Rai, Ulivo contro Quercia di Maria Grazia Bruzzone
I veltroniani vogliono far presto, i dalemiani trattare col Polo I veltroniani vogliono far presto, i dalemiani trattare col Polo Rai, Ulivo contro Quercia Saxa Rubra, attesa sui nuovi vertici ROMA. Beppe Morello, presidente ad interim della Rai, è addirittura volato in Sud Africa per stringere importanti accordi di coproduzione, ma ha scritto ai neopresidenti delle Camere raccomandando loro di «far presto» a creare «regole e condizioni perché il servizio pubblico non sia marginalizzato». Il direttore generale prò tempore Aldo Materia invece, appena dimesso, spara contro Mediaset cui la Rai, coi suoi limiti pubblicitari, regalerebbe 800 miliardi di canone («Facciamo pure a cambio e ci teniamo tutto il canone», risponde Publitalia) e attacca Telepiù «che da settembre con 16 canali sarà illegale». Scelti i presidenti del Senato e di Montecitorio, Saxa Rubra e viale Mazzini sono in fermento e i vertici provvisori sperano di restare in sella. Così, già da una decina di giorni corrono voci di promozioni e allargamenti di strutture. Per favorire giornalisti o funzionari dell'Ulivo come Pasquale Santoli, collaboratore di Morrione, o Celestino Spada. Voci smentite. E' vero invece che ci sono i «continuisti», e sono i più, da Santoro a Minoli a Morrione, che guardano a Veltroni per avere rapidamente un nuovo cda, mentre i «discontinuisti», più vicini a D'Alema, si troverebbero fuori dalla Rai (da Balassone a Costanzo, a Giorgio Gori). Fra i primi, oltre all'Usigrai, anche la potente Associazione dei dirigenti (Adrai) che ancora ieri chiedeva di «fare in fretta». Al contrario dei «dalemiani», disposti ad allungare i tempi, pur di favorire una trattativa con l'opposizione. Un'opposizione che comincia ad alzare la testa. Il ccd-cdu preme per avere «subito» la legge già approvata dalla Camera, fatta apposta per assegnare a maggioranza e opposizione un congruo numero di consiglieri. «Il cda dovrà essere neutro e non rispecchiare logiche di maggioranza: aspettiamo un segnale», invoca il neodeputato, ex consigliere Rai, Marco Follini. «Anche la commissione di vigilanza è di garanzia, ma temo che la maggioranza non voglia riconoscerlo», rivendica Rocco Buttiglione. Sul lato an Storace-Epurator è più drastico. «Il mio sospetto è che vogliano trattare per darci cose che hanno già deciso di lasciarci. Io tratterei solo se accettassero di dire che il Polo è la metà del Paese e che la Rai va spartita in modo brutale». Un brutto inizio per i «trattativisti». Che invece stanno lavorando a una legge nuova che distingua fra un certo numero di «garanti», di nomina parlamentare, e il vero cda. E qui le ipotesi si fanno diverse. I «dalemiani» non disdegnano l'ipotesi che ad eleggere il cda possa essere l'Iri, come del resto ebbe a dichiarare Prodi. Ma il «veltroniano» Vincenzo Vita la considera «inverosimile». Divergenze anche sulla commissione di vigilanza. «Non è di garanzia», ha detto il neopresidente del Senato Mancino a Linea Tre, rivendicandola all'Ulivo. «E' piuttosto di controllo», conferma l'ex repubblicano Stefano Passigli. Veltroni la pensa allo stesso modo. Mentre D'Alema, più duttile, sarebbe pronto a metterla sul piatto della trattativa. «A patto che si faccia un nome decente, e non vada a finire come per la Camera», confida un «dalemiano». Per esempio? «Diciamo che Jas Gawronski avrebbe il fisico del ruolo». Maria Grazia Bruzzone
Luoghi citati: Roma, Sud Africa
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