« Ecco i veri conti del Nord »

Modigliani « Ecco i veri confi del Nord » Pagliarini: ormai siamo al colonialismo LA LEGA CONTRO GLI ECONOMISTI IMILANO premier padano è alla ricerca del «primo mattone». Giancarlo Pagliarini convoca i giornalisti, prima sua conferenza stampa, e pare una requisitoria alla Antonio Di Pietro: i grafici proiettati sulla parete, le tabelle, la lucina rossa che va a segnare nomi e cifre, la parlata senza fronzoli. Al posto dell'inflazionato «che c'azzecca» un milanesissimo «Une, inn robb de matti». Tema: «Non è vero che lo Stato spende più per il Nord che per il Sud». Svolgimento, appunto, in grafici e tabelle della Ragioneria Generale dello Stato. Conclusione: «Bossi ha ragione quando dice che siamo al colonialismo». Ma tra una tabella e una risposta, il premier padano gira attorno a quel primo mattone. Avrà anche ragione Bossi, ci sarà il colonialismo, U Nord è tartassato, il Paese si può spaccare in due: e se dal governo Prodi arrivassero proposte e segnali concreti sulla strada del federalismo? Pagliarini risponde alla velo- cita di una calcolatrice: «Se Prodi dice che ogni Regione si tiene il 100% delle tasse; che poi ci sarà un'Assemblea delle Regioni che deciderà i trasferimenti a chi è più debole; se poi ancora riconosce e formalizza in una nuova Costituzione le divisioni del Paese per unirle nello Stato federale...». E Pagliarini dice che sarebbe «questo il primo mattone». E se mai dovesse esserci un tavolo con il governo dell'Ulivo da una parte e il premier padano dall'altra, in di¬ scussione dovrebbero esserci questo mattone. Pagliarini, che è uno di quei milanesoni sempre ottimisti, ha comunque fortissimi dubbi: «Io ci spero, lo vorrei, questo sarebbe il primo mattone fondamentale su cui ragionare dell'Italia federalista. Ma non credo che Prodi dirà sì: perché poi dove li va a trovare i soldi per pagare i burocrati del Carrozzone Italia?». E allora l'ottimismo di Pagliarini traballa: «Mi sa che alla fine ancora una volta avrà ragione Bossi. Non c'è più niente da fare». Sul muro della sede leghista, Pagliarini accende le sue tabelle. «Quelli che dicono che lo Slato spende più al Nord che al Sud, come si legge in questi giorni, o non capiscono nulla e sono ignoranti oppure capiscono e allora sono in malafede». La requisitoria è semplice: «Nei trasferimenti al Nord sono calcolati anche gli interessi sui titoli di Stato, ecco perché dico malafede». E invece «Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia, da sole, pagano quasi la metà di tutte le tasse del Paese. Fatto 100 quello che arriva in Lombardia, ad esempio, in Piemonte arriva il 103, in Campania il 188, in Sicilia il 332». Il premier padano spiega che se il governo dell'Ulivo «intende trattare sulla finanziaria sappia che il nostro obiettivo è l'Europa delle Regioni e il possibile discorso comune è sulla struttura organizzativa dello Stato: non si può più pensare di metter pezze, altrimenti ci ritroveremo tra un anno molto peggio di adesso. Con due manovre finanziarie nel '95 la situazione è peggiorata». La secessione Pagliarini neppure la nomina, «ma ora che tutti si dicono federalisti riconoscano che l'Italia è composta di diversità e in primo luogo si riconosca la libertà. E' su questo che vogliamo discutere. Sennò...». Sennò, Bossi, che è al piano di sopra e ha appena riunito il suo Comitato di liberazione della Padania, per Fagliarmi avrà ancora una volta ragione nel dipingere un futuro alla cecoslovacca. Anche la riunione di questo Cip, come la conferenza stampa di Pagliarini, era un debutto. Alla fine nessuna comunicazione di Bossi, se non questa. «L'unico autorizzato a parlare è il portavoce del Cip Roberto Maroni». E Maroni: «Ci presenteremo il 2 giugno a Pontida. Dobbiamo preparare lo statuto e prendere contatti con tutti i movimenti indipendentisti. Faremo tutto quello che serve per prepararci a raggiungere, in modo non violento, l'indipendenza della Padania». Giovanni Cerniti «Il federalismo? Non credo che Prodi lo farà davvero» Giancarlo Pagliarini