« Così il Carroccio ha vinto al Nord »

« LA SVOLTA DI APRILE « Così il Carroccio ha vinto al Nord » II Censis: si è spostato il 15% degli elettori E ROMA MORRAGIA del Polo verso la Lega e sfondamento al centro dell'Ulivo. Queste, secondo il Censis, le due chiavi di lettura del recente voto politico: i dati sono eloquenti. Il 15,5% degli elettori del centro-destra del 1994 hanno scelto la formazione di Bossi e ben il 58,8% di coloro che avevano scelto nel 1994 il terzo polo centrista ha optato per l'Ulivo contro un 37,7% che ha scelto il Polo. Tutto si è deciso negli ultimi giorni, visto che ben un 17,6% dichiara di essere stato molto incerto sullo schieramento maggioritario da votare, con punte superiori al 25% tra le Uste di centro (ccd-cdu, Popolari e Lista Dini) oltre che tra Verdi e pannelliani. Ben il 42,1% degli elettori leghisti si definisce di destra o di centro-destra contro un 22,5% che si dichiara di centro, un 26,1% che rifiuta di posizionarsi su tale dimensione e un 9,4% che sceglie il centro-sinistra o la sinistra. Solo in An l'autocollocazione a destra riscuote valori molto elevati (55,2%), seconda è Forza Italia dove però solo il 10,3% degli elettori si dichiarano tali. La forza politica di Berlusconi è invece l'unica la cui maggioranza di elettori si dichiara di centro-destra (60,3%), seguita da ccd-cdu (34,8%), An (34,4%) e Lega (31,5%). Nonostante tutti i richiami al centro, solo ccd-cdu hanno una maggioranza di elettori che si definiscono tali (54,5%). Gli elettori leghisti appaiono attenti soprattutto all'impresa. Ciò si traduce anche in una maggiore radicalità nella protesta anti-tasse. Come sottolinea Antonio Preiti, ricercatore del Censis, la Lega «è riuscita a dare rappresentanza all'intreccio tra impresa e famiglia: lì sta la sua forza e non nel richiamo alla secessione che è in larga parte post-elettorale». Gli elettori leghisti si contraddistinguono anche per il richiamo al federalismo che però era scontato. Se il 54% degli elettori leghisti indica infatti la riforma federale come priorità di intervento, il 46,8% lo dichiara anche per il fisco, ben più degli elettori del Polo (36,3%) e dell'Ulivo (28,3%). Da considerare poi che ben il 75,6% dei leghisti si dichiara d'accordo ad avere meno servizi pubblici e meno tasse, seguiti dalle varie formazioni del Polo (Fi 74,1%, An 69%, ccd-cdu 64,6%, Pannella 56,4%), quindi da quelle dell'Ulivo (Lista Dini 54,7%, ppi 51,8%, pds 45,9% e Verdi 41,1%) e ultima da Rifondazione (30,3%). Gli elettori leghisti appaiono anche come i più radicalmente insoddisfatti verso la classe politica: il 46% di essi dichiara di avere per nulla fiducia in essa rispetto al 30,1% degli elettori del Polo e al 20,9% di quelli dell'Ulivo. Significativo anche il radicamento locale dei candidati leghisti. Mentre il 4,8% degli elettori dell'Ulivo ed il 4,6% di quelli del Polo dichiara di aver scelto così soprattutto il candidato nel collegio, tale quota arriva all'8,8% tra i leghisti. Gli elettori dello schieramento vincente si caratterizzano fortemente per il metodo di concertazione con le parti sociali al fine di risanare il bilancio pubblico: 72% di consenso nel pds, 63,1% nel ppi, 60% nei Verdi e 57,7% nella Lista Dini. L'Ulivo è scavalcato da Rifondazione tra i cui elettori i con- certazionisti arrivano in modo stupefacente al 74,7%. Anche in questo caso la Lega si situa all'estremo opposto rispetto all'Ulivo, limitandosi ad un 28,8% di consensi, al di là dei valori espressi dal Polo (45% Lista Pannella, 37,2% Fi, 35,4% ccd-cdu e 34,6% An). Non poche sono le sorprese se si confrontano i risultati della Camera dei deputati tenendo conto delle diversità tra le due schede, quella rosa per la parte maggioritaria e quella grigia per la quota di recupero proporzionale. La maggior parte dei candidati dell'Ulivo registra un saldo positivo rispetto alla somma dei voti delle proprie liste (pds, ppi-Prodi, Dini e Verdi e della «desistenza» di Rifbndazione). Si tratta di una crescita compresa tra 440.000 e 490.000 voti. Il contrario capita per i candidati di Rifondazione comunista presentatisi grazie alla ormai nota «desistenza» col simbolo dei progressisti. In tal caso molti voti si sono persi per strada: secondo il Censis si tratta di 165 mila. Il trend positivo non riguarda solo l'Ulivo, ma anche le liste minori. Anzitutto la Lega che vede salire i propri voti di circa 250 mila, ma analoghi fenomeni si producono anche per la Fiamma Tricolore, gli Umanisti, il Movimento Mani Pulite, e così via. Il grande colpito è il Polo per le Libertà che perde tra un milione e quattrocentomila e un milione quattrocentocinquantamila voti, in media tremila per collegio. Per capire il carattere decisivo di questo spostamento basti pensare ad uno fra i vari collegi medi in cui sul proporzionale le liste del Polo prevalgono di poco meno di 4000 voti e poi, passando sulla scheda rosa per l'effetto combinato della perdita di 3000 voti da parte loro e dell'ascesa di 1000 da parte dell'Ulivo, l'esito si ribalta a favore del candidato di centro-sinistra, [r. i.] Il centro-sinistra sfonda raccogliendo il 58,8% dei voti andati al terzo polo nel '94 li leader del Carroccio Umberto Bossi. A sinistra, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari

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