Una lettera inedita a Einaudi
Una lettera inedita a Einaudi Una lettera inedita a Einaudi «Bisognerebbe sviluppare gli organi pubblici locali Ma nel movimento di liberazione qualcuno non capisce» I [Milano! 10 novembre 1944 I ' ARO Senatore, ricordandomi della conclusione di una Sua I i lunga lettera, nella quale Lei mi diceva che co\à I loro che son d'accordo nel proposito di creare un ordine di cose più ragionevole e più umano nel nostro paese devono cercare di collaborare in quest'opera, mi permetto di rivolgermi a Lei con una viva preghiera. La situazione dell'Italia settentrionale è in pochissime parole la seguente: lo stato italiano se n'è andato a pezzi. Quel tanto di apparato pubblico che ancora esiste si disloca ogni giorno di più fra le mani dei neofascisti e dei nazisti. Molti dei combattenti antifascisti non si rendono conto che il loro compito principale consiste ormai nel prepararsi a creare un nuovo stato democratico, e - secondo l'ormai inveterata abitudine del nostro paese pensano che tale compito spetterà essenzialmente al governo di Roma. Se ciò accadesse noi riavremmo ancora una volta il vecchio stato prefettizio ed autoritario, sul quale la futura Costituente getterà chissà quale spolveratura pseudodemocratica. Ci sono però nel movimento di liberazione anche uomini e tendenze che comprendono la necessità di svi- luppare organi pubblici locali che diano al nuovo stato il massimo possibile di quella Gemeindefreiheit (libertà comunale) che è giustamente considerata come fondamento della libertà politica. Poiché subito dopo la liberazione al Cln spetterà per un certo tempo un notevole potere amministrativo e governativo, devolutogli già da tempo dal governo di Roma, noi - cioè coloro che hanno questa nuova visione della vita politica italiana vogliamo fare il possibile per avviare la formazione di organi amministrativi autonomi capaci di sopravvivere alla situazione di emergenza che li ha prodotti. A questo scopo è prevista la formazione, accanto alle giunte amministrative comunali e provinciali, anche di giunte regionali. (...) Ora se l'idea generale è abbastanza chiara nelle nostre menti, ci manca purtroppo la conoscenza della tecnica amministrativa necessaria per delimitare in modo non cervellotico poteri e funzioni di queste giunte (...). Vuole venirci incontro? Si tratta di un tentativo che non vuole essere monopolio di nessun partito, e che non potrebbe nemmeno esserlo, perché nel seno di ciascuno di essi cozzano le tendenze verso lo stato prefettizio e verso lo stato fondato sulle autonomie locali (...). Suo Spinelli
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