Topo Gigio e le mamme italiane 40 anni da padroni su Raiuno di Alessandra Comazzi

F TIVÙ'& TIVÙ' Topo Gigio e le mamme italiane 40 anni da padroni su Raiuno RAIUNO non si lascia sfuggire le celebrazioni. Anche quando sono contestate, ritenute soltanto commerciali, come la festa degli innamorati il 14 febbraio, o quella deUa mamma in maggio. Pure Famiglia Cristiana ha contestato la ricorrenza, ma la prima rete Rai, come i negozi di fiori e di cioccolatini, non vi bada, approntando la sua serata a tema, che si è regolarmente svolta dall'Antoniano di Bologna. Ha condotto l'impeccabile Milly Carnicci, con lei doveva esserci Toto Cutugno, ma poi è successo qualche pasticcio, qualche malinteso, e Cutugno se n'è andato. Accanto alla Carlucci c'era dunque Giorgio Comaschi, bolognese, l'uomo che guidava il taxi nella trasmissione omonima di Lucio Dalla, e che curava i collegamenti esterni a «Carràmba». Un tipo di comicità cabarettistica, poco paludata, battuta pronta e disincanto, messa lì per bilanciare l'estrema seriosità di tutto il resto. Seriosità ingiustificata, scivolavano nel patetico le sfilate delle mamI me, le esibizioni di Topo Gigio, I il gruppo di ragazzette dell'An- toniano che sembravano quelle di «Non è la Rai» versione parrocchia, persino Lino Banfi, vecchia volpe da palcoscenico, a suo agio in tutte le occasioni, sembrava imbarazzato nel dialogo col Topo. Sono passati quasi 40 anni dalla sua nascita, 40 anni di progresso e di rivoluzioni nella comunicazione e nel costume: rivoluzioni, controrivoluzioni, azione e reazione. Ma l'antropomorfo Gigio è ancora lì a farsi accarezzare la pancia dal presentatore di turno. Ma vedete come ogni fenomeno può essere visto da dritto o da rovescio: il rovescio di Topo Gigio è che i punti fermi, in Italia, esistono, e non è vero che abbiamo perso ogni riferimento. Oltre 5 milioni di telespettatori per questa serata di allegria forzata e di improbabili scenette: da non perdere la Carlucci che balla il mambo. E lo «insegna» a Banfi e Comaschi. Se ci fosse un museo degli orrori della televisione, una specie di «superblob» da tramandare ai posteri per dimostrare come eravamo, questo brano sarebbe un buon candidato a rappresentare l'epoca. Eppure non è impossibile pensare a qualcosa di nuovo sulla televisione. Anche se poi se ne parla in televisione, e il cerchio si chiude (ieri lo ha fatto «Target» su Canale 5 di fronte a 3 milioni 549 mila spettatori). E' nata a Roma la «Mobil tv», un video minimalista che tratta orgogliosamente i condomini. Sì, proprio le famose, classiche «beghe di condominio» sono diventate protagoniste, soggetti attivi di un nuovo modo di occupare il piccolo schermo. Una piccola troupe si sposta da un isolato all'altro, citofona per raccogliere pubblico, e si organizza una trasmissione, legata strettamente alle esigenze della micro comunità visitata. Un ritorno al «particulare» dopo che tutto è stato messo in piazza? O semplicemente la ricerca di una piazza più reale, dove davvero ci si possa fare i fatti altrui, con conoscenza e coscienza di causa? Un gioco, un tentativo? Come ammoniva Arbore in una delle tante trasmissioni che già si sono occupate di loro: presto questi ragazzi andranno alla televisione «vera». Alessandra Comazzi

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