Una bara di fango per il Dc-9

Estero Polemiche sulla sicurezza del jet: «Vecchio di 30 anni, era sempre guasto» Una bara di fango per il Pc-9 Florida, nessuna salma ancora recuperata NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Inghiottito dalla palude, il Dc-9 della ValuJet precipitato sabato nel mezzo delle Everglades della Florida non si trova. I soccorritori che si sono prodigati per 24 ore hanno raccolto un ben magro «bottino»: alcuni indumenti, alcuni pezzi di aereo «non più grandi di una palla da baseball», dice uno di loro, e un album di fotografie in cui si vede una giovane donna che tiene in braccio un bambino. «Non c'erano parti umane - dice Luis Fernandez, uno dei responsabili delle ricerche, sforzandosi di mantenere un tono "professionale" - per cui pensiamo che gli indumenti trovati provengano dal bagaglio». Ma sono proprio pochi, perché l'aereo, quando è caduto, ha superato in un lampo l'acqua, alta non più di un metro, e si è infilato come un proiettile nel fondo, un strato di fanghiglia molliccia creata dalla putrefazione delle piante nel corso di migliaia di anni. Se è esploso, com'è probabile, lo ha fatto dopo aver superato quello strato e avere raggiunto il terreno duro, una decina di metri più sotto. Quelli che non sono stati uccisi dall'impatto, quindi, sono stati soffocati dal fango sopra di loro. A differenza di altre sciagure aeree, in cui l'esplosione che di solito avviene al momento dell'impatto col terreno sparge per un raggio larghissimo pezzi di aereo e parti umane, il che rende spaventosa la scena ma consente anche a qualcuno di salvarsi, in questo caso non c'è nulla. Solo una zona non più grande di un paio di campi di calcio, con qua e là oggetti piccolissimi che affiorano nell'acqua o che vengono trovati incastrati nel fango. E anche quelli sono difficili da recuperare. La zona infatti è infestata di alligatori e serpenti velenosi e per i sommozzatori è molto pericoloso immergersi. «Stiamo cercando di fare il nostro meglio senza mettere a rischio la vita dei soccorritori», diceva sabato sera Luis Fernandez, e spiegava che erano state organizzate squadre di naturalisti, quelli che studiano quegli animali ed anzi si battono per salvarli dall'estinzione, affinché li tenessero a bada mentre i sommozzatori compivano il loro lavoro. Ma gli alligatori e i serpenti non erano il loro unico problema. Immergersi nel fango significava anche non vedere nulla oltre pochi centimetri, e questo spiega il bottino molto scarso di oggetti recuperati. In sostanza, si conosce esattamente il punto in cui l'aereo si è immerso, si sa che è alcuni metri lì sotto ma non è stato ancora possibile raggiungerlo. Così, dato onnai per sicuro che non ci possono essere sopravvissuti, ieri mattina le ricerche sono state sospese. Ora il problema è di tirare fuori da lì l'aereo, per recuperare la «scatola nera» e capire che cosa è accaduto, e neanche questo sarà facile. La zona, che i soccorritori sono stati in grado di raggiungere solo con gli elicotteri e con gli «airboats», quegli strani motoscafi con l'elica che gira nell'aria invece che nell'acqua, per evitare di restare incastrata nella vegetazione, si trova almeno 10 miglia all'interno delle Everglades. Su cosa fare leva per estrarre l'aereo dal fango? Si sta pensando di costruire un terrapieno lungo appunto 10 miglia, in modo da portare lì le gru. Ma nessuna decisione è stata ancora presa. I soccorritori ieri apparivano molto scossi. Alcuni di loro avevano alle spalle la tragedia di Oklahoma City dell'anno scorso, quando avevano estratto dalle macerie del «Federai Building» fatto saltare in aria decine di persone, e non riuscivano ad accettare l'idea di essere andati lì, di avere rischiato l'assalto degli alligatori e i morsi mortali dei serpenti e di non essere riusciti a salvare nessuno. Ma ancora più scossi di loro sono gli unici due testimoni oculari di quanto è accaduto. Uno, Daniel Muelhaupt, è un istruttore pilota, l'altro, Rick Delisle, è un suo studente. Erano su un piccolo aereo privato quando hanno visto il Dc9 invertire repentinamente la propria rotta e dirigersi a Sud. Poi però lo hanno visto puntare in picchiata verso terra, raggiungere la palude e scomparire immediatamente sotto il filo dell'acqua. Infuria intanto la polemica sugli standard di sicurezza della ValuJet. Il Dc-9 si era guastato sette volte in due anni, secondo quanto afferma il giornale «The Plain Dealer». In una conferenza stam¬ pa il presidente della ValuJet Lewis Jordan ha ammesso che l'aereo aveva 27 anni e aveva dato vari problemi in passato ma ha sostenuto che non si trattava di nulla di grave. «Se avessimo avuto motivo - ha detto - di credere che l'aereo era pericoloso lo avremmo ritirato». Secondo il Plain Dealer l'aereo aveva compiuto due atterraggi di emergenza in dicembre e in gennaio per guasti all'impianto di pressurizzazione. In un'altra occasione era tornato all'aeroporto di Filadelfia subito dopo il decollo perché il portellone della stiva non si chiudeva. Nel '95 vi era stata una serie di avarie in volo che avevano costretto a interrompere il viaggio. In due anni di attività gli aerei della ValuJet sono stati costretti ad almeno 68 attcrraggi di emergenza secondo i dati della Federai Aviation Authority. Franco Pantarelli «Se qualcuno è scampato alla palude ora sarà già in pasto agli alligatori» A sinistra, la disperazione di una donna che ha perso il figlio nella sciagura di sabato sera A destra, elicotteri e imbarcazioni anfibie perlustrano la palude alla ricerca delle vittime e dei rottami del velivolo Al centro, un aereo della «ValuJet» [FOTO ANSA-REUTERS]

Persone citate: Daniel Muelhaupt, Franco Pantarelli, Lewis Jordan, Luis Fernandez, Plain, Rick Delisle

Luoghi citati: Filadelfia, Florida, New York, Oklahoma City