nuove polemiche nel da sempre travagliato rapporto tra Lega e vertici ecclesiastici, ultime in ordine di tempo quelle della Cei e del card. Ruini contro la «secessione». «Se il Comune di Milano - scrive ancora l'Osservatore - fosse considerato una prova di governo per la Lega, gli stessi leghisti avrebbero poco da star tranquilli e, comunque sia, pur volendo dar credito all'impegno per la moralizzazione, bisogna altresì prendere atto del fallimento di tale azione proprio nel luogo da cui questa sarebbe dovuta partire». [a. z.] Eletto tre anni fa con 543 mila voti Su 60 consiglieri ne aveva trentasei ma, per la prima volta tutti d'accordo, non solo la destra che da tempo ambisce a mettere un proprio uomo a Palazzo Marino ma anche la mento di tale azione proprio nel luogo da cui questa sarebbe dovuta partire». [a. z.] iunta Cristina Gandolfi I assessore all'Economato al centro della bufera giudiziaria e politica milanese
Luoghi citati: Comune Di Milano, Milano
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